L’AUDIZIONE DELLA SEZIONE AUTONOMIE LOCALI DELLA CORTE DEI CONTI DA PARTE DELLA VI COMMISSIONE DELLA CAMERA SUI SISTEMI TRIBUTARI DELLE REGIONI E DEGLI ENTI TERRITORIALI

La Corte dei conti è stata audita presso la VI Commissione (Finanze) della Camera dei deputati nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui sistemi tributari delle regioni e degli enti territoriali nella prospettiva dell’attuazione del federalismo fiscale e dell’autonomia differenziata.

La delegazione della magistratura contabile era composta dai Presidenti della Sezione delle Autonomie Maurizio Graffeo (funzione di coordinamento) e Francesco Petronio (funzione di referto) e dai Consiglieri Alfredo Grasselli, Rinieri Ferone, Francesco Uccello e Massimo Romano.

La Corte ritiene che nel quadro di incertezza che contraddistingue il sistema di finanziamento delle autonomie territoriali occorre recuperare i ritardi sinora accumulati nel percorso prefigurato dalla legge delega 5 maggio 2009, n. 42 in materia di federalismo fiscale, tenuto anche conto dell’accelerazione impressa dall’iniziativa di alcune Regioni volta alla richiesta di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia previste dall’art. 116, terzo comma, della Costituzione. Dalla soluzione dei molteplici nodi rimasti ancora da sciogliere dipende il buon esito della riforma e l’attivazione di quel circuito virtuoso di controllo democratico e di recupero di efficienza che è alla base di ogni strategia di responsabilizzazione degli enti territoriali sul fronte del prelievo fiscale e della spesa. Temi quali il rafforzamento dell’autonomia impositiva, lo sviluppo del ruolo di coordinamento della finanza territoriale, la fiscalizzazione dei trasferimenti statali, il superamento della spesa storica (con l’introduzione dei livelli essenziali delle prestazioni ed il finanziamento delle funzioni tenendo conto dei fabbisogni e dei costi standard), costituiscono ancora oggi il principale terreno di confronto su cui occorre misurarsi per dare attuazione al disegno di decentramento finanziario prefigurato dalle disposizioni costituzionali. L’adozione dei nove decreti attuativi della legge 5 maggio 2009, n. 42, non è riuscita, infatti, a completare il quadro degli adempimenti necessari alla costruzione del nuovo assetto di finanza pubblica, poiché la definizione di importanti profili del nuovo ordinamento finanziario è stata rimandata ad ulteriori provvedimenti che l’emergenza finanziaria ha finito col procrastinare nel tempo alterando gli equilibri del disegno originario. Più a monte, una serie di altri aspetti problematici, spesso riconducibili direttamente alla riforma costituzionale del 2001, ha accentuato le difficoltà di attuazione del processo di ridefinizione dei rapporti tra Stato ed Autonomie; primo tra questi, la difficoltà di interpretare in modo univoco l’elencazione delle materie contenuta nell’art. 117 della Costituzione, cui ha fatto seguito il problema degli squilibri territoriali (che rendono le basi imponibili delle diverse Regioni non immediatamente confrontabili), la gestione del debito pubblico, la necessità di controllare la pressione fiscale nel suo complesso ed il rispetto dei vincoli in materia di coordinamento della finanza pubblica. La riforma del Titolo V, Parte II, della Costituzione, avviando un ampio processo di trasferimento di funzioni tra i diversi livelli istituzionali della Repubblica, ha posto l’esigenza di dare impulso al federalismo fiscale, in attuazione dell’art. 119, attraverso la valorizzazione del principio di responsabilità impositiva.

La realizzazione di tale principio avrebbe dovuto attivare i meccanismi virtuosi prefigurati dal disegno autonomistico per ottimizzare l’utilizzo dei cespiti fiscali disponibili e recuperare le basi imponibili con relativo incremento del gettito. Ad un disegno complessivo rivolto allo sviluppo delle Autonomie mediante l’effettivo sostegno di mezzi finanziari propri, ha fatto riscontro, invece, un processo attuativo spesso connotato da ripensamenti, cui ha contribuito un assetto istituzionale poco funzionale alla migliore definizione degli ambiti di operatività e delle funzioni assegnate ad ogni livello di governo, con sovente sovrapposizione tra le rispettive sfere di competenza e perdita di efficienza dell’azione del governo locale. Mentre gli aspetti connessi alla nuova ripartizione delle funzioni hanno avuto immediata operatività (seppure con le criticità derivanti dalla non univocità dei criteri di riparto), il fronte del nuovo sistema di finanziamento si è dimostrato più complesso, ancorato ad un modello di finanza derivata. Ne risulta una asimmetria tra il livello di spesa assegnato alle Autonomie (che, escludendo la spesa pensionistica e quella per interessi, ammonta a circa la metà della spesa pubblica) e la quota di finanziamento autonomo delle stesse, che si attesta a livelli ben inferiori.

La mancata integrazione del potere di spesa con la responsabilità impositiva non facilita le azioni volte a contrastare la tendenza espansiva della spesa pubblica, specie se la piena attuazione della riforma federalista non sarà in grado di superare l’evidente disomogeneità territoriale delle fonti di finanziamento individuate per sostituire la complessa rete di trasferimenti erariali. La funzione compensativa attribuita ai fondi perequativi potrà solo attenuare tale asimmetria, stante l’incertezza dell’effettiva disponibilità di risorse che il singolo ente si vedrà riconosciute al termine del processo di ripartizione dei fondi. Sul piano organizzativo, restano aperte numerose problematiche operative, fra cui particolare rilievo assumono gli strumenti di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, la strutturazione dei centri di servizio regionali per la gestione organica dei tributi erariali, regionali e locali, l’individuazione di possibili modelli perequativi infraregionali e la messa a punto di soluzioni tecniche per la condivisione delle basi informative. Resta aperta, fra le altre, anche la questione relativa alla definizione di un adeguato sistema di valutazione dei criteri di misurazione delle prestazioni e dell’efficienza dell’azione pubblica, come pure la definizione di adeguati livelli di prestazione.

Qui il link con il testo completo dell’audizione: https://www.corteconti.it/Download?id=abd9cfde-9c30-473a-bc24-ac9a739376dd

IL CITTADINO PROTAGONISTA: Partecipazione, Informazione, Trasparenza e tutela della legalità nei rapporti con la Pubblica Amministrazione

Comune di Torrice, Sala consiliare, il mio intervento – Foto Parisi

Ieri 27 dicembre si è tenuto a Torrice, un piccolo Comune in provincia di Frosinone un interessante convegno che ha visto la partecipazione qualificata del Sindaco del Capoluogo avv. Nicola Ottaviani, del consigliere provinciale ing. Gianluca Quadrini, dell’onle Guianfranco Schietroma, gà membro laico del CSM, del dott. Libero Mazzaroppi, Sindaco di Aquino, del prof. Tarcisio Tarquini, consigliere comunale di Alatri dell’avv. Alfonso Santangeli, consigliere comunale di Torrice, della dott.ssa Marna Testa, giornalista e fiduciario provinciale di Stampa Romana, oltre che dell’autore di questo blog.

La democrazia rappresentativa attraversa un momento di crisi a causa talora della scarsa preparazione di alcuni degli eletti (Sindaci, consiglieri comunali, ecc.); nonostante le tante leggi emanate per favorire la partecipazione dei cittadini si assiste ad una diffusa omissione da parte dei Comuni circa una corretta informazione, ad una scarsa trasparenza degli atti e dei dati della gestione e ad una persistente corruzione a tutti i livelli.

Questo stato di cose genera da una parte l’indifferenza ma anche la mancanza di fiducia da parte di molti cittadini che non vanno più a votare e si disinteressano della gestione della cosa pubblica nella comunità cui appartengono.

Anche la scarsa trasparenza genera indifferenza.
Qui vediamo la situazione della trasparenza del Comune che ci ospitava con 84 faccine rosse su 84 sezioni.

Eppure gli strumenti per permettere ai cittadini (e non solo, dato che secondo me si dovrebbe permettere di partecipare anche a chi lavora in un Comune, agli stranieri residenti, ecc.) di contribuire ai processi decisionali dei Comuni sono molti a vari livelli:
a) Consultazioni popolari (rispettando le modalità indicate in una propria direttiva dal Ministero per la P.A del 2017);
b) Bilancio Partecipativo;
c) Osservazioni al Piano regolatore generale (Legge 1150/1942);
d) Debat Public sulle grandi opere (art. 22 del D.lgs 50/2016);
e) Valutazione della qualità dei servizi pubblici (Comma 461 dell’art. 2 della legge 244/2007);
f) Controllo sui servizi sociali (art. 6 della legge 328/2000);
g) Aggiornamento annuale del Piano per la prevenzione della corruzione e della trasparenza ( art. 1 comma 8 della legge 190/2012);
h) Valutazione della performance de dirigenti (art. 19-bis del D.lgs 150/2009);
i) Bilancio Sociale e bilancio sociale di mandato.

Ho sottolineato anche l’importanza di sviluppare la e-democracy al fine di agevolare al massimo l’informazione e la stessa partecipazione anche mettendo a disposizione da parte dei Comuni servizi online per scaricare la modulistica, per conoscere le procedure del Comune per l’adozione di ciascun atto, per conoscere lo stato delle pratiche, per pagare tasse, parcheggi, ecc. ecc.

Josè Clemente Orozco (Ciudad Guzman 1883 – Città del Messico 1949)

Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI)

Nonostante tutti gli impegni dei Governi italiani per accelerare la digitalizzazione della PA con particolare riguardo ai servizi ai cittadini siamo ancora all’età della pietra come dimostra questo grafico della Commissione Europea con l’indice della società digitale (DESI) .

Come si vede l’Italia tra i paesi europei è collocata in fondo alla classifica e supera di poco Polonia, Grecia, Romania e Bulgaria.

https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/desi

Qui trovate il rapporto riguardante l’Italia: http://egov.formez.it/sites/all/files/indice_desi_2019.pdf

L’ANAC APRE LA CONSULTAZIONE SUL CODICE DI COMPORTAMENTO DELLE P.A.

Sede dell’ANAC

L’ ANAC avvalendosi dell’ art. 54 del D.lgs. n. 165 del 2001 che le attribuisce il potere di definire «criteri, linee guida e modelli uniformi per singoli settori o tipologie di amministrazione ai fini dell’adozione dei singoli codici di comportamento da parte di ciascuna amministrazione», a seguito degli esiti dell’attività di vigilanza svolta, nonché di una apposita riflessione generale sul tema da parte di un gruppo di lavoro dedicato ritiene necessario emanare nuove Linee guida in materia di Codici di comportamento di carattere generale. Le Linee Guida sono rivolte a tutte le amministrazioni e sostituiscono le precedenti, emanate con delibera n. 75 del 24 ottobre 2013.
Il fine è quello di promuovere un sostanziale rilancio dei codici di comportamento proprio per il valore che essi hanno sia nel guidare le condotte di chi lavora nell’amministrazione e per l’amministrazione verso il miglior perseguimento dell’interesse pubblico, sia come strumento di prevenzione dei rischi di corruzione da armonizzare e coordinare con i PTPCT di ogni amministrazione.
Con le presenti Linee guida, pertanto, l’Autorità intende fornire indirizzi interpretativi e operativi volti a orientare le amministrazioni nella predisposizione di nuovi codici di comportamento che integrino e specifichino i doveri minimi posti dal d.P.R n. 62 del 2013, con contenuti che non siano meramente riproduttivi del codice generale, ma che siano utili al fine di realizzare gli obiettivi di una migliore cura dell’interesse pubblico. A tal fine una parte importante delle Linee guida è rivolta