LA DICHIARAZIONE DI PORTO

La presidenza portoghese del Consiglio dell’unione europea ha organizzato il 7 e 8 maggio 2021 un incontro informale nella città di Porto per:
-una conferenza ad alto livello con le parti sociali
-una riunione informale dei capi di Stato o di governo dell’UE

L’obiettivo generale è definire l’agenda della politica sociale europea per il prossimo decennio e assicurare che affrontiamo le sfide del presente e del futuro senza lasciare indietro nessuno. Stati membri, istituzioni europee, parti sociali e società civile riuniti alla conferenza ad alto livello rafforzeranno il loro impegno a favore dell’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali.

Al termine del vertice informale l’8 maggio 2021 è stata sottoscritto un documento che ha assunto il nome di “Dichiarazione di Porto” con la quale viene assunta una serie di impegni per il dopo epidemia come l’istruzione e le competenze, la riduzione delle disuguaglianze, l’aumento degli sforzi per combattere la discriminazione, il sostegno ai giovani, ecc.

LE IDEE DI DRAGHI PER LA RIPRESA DELL’ECONOMIA INTERESSANO ANCHE I COMUNI

L’epidemia ha creato una serie di gravissimi problemi per la salute umana e per l’economia del nostro Paese; la scelta del Presidente Mattarella di affidare l’incarico al prof. Draghi è senza dubbio basata sulle sue capacità già dimostrate a livello nazionale ed europeo, ma per quanto riguarda la situazione emergenziale in cui ci troviamo è possibile leggere le sue proposte pubblicate il 25 marzo 2020 in un suo articolo apparso sul Financial Times che all’epoca sentì molti economisti per dare un contributo a risolvere la crisi mondiale:

  • Per evitare una depressione prolungata e danni irreparabili, bisogna aumentare in maniera significativa il debito pubblico.
  • La perdita di reddito nel settore privato, e tutti i debiti che saranno contratti per compensarla, devono essere assorbiti, totalmente o in parte, dai bilanci del governo;
  • E’ compito dello Stato usare il proprio bilancio per proteggere cittadini ed economia dallo shock di cui il il settore privato non è responsabile né in grado di assorbirlo;
  • Gli Stati hanno sempre fatto fronte in tempi di emergenza ai problemi finanziari: si pensi alle guerre mondiali, quando lo sforzo bellico fu finanziato da un aumento del debito;
  • La priorità non deve essere solamente fornire un reddito di base a chi perde il lavoro, ma si devono innanzitutto proteggere le persone dal rischio di perdere il lavoro; se questo non sarà fatto sarà indebolito tutto il sistema;
  • I sussidi all’occupazione e alla disoccupazione e il rinvio delle scadenze delle tasse sono una buona cosa, ma serve sostegno immediato alle imprese in termini di liquidità, di modo che le aziende possano coprire le proprie spese e proseguire la loro attività;
  • Bisogna mobilitare la totalità del sistema finanziario: i mercati obbligazionari, principalmente per le grandi società, i sistemi bancari e, in alcuni Paesi, anche i sistemi postali;
  • Tutto questo va fatto subito evitando ritardi burocratici;
  • Le banche devono prestare rapidamente fondi costo zero alle aziende disposte a salvare posti di lavoro, diventando in questo modo un veicolo per la politica pubblica; il capitale di cui hanno bisogno per svolgere questo compito deve essere fornito dal governo sotto forma di garanzie statali su tutti gli scoperti o prestiti aggiuntivi;
  • Per evitare il fallimento delle aziende, o i governi compenseranno direttamente le spese di chi si indebita, oppure dovranno compensare le garanzie degli insolventi.

Secondo Draghi l’alternativa – una distruzione permanente della capacità produttiva e quindi della base fiscale – sarebbe molto più dannosa per l’economia e alla fine per il credito pubblico.

Sono tutte idee più che condivisibili che se messe in pratica con decisione potranno salvare il nostro Paese e accompagnarlo verso una ripresa stabile.

Qui il link con l’articolo del Financial Times:

https://www.ft.com/content/c6d2de3a-6ec5-11ea-89df-41bea055720b

L’ISTAT HA FATTO UNA FOTOGRAFIA DEGLI OVER 75

Una recente indagine dell’ISTAT pubblicata in questi giorni ci dice che sono 7.058.755 gli anziani con 75 anni e più che risiedono in Italia, l’11,7% del totale della popolazione. Il 60% è composto da donne.

Quasi la metà delle donne di 75 anni e più vive da sola, il 29% in coppia. Capovolta la situazione degli uomini, il 21,7% vive solo e il 68% in coppia. Tuttavia la distanza si è ridotta nel tempo.

Le donne anziane stanno peggio degli uomini. Il 24,7% ha gravi limitazioni nelle attività quotidiane e il 48,1% ha tre o più malattie croniche (contro il 18% e il 33,7% degli uomini).

Tra le persone di 75 anni e più il 51% vive a una distanza di non oltre un Km dal figlio più vicino e il 20% ci vive insieme. L’8,9% non ha figli e vive solo e lo 0,9% ha figli lontani all’estero.

Il 40,9% della popolazione di 75 anni e più vive in un’abitazione con giardino privato, il 79,8% dichiara di avere un terrazzo o un balcone. In totale il 90% degli anziani può contare su almeno uno spazio esterno.

Il 12,1% delle famiglie composte esclusivamente da persone di 75 anni e più ha uno o più cani (443 mila famiglie). La percentuale sale se in famiglia ci sono più anziani (15,5% contro 11% dei single).

Qui trovate il link al testo integrale del documento dell’ISTAT:

IL RAPPORTO 2017 DELL’ISTAT METTE A NUDO I GRAVI PROBLEMI DEL PAESE

zxc.jpgOggi alle ore 11.00, presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio, il presidente dell’ISTAT Giorgio Alleva ha illustrato il Rapporto annuale 2017 – La situazione del Paese.

Il Rapporto annuale dell’Istat, giunto alla venticinquesima edizione, sviluppa una riflessione documentata sul presente e al tempo stesso cerca di individuare le prospettive per il futuro dell’Italia.

L’edizione di quest’anno affronta in modo non convenzionale il tema della struttura socioeconomica, letta attraverso le caratteristiche dei gruppi sociali: i fenomeni vengono descritti e interpretati da una pluralità di punti di vista, prospettando diverse e originali chiavi di lettura.

Per l’Istat «la crescente complessità del mondo del lavoro attuale ha fatto aumentare le diversità non solo tra le professioni ma anche all’interno degli stessi ruoli professionali, acuendo le diseguaglianze tra classi sociali e all’interno di esse»

L’Italia è prima in Europa per invecchiamento della popolazione: al primo gennaio 2017 le persone over 65 erano il 22% del totale, cioè 13,5 milioni, il valore più alto dell’UE.

A questo punto il presidente dell’Istat Giorgio Alleva pensa che sia opportuno aumentare il limite convenzionale e statistico di età di invecchiamento: cioè non più 65 anni. E questo perché è stato calcolato che negli ultimi sette anni e aumentato il numero di anni vissuti senza limitazioni nelle attività quotidiani dopo i 65: da 9,0 a 9,99 per gli uomini, da 8,9 a 9,6 per le donne.

ISTITUITA LA NUOVA FONDAZIONE ITALIA SOCIALE

consiglioministri2011Il Consiglio dei ministri nella seduta del 10 marzo 2017, su proposta del Presidente Paolo Gentiloni, sentiti i Ministri del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti e dell’economia e delle finanze Pier Carlo Padoan, ha approvato lo statuto della Fondazione “Italia sociale”, istituita dalla legge delega di riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e della disciplina del Servizio civile universale.

La Fondazione ha lo scopo di sostenere, mediante l’apporto di risorse finanziarie e di competenze gestionali, la realizzazione e lo sviluppo di interventi innovativi da parte di enti del Terzo settore caratterizzati dalla produzione di beni e servizi con un elevato impatto sociale e occupazionale e rivolti, in particolare, ai territori e ai soggetti maggiormente svantaggiati. La Fondazione, nel rispetto del principio di prevalenza dell’impiego di risorse provenienti da soggetti privati, svolge una funzione sussidiaria e non sostitutiva dell’intervento pubblico.

La Fondazione opera, altresì, per la promozione e la diffusione della fiducia nel valore degli investimenti sociali, attraverso gli enti del Terzo settore, sia mediante il sostegno ad attività di ricerca, formazione e sviluppo di buone pratiche (anche attraverso la collaborazione con centri di ricerca e università), sia nel compito di predisporre gli strumenti e le modalità di verifica dei risultati raggiunti e degli impatti sociali ed occupazionali effettivamente prodotti

Lo statuto del nuovo ente, che ha natura giuridica privata, sarà emanato con decreto del Presidente della Repubblica, previo parere da parte delle Camere.

IL SENATO HA ISTITUITO UNA COMMISSIONE DI INCHIESTA SUL FEMMINICIDIO

scarpeQuanti femminicidi avvengono nei nostri Comuni !

Il Senato della Repubblica con Delibera in data 18 gennaio 2017 ora ha stabilito l’ istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere.

Dal testo della delibera apprendiamo che la Commissione ha il compito di:

a) svolgere indagini sulle reali dimensioni, condizioni, qualità e cause del femminicidio, inteso come uccisione di una donna, basata sul genere e, più in generale, di ogni forma di violenza di genere;

b) monitorare la concreta attuazione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, fatta a Istanbul l’11 maggio 2001 e ratificata ai sensi della legge 27 giugno 2013, n. 77, e di ogni altro accordo sovranazionale e internazionale in materia, nonché della legislazione nazionale ispirata agli stessi princìpi, con particolare riguardo al decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119;

c) accertare le possibili incongruità e carenze della normativa vigente rispetto al fine di tutelare la vittima della violenza e gli eventuali minori coinvolti;

d) analizzare gli episodi di femminicidio, verificatisi a partire dal 2011, per accertare se siano riscontrabili condizioni o comportamenti ricorrenti, valutabili sul piano statistico, allo scopo di orientare l’azione di prevenzione;

e) accertare il livello di attenzione e la capacita d’intervento delle autorità e delle pubbliche amministrazioni, centrali e periferiche, competenti a svolgere attività di prevenzione e di assistenza;

f) monitorare l’effettiva destinazione alle strutture che si occupano della violenza di genere delle risorse stanziate dal citato decreto-legge n. 93 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 119 del 2013, e dalle leggi di stabilità a partire da quella per il 2011;

g) proporre soluzioni di carattere legislativo e amministrativo al fine di realizzare la più adeguata prevenzione e il più efficace contrasto del femminicidio e, più in generale, di ogni forma di violenza di genere, nonché di tutelare la vittima della violenza e gli eventuali minori coinvolti.

La Commissione potrà procedere alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e con le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria. La Commissione non potrà adottare provvedimenti attinenti alla libertà e alla segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione, nonché alla libertà personale, fatto salvo l’accompagnamento coattivo di cui all’art. 133 del codice di procedura penale. Ferme restando le competenze dell’autorità giudiziaria, per le testimonianze rese davanti alla Commissione si applicheranno le disposizioni degli articoli da 366 a 384 -bis del codice penale.

Il testo completo lo trovate sulla G.U. n. 20 del 25 gennaio:
http://www.gazzettaufficiale.it/do/gazzetta/downloadPdf?dataPubblicazioneGazzetta=20170125&numeroGazzetta=20&tipoSerie=SG&tipoSupplemento=GU&numeroSupplemento=0&estensione=pdf&edizione=0

GLOBAL AGE WATCH INDEX 2015

Come ogni anno ecco che arriva il Global Age Watch Index: una rilevazione effettuata da una associazione svizzera per misurare la qualità della vita degli anziani nei vari Paesi.

Vengono raccolti i dati relativi a:

  • Sicurezza del reddito: copertura pensionistica del reddito, percentuale di povertà degli anziani, benessere relativo degli anziani e potere d’acquisto;
  • Stato di salute: aspettativa di vita a 60 anni, aspettativa di vita in buona salute a 60 anni e benessere psicologico
  • Capacità: anziani occupati, livello di istruzione degli anziani
  • Ambiente favorevole:Connessione sociale, sicurezza, libertà civili, accesso ai mezzi di trasporto

L’anno passato l’Italia era stata collocata al 39° posto, se ne parlò durante il Convegno organizzato presso la Facoltà di economia e commercio della sede di latina dell’università degli studi “La Sapienza” di Roma dallo SPI CGIL.

Ora i dati ci collocano al 37° posto, quindi c’è stato un lieve miglioramento.

L’OCSE CI DICE COME GLI ITALIANI PENSANO CHE VADA LA VITA

Secondo l’OCSE nella vita non contano solo i dati numerici astratti relativi a PIL e le statistiche economiche

L’OCSE ha pertanto elaborato un indice che permette di mettere a confronto il grado di benessere nei vari Paesi, scorporato negli 11 temi che l’OCSE ha identificato quali essenziali, nelle diverse aree che interessano le condizioni materiali e la qualità della vita.

I temi sono: abitazione, reddito, occupazione, relazioni sociali, istruzione, ambiente, impegno civile, salute, soddisfazione, sicurezza ed equilibrio lavoro-vita

Sono evidenziati i fattori con i valori indicati maggioranza degli italiani.

Come si vede non siamo molto ottimisti….

L’ITALIA AL 26° POSTO NEL RANKING MONDIALE DELLA QUALITA’ DELLA VITA

Il famoso Data base NUMBEO che raccogli i dati sul costo e sulla qualità della vita di tutti i Paesi del mondo, come tutti gli ani ha già pubblicato la graduatoria del 2015 in cui l’Italia è collocata al 26° posto.

Questa non lusinghiera classifica è provocata da alcuni dei parametri utilizzati come: la sicurezza, la tassazione,  il traffico, l’inquinamento e il potere di acquisto.

Su questi temi sarebbe opportuno che si concentrasse l’attenzione dei nostri governanti.

INDICE DI POVERTA’ IN TALIA ; FONTE OECD 2015

Come tutti gli anni l’OECD mette a confronto una serie di dati dei più importanti paesi del Mondo per consentire i confronti.

Nonostante alcuni discorsi trionfalistici l’indice della povertà in Italia è arrivato a livelli preoccupanti.

Mi auguro fortemente che le iniziative assunte con la legge di stabilità 2016 possano dare risultati positivi, ne riparleremo tra un anno.

The poverty rate OECD (2015):  Poverty rate (indicator)is the ratio of the number of people (in a given age group) whose income falls below the poverty line; taken as half the median household income of the total population. However, two countries with the same poverty rates may differ in terms of the relative income-level of the poor.