PUBBLICATO IL DECRETO CHE REGOLA LE ASSUNZIONI PER I COMUNI

Roma, Palazzo Vidoni, sede del Ministero della pubblica amministrazione

Il Ministero dell’Interno con decreto in data 17 marzo 2020 (pubblicato sulla GU n.108 del 27 aprile) ha approvato le misure per la definizione delle capacità assunzionali di personale a tempo indeterminato dei Comuni al fine di dare attuazione alle disposizioni di cui all’art. 33 comma 2, del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58, ad individuare i valori soglia, differenziati per fascia demografica, del rapporto tra spesa complessiva per tutto il personale, al lordo degli oneri riflessi a carico dell’amministrazione, e la media delle entrate correnti relative agli ultimi tre rendiconti approvati, considerate al netto del fondo crediti di dubbia esigibilità stanziato in bilancio di previsione, nonché ad individuare le percentuali massime annuali di incremento della spesa di personale a tempo indeterminato per i comuni che si collocano al di sotto dei predetti valori soglia.

In particolare è prevista una differenziazione dei Comuni per fascia demografica e sono previsti dei valori soglia a seconda di ciascuna categoria.

A decorrere dal 20 aprile 2020, i comuni che si collocano al di sotto del valore soglia di cui al comma 1, fermo restando quanto previsto dall’art. 5, possono incrementare la spesa di personale registrata nell’ultimo rendiconto approvato, per assunzioni di personale a tempo indeterminato, in coerenza con i piani triennali dei fabbisogni di personale e fermo restando il rispetto pluriennale dell’equilibrio di bilancio asseverato dall’organo di revisione, sino
ad una spesa complessiva rapportata alle entrate correnti, secondo le definizioni dell’art. 2, non superiore al valore soglia individuato dalla Tabella 1 del comma 1 di ciascuna fascia demografica.

In sede di prima applicazione e fino al 31 dicembre 2024, i comuni di cui all’art. 4, comma 2, possono incrementare annualmente, per assunzioni di personale a tempo indeterminato, la spesa del personale registrata nel 2018, in misura non superiore al valore percentuale indicato da una Tabella allegata al provvedimento , in coerenza con i piani triennali dei fabbisogni di personale e fermo restando il rispetto pluriennale dell’equilibrio di bilancio asseverato dall’organo di revisione e del valore soglia di cui è stato fatto cenno in precedenza.

Per il periodo 2020-2024, i comuni potranno utilizzare le facoltà assunzionali residue dei cinque anni antecedenti al 2020 in deroga agli incrementi percentuali individuati dalla Tabella 2 del comma 1, fermo restando il limite di cui alla Tabella 1 dell’art. 4, comma 1, di ciascuna fascia demografica, i piani triennali dei fabbisogni di personale e il rispetto pluriennale dell’equilibrio di
bilancio asseverato dall’organo di revisione.Per il periodo 2020-2024, i comuni con meno di cinquemila abitanti, che si collocano al di sotto del valore soglia di ciascuna fascia demografica, che fanno parte dell’«Unione di comuni» prevista dall’art. 32 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e per i quali la maggior spesa per personale consentita dal presente articolo risulta non sufficiente all’assunzione di una unita’ di personale a tempo indeterminato, possono, nel periodo 2020-2024, incrementare la propria spesa per il personale a tempo indeterminato nella misura massima di 38.000 euro non cumulabile, fermi restando i piani triennali dei fabbisogni di personale e il rispetto pluriennale dell’equilibrio di bilancio asseverato dall’organo di revisione. La maggiore facoltà assunzionale sopraindicata è destinata all’assunzione a tempo indeterminato di una unità di personale purché collocata in comando obbligatorio presso la corrispondente Unione con oneri a carico della medesima, in deroga alle vigenti disposizioni in materia di contenimento della spesa di personale previsto per le Unioni di comuni.

La maggior spesa per assunzioni di personale a tempo indeterminato derivante da quanto previsto dagli articoli 4 e 5 non rileva ai fini del rispetto del limite di spesa previsto dall’art. 1, commi 557-quater e 562, della legge 27 dicembre 2006, n. 296.

Qui il link al decreto del Ministero per la Pubblica amministrazione:

L’ISTAT HA FATTO UNA FOTOGRAFIA DEGLI OVER 75

Una recente indagine dell’ISTAT pubblicata in questi giorni ci dice che sono 7.058.755 gli anziani con 75 anni e più che risiedono in Italia, l’11,7% del totale della popolazione. Il 60% è composto da donne.

Quasi la metà delle donne di 75 anni e più vive da sola, il 29% in coppia. Capovolta la situazione degli uomini, il 21,7% vive solo e il 68% in coppia. Tuttavia la distanza si è ridotta nel tempo.

Le donne anziane stanno peggio degli uomini. Il 24,7% ha gravi limitazioni nelle attività quotidiane e il 48,1% ha tre o più malattie croniche (contro il 18% e il 33,7% degli uomini).

Tra le persone di 75 anni e più il 51% vive a una distanza di non oltre un Km dal figlio più vicino e il 20% ci vive insieme. L’8,9% non ha figli e vive solo e lo 0,9% ha figli lontani all’estero.

Il 40,9% della popolazione di 75 anni e più vive in un’abitazione con giardino privato, il 79,8% dichiara di avere un terrazzo o un balcone. In totale il 90% degli anziani può contare su almeno uno spazio esterno.

Il 12,1% delle famiglie composte esclusivamente da persone di 75 anni e più ha uno o più cani (443 mila famiglie). La percentuale sale se in famiglia ci sono più anziani (15,5% contro 11% dei single).

Qui trovate il link al testo integrale del documento dell’ISTAT:

L’ATTIVITA’ DELLA CORTE COSTITUZIONALE NEL 2018

Piranesi – Sede della Consulta

La Presidente della Corte Costituzionale prof.ssa Marta Cartabia nella sua relazione dell’attività della Coste Costituzionale svolta nel 2019 ha, tra l’altro affrontato il tema della difesa dei diritti fondamentali al tempo dell’epidemia:

La nostra Costituzione non contempla un diritto speciale per lo stato di emergenza sul modello dell’art. 48 della Costituzione di Weimar o dell’art. 16 della Costituzione francese, dell’art. 116 della Costituzione spagnola o dell’art. 48 della Costituzione ungherese. Si tratta di una scelta consapevole. Nella Carta costituzionale non si rinvengono clausole di sospensione dei diritti fondamentali da attivarsi nei tempi eccezionali, né previsioni che in tempi di crisi consentano alterazioni nell’assetto dei poteri.

La Costituzione, peraltro, non è insensibile al variare delle contingenze, all’eventualità che dirompano situazioni di emergenza, di crisi, o di straordinaria necessità e urgenza, come recita l’articolo 77 della Costituzione, in materia di decreti-legge. La Repubblica ha attraversato varie situazioni di emergenza e di crisi – dagli anni della lotta armata a quelli più recenti della crisi economica e finanziaria – che sono stati affrontati senza mai sospendere l’ordine costituzionale, ma ravvisando al suo interno gli strumenti idonei a modulare i principi costituzionali in base alle specifiche contingenze: necessità, proporzionalità, bilanciamento, giustiziabilità e temporaneità sono i criteri con cui, secondo la giurisprudenza costituzionale, in ogni tempo deve attuarsi la tutela «sistemica e non frazionata» dei principi e dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione, ponderando la tutela di ciascuno di essi con i relativi limiti.

Anche nel tempo presente, dunque, ancora una volta è la Carta costituzionale così com’è – con il suo equilibrato complesso di principi, poteri, limiti e garanzie, diritti, doveri e responsabilità – a offrire alle Istituzioni e ai cittadini la bussola necessaria a navigare «per l’alto mare aperto» dell’emergenza e del dopo-emergenza che ci attende.

L’intera Repubblica e tutte le sue Istituzioni – politiche e giurisdizionali; statali, regionali, locali – stanno indefessamente lavorando nella cornice europea per il comune obiettivo di servire al meglio le esigenze dei singoli cittadini e dell’intera comunità. Nella società civile sono ovunque fiorite iniziative spontanee di solidarietà. Alle Istituzioni, lo spirito che la contingenza richiede è stato espresso dalle parole rivolte dal Presidente della Repubblica agli italiani sin dall’inizio della crisi, il 5 marzo 2020: «Il momento che attraversiamo richiede coinvolgimento, condivisione, concordia, unità di intenti»: nelle Istituzioni, nella politica, nella vita quotidiana della società, nei mezzi di informazione. I momenti di emergenza richiedono un sovrappiù di responsabilità ad ogni autorità e in particolare agli operatori dell’informazione, che svolgono un ruolo decisivo per la vita sociale e democratica.

In un tale frangente, se c’è un principio costituzionale che merita particolare enfasi e particolare attenzione è proprio quello della «leale collaborazione» – il risvolto istituzionale della solidarietà – su cui anche la giurisprudenza della Corte costituzionale non si stanca di ritornare, affinché l’azione e le energie di tutta la comunità nazionale convergano verso un unico, condiviso obiettivo.

RICORRE OGGI IL 75° ANNIVERSARIO DI UNA DATA IMPORTANTE PER L’ITALIA. ONORIAMOLA

Il 25 aprile 1945 è il giorno in cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) – il cui comando aveva sede a Milano ed era presieduto da  Sandro Pertini, Alfredo Pezoni, Luigi Longo, Emilio Sereni e Leo Valiani – proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai  nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa già prima dell’arrivo delle truppe alleate; contemporaneamente il CLNAI emanò dei decreti, assumendo il potere «in nome del popolo italiano e quale delegato del Governo Italiano».

Il Presidente Mattarella ha voluto inviare in questa occasione un messaggio agli italiani:

Nella primavera del 1945 l’Europa vide la sconfitta del nazifascismo e dei suoi seguaci.

L’idea di potenza, di superiorità di razza, di sopraffazione di un popolo contro l’altro, all’origine della seconda guerra mondiale, lasciò il posto a quella di cooperazione nella libertà e nella pace e, in coerenza con quella scelta, pochi anni dopo è nata la Comunità Europea.

Oggi celebriamo il settantacinquesimo anniversario della Liberazione, data fondatrice della nostra esperienza democratica di cui la Repubblica è presidio con la sua Costituzione.

La pandemia del virus che ha colpito i popoli del mondo ci costringe a celebrare questa giornata nelle nostre case.

Ai familiari di ciascuna delle vittime vanno i sentimenti di partecipazione al lutto da parte della nostra comunità nazionale, così come va espressa riconoscenza a tutti coloro che si trovano in prima linea per combattere il virus e a quanti permettono il funzionamento di filiere produttive e di servizi essenziali.

Manifestano uno spirito che onora la Repubblica e rafforza la solidarietà della nostra convivenza, nel segno della continuità dei valori che hanno reso straordinario il nostro Paese.

In questo giorno richiamiamo con determinazione questi valori. Fare memoria della Resistenza, della lotta di Liberazione, di quelle pagine decisive della nostra storia, dei coraggiosi che vi ebbero parte, resistendo all’oppressione, rischiando per la libertà di tutti, significa ribadire i valori di libertà, giustizia e coesione sociale, che ne furono alla base, sentendoci uniti intorno al Tricolore.

Nasceva allora una nuova Italia e il nostro popolo, a partire da una condizione di grande sofferenza, unito intorno a valori morali e civili di portata universale, ha saputo costruire il proprio futuro.

Con tenacia, con spirito di sacrificio e senso di appartenenza alla comunità nazionale, l’Italia ha superato ostacoli che sembravano insormontabili.

Le energie positive che seppero sprigionarsi in quel momento portarono alla rinascita. Il popolo italiano riprese in mano il proprio destino. La ricostruzione cambiò il volto del nostro Paese e lo rese moderno, più giusto, conquistando rispetto e considerazione nel contesto internazionale, dotandosi di antidoti contro il rigenerarsi di quei germi di odio e follia che avevano nutrito la scellerata avventura nazifascista.

Nella nostra democrazia la dialettica e il contrasto delle opinioni non hanno mai, nei decenni, incrinato l’esigenza di unità del popolo italiano, divenuta essa stessa prerogativa della nostra identità. E dunque avvertiamo la consapevolezza di un comune destino come una riserva etica, di straordinario valore civile e istituzionale. L’abbiamo vista manifestarsi, nel sentirsi responsabili verso la propria comunità, ogni volta che eventi dolorosi hanno messo alla prova la capacità e la volontà di ripresa dei nostri territori.

Cari concittadini, la nostra peculiarità nel saper superare le avversità deve accompagnarci anche oggi, nella dura prova di una malattia che ha spezzato tante vite. Per dedicarci al recupero di una piena sicurezza per la salute e a una azione di rilancio e di rinnovata capacità di progettazione economica e sociale. A questa impresa siamo chiamati tutti, istituzioni e cittadini, forze politiche, forze sociali ed economiche, professionisti, intellettuali, operatori di ogni settore.

Insieme possiamo farcela e lo stiamo dimostrando.

Viva l’Italia! Viva la Liberazione! Viva la Repubblica!»  

In molti Comuni i Sindaci hanno ricordato questa data anche se in forma dimessa per via dell’epidemia, ma vi sono amministrazioni che sono contrarie seguitando a fomentare odio.

Molte cose in questi anni sono cambiate ma chi amministra il nostro Paese: in Parlamento, nelle Regioni, nelle Province e nei Comuni, deve raccogliere l’invito del nostro Presidente e cambiare rotta, cessando la gestione autoreferente del potere, evitando le ottuse e violente contrapposizioni.

Solo con una rinnovata unità di intenti si potrà riuscire nell’intento di ridare un futuro a questo Paese di cui i cittadini e tutti quelli che vivono in Italia hanno disperato bisogno.

I 50° ANNIVERSARIO DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA MADRE TERRA – PER RIPARTIRE DOVREMO INVESTIRE SULLA DIFESA DEL TERRITORIO E DELL’AMBIENTE

Un bambino partecipa a un seminario organizzato da UNDP Perù e FAO ad Ayacucho, in Perù. 
Foto: UNDP Perù.

Oggi 22 aprile ricorre il 50° anniversario della Giornata mondiale della Madre Terra.

Il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres per la ricorrenza ha inviato un messaggio:

La Madre Terra sta chiaramente sollecitando un invito all’azione. La natura è sofferenza. Incendi australiani, record di calore e la peggiore invasione di locuste in Kenya. Ora affrontiamo COVID -19 , un legame di pandemia di salute in tutto il mondo con la salute del nostro ecosistema.

I cambiamenti climatici, i cambiamenti della natura causati dall’uomo e i crimini che interrompono la biodiversità, come la deforestazione, i cambiamenti nell’uso del suolo, l’intensificazione della produzione agricola e zootecnica o il crescente commercio illegale di animali selvatici, possono aumentare il contatto e la trasmissione di malattie infettive dagli animali a umani (malattie zoonotiche) come COVID-19.

Da una nuova malattia da infezione che emerge nell’uomo ogni 4 mesi, il 75% di queste malattie emergenti proviene da animali , secondo l’ambiente delle Nazioni Unite.

Ciò mostra le strette relazioni tra salute umana, animale e ambientale

Un impatto visibile e positivo, sia attraverso il miglioramento della qualità dell’aria o la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, è temporaneo, perché proviene da tragici rallentamenti economici e disagi umani.

Ricordiamo più che mai in questa Giornata internazionale della Madre Terra che abbiamo bisogno di passare a un’economia più sostenibile che funzioni sia per le persone che per il pianeta. Promuoviamo l’armonia con la natura e la Terra.

Ora tocca a noi, nei nostri paesi, nelle nostre città dobbiamo adoperarci anche nelle piccole cose per difendere il nostro pianeta.

Dalla crisi economica che seguirà l’emergenza da coronavirus per uscire dovremo ripensare il nostro rapporto futuro con il pianeta investendo sui nostri territori per prevenire le alluvioni e gli altri disastri che colpiscono il nostro Paese, per ripiantare gli alberi là dove servono, per risanare il suolo , l’aria e l’acqua dall’inquinamento che colpisce anche la nostra salute.

Dovremo fare più attenzione allo sviluppo sostenibile specialmente in agricoltura, mettendo al bando i tanti pesticidi che hanno distrutto i campi.

Come all’epoca del New Deal di Roosevelt molti posti di lavoro dovranno essere creati per iniziative a difesa del territorio e dell’ambiente, ma anche per le infrastrutture che la nostra Nazione potrà utilizzare per offrire economie esterne alle imprese.

Ci vuole un poco di lungimiranza da parte dei nostri governanti, che non tutti hanno.

LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE PREVISTE PER QUESTA PRIMAVERA SI TERRANNO IN UNA DOMENICA TRA IL 15 SETTEMBRE E IL 15 DICEMBRE E ANDRANNO AL VOTO I COMUNI I CUI ORGANI DEVONO ESSERE RINNOVATI PER MOTIVI DIVERSI DALLA SCADENZA ORDINARIA PURCHE’ LE CONDIZIONI CHE RENDONO NECESSARIO IL VOTO SI VERIFICHINO ENTRO IL 27 LUGLIO 2020

Il 20 aprile il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge n. 26 con il quale sono state emanate disposizioni urgenti in materia di consultazioni elettorali per l’anno 2020:

In considerazione della situazione epidemiologica da COVID-19, in via eccezionale, i termini per le consultazioni elettorali di cui al presente comma sono fissati come di seguito indicato:
a) in deroga a quanto previsto dall’articolo 86, commi 3 e 4, del decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, nonché dall’articolo 21-ter, comma 3, del decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, il termine entro il quale sono indette le elezioni suppletive per la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica per i seggi che siano dichiarati vacanti entro il 31 luglio 2020 e’ fissato in duecentoquaranta giorni dalla data della vacanza dichiarata dalla Giunta delle elezioni;
b) in deroga a quanto previsto dall’articolo 1, comma 1, della legge 7 giugno 1991, n. 182, limitatamente all’anno 2020, le elezioni dei consigli comunali e circoscrizionali previste per il turno annuale ordinario si tengono in una domenica compresa tra il 15 settembre e il 15 dicembre 2020;
c) sono inseriti nel turno di cui alla lettera b) anche le elezioni nei comuni i cui organi devono essere rinnovati per motivi diversi dalla scadenza del mandato, se le condizioni che rendono necessarie le elezioni si verificano entro il 27 luglio 2020;
d) in deroga a quanto previsto dall’articolo 5, comma 1, della legge 2 luglio 2004, n. 165, gli organi elettivi delle regioni a statuto ordinario il cui rinnovo e’ previsto entro il 2 agosto 2020 durano in carica cinque anni e tre mesi; le relative elezioni si svolgono esclusivamente nei sessanta giorni successivi al termine della nuova scadenza del mandato o nella domenica compresa nei sei giorni ulteriori.

In considerazione di sopravvenute specifiche situazioni epidemiologiche da COVID-19, le consultazioni elettorali di cui al comma 1, anche già indette, possono essere rinviate di non oltre tre mesi, con lo stesso provvedimento previsto per la relativa indizione. Restano comunque valide le operazioni già compiute per lo svolgimento delle elezioni medesime.

PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI E ICT: UN MATRIMONIO DIFFICILE

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L’ISTAT in un suo recente Comunicato Stampa afferma che nel 54,6% delle Regioni e nel 48,3% dei Comuni si può fare online l’intero iter – dall’avvio alla conclusione – di almeno un servizio sui 24 osservati, dedicati in gran parte alle imprese.

Nonostante la crescita dell’informatizzazione in rete, l’87,8% delle PA locali utilizza ancora strumenti analogici (timbri, firme, sigle) nella protocollazione e, tra queste, circa il 45% ha protocollato così oltre la metà della documentazione.

Il 41% delle PA locali accede a Internet con connessioni veloci (almeno 30 Mbps), solo il 17,4% con quelle ultraveloci (almeno 100 Mbps). Timidi passi, soprattutto delle Regioni, verso uso di intelligenza artificiale e analisi dei big data.

L’ANAC HA FORNITO INDICAZIONI CIRCA L’ATTUAZIONE DELLE NORME DI TRASPARENZA NELLA FASE DELL’EMERGENZA

Roma Galleria Sciarra sede dell’ANAC

Con un comunicato del 9 aprile la presidenza dell’ANAC ha precisato che l’art. 103, co. 1, del decreto legge 17 marzo 2020, n. 18 “Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19”, come modificato dall’art. 37 del decreto legge 8 aprile 2020, n. 23 “Misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali per le imprese, di poteri speciali nei settori strategici, nonché interventi in materia di salute e lavoro, di proroga di termini amministrativi e processuali” dispone la sospensione dei termini relativi ai procedimenti amministrativi fino alla data del 15 maggio 2020.

L’Autorità ricorda che tale sospensione può applicarsi anche ai termini per la pubblicazione dei dati di cui alla legge 190/2012 e al decreto legislativo 33/2013.

Le amministrazioni e gli enti, ove lo ritengano possibile, continuano comunque a pubblicare secondo le consuete modalità e in base a quanto previsto nella legge 190/2012, nel d.lgs. 33/2013 e nei propri Piani di prevenzione della corruzione e della trasparenza (PTPCT).

Quanto sopra non incide sulle specifiche disposizioni in materia di trasparenza contenute nel decreto legge 18/2020, tra cui, in particolare, gli artt. 67 e 99. L’art. 67, “Sospensione dei termini relativi all’attività degli uffici degli enti impositori”, al co. 3 sospende, per i soli enti impositori, a far data dall’8 marzo al 31 maggio 2020, anche la trattazione delle istanze di accesso agli atti ai sensi dell’art. 22 della legge 7 agosto 1990, n. 241, e delle istanze di accesso civico di cui art. 5 del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33. L’art. 99, «Erogazioni liberali a sostegno del contrasto all’emergenza epidemiologica da COVID-19», al co. 5, introduce per le amministrazioni beneficiarie l’obbligo di pubblicare, al termine dello stato di emergenza nazionale da COVID-19, l’apposita rendicontazione separata per le erogazioni liberali ricevute a sostegno del contrasto all’emergenza del Coronavirus.

L’Autorità ha anche deciso di rinviare fino alla data del 15 maggio 2020 l’avvio di nuovi procedimenti di vigilanza, sia d’ufficio che su segnalazione, sul rispetto delle misure di trasparenza di cui alla l. n. 190 del 2012 e al d.lgs. 33 del 2013. Decorso tale termine, l’Autorità riprenderà l’attività di vigilanza in modo graduale, tenendo conto delle dimensioni organizzative delle amministrazioni e degli enti.

IL MINISTRO DADONE SPIEGA COSA E’ PREVISTO NEL D.L. 19/2020 PER LA P.A.

Il Dipartimento per la Funzione Pubblica spiega cosa è previsto nel decreto legge 19/2020 detto “Cura Italia”, che ha avuto oggi il via libera al Senato, in materia di sicurezza, concorsi, acquisti di tecnologia e tutela dei lavoratori pubblici:
-Protezione totale per i dipendenti delle PA assenti dal lavoro, causa emergenza, per disabilità grave o altre patologie;
-Procedure concorsuali più rapide, premiando il valore delle persone, favorendo nuove competenze e accelerando il reclutamento nella PA;
-Incentivato il lavoro agile con procedure più snelle per le forniture di pc e tablet da parte di Consip;
-Gli acquisti dei servizi informatici da parte delle PA devono garantire l’interoperabilita’ e il “dialogo” tra i sistemi;
-Stanziato un Fondo da 10 milioni per i familiari del personale sanitario che perde la vita nella lotta al coronavirus;
-La “Banca delle ferie”, ossia la possibilità di trasferire ferie e permessi tra i dipendenti pubblici dello stesso ente in modo da contrastare meglio la     diffusione del virus;
-È prorogata al 30 giugno la validità delle tessere sanitarie scadute o in scadenza durante il periodo di emergenza;
-Piena tutela ai dipendenti pubblici per le assenze causate da malattia Covid o quarantena.

Il Ministro Dadone ha affermato che con il “Cura Italia” il Governo ha inteso fornire al Paese uno scudo robusto, uno strumento efficace di difesa adeguato a contrastare l’epidemia. Nella Pubblica Amministrazione – ha aggiunto il Ministro – tuteliamo i dipendenti e intanto guardiamo al futuro con più tecnologia, più smart working e concorsi più snelli che valorizzano il merito”.

LA CIRCOLARE DEL MINISTERO DELL’INTERNO AI PREFETTI PER MONITORARE IL RISPETTO DELLE DISPOSIZIONI PER LA PREVENZIONE DEL CONTAGIO DA PARTE DEGLI ESERCIZI COMMERCIALI

MINISTERO DELL’INTERNO: BIBLIOTECA CENTRALE

Il Ministero dell’Interno con una sua Circolare n. 15350/117 del 14 aprile ha fornito alcune indicazioni per l’ attuazione al DPCM 10 aprile 2020 per quanto riguarda le misure da seguire per la prevenzione del contagio negli esercizi commerciali.

In particolare la circolare si sofferma sul fatto che il citato DPCM rinnova l’attribuzione ai Prefetti della funzione di assicurare, informandone preventivamente il Ministro dell’Interno, l’esecuzione delle misure previste nel suddetto provvedimento, nonché di monitorare l’attuazione delle restanti misure da parte delle Amministrazioni competenti, avvalendosi delle Forze di polizia, con il possibile concorso del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco nonché, ove occorra, delle Forze armate (art. 7).
A tale riguardo, e con specifico riferimento alla possibilità di richiedere il concorso di personale militare sanitario, il Dicastero evidenzia che il Dipartimento della Protezione civile ha precisato che tale concorso può avvenire in via prioritaria per esigenze urgenti e puntuali.
In tali casi, i Prefetti dovranno comunque preventivamente raccordarsi con le Regioni al fine di valutare soluzioni da identificarsi all’interno del dispositivo sanitario regionale, e qualora tali soluzioni non risultino percorribili il citato Dipartimento procederà in via sussidiaria con l’interessamento delle Forze armate.
In merito all’esercizio delle funzioni e delle prerogative riservate dalla legge al Prefetto quale autorità provinciale di pubblica sicurezza, la Circolare rinvia alle indicazioni già fornite in materia con precedenti circolari, anche con riferimento alla possibilità di impiego della Polizia locale.
I compiti di esecuzione e di monitoraggio delle misure in argomento si connettono, altresì, all’espletamento delle funzioni di rappresentanza generale del Governo sul territorio, di coordinamento delle pubbliche amministrazione statali in ambito provinciale e di collaborazione in favore della regioni e degli Enti locali, affidati ai Prefetti dall’art.11 del decreto legislativo n.300 del 1999 e, non di meno, alle competenze in materia di protezione civile, ai sensi dell’art. 3 del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1.
In tale quadro, i Prefetti potranno chiedere la collaborazione dei competenti servizi delle Aziende Sanitarie Locali ed avvalersi del supporto delle articolazioni territoriali dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, ai fini del controllo sulle modalità di attuazione, da parte dei datori di lavoro, delle procedure organizzative e gestionali oggetto del Protocollo Governo-parti sociali del 14 marzo 2020, e, più in generale, sull’osservanza delle precauzioni dettate per la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro e la sussistenza di adeguati livelli di protezione dei lavoratori.

A questo link si trova la Cirocolare: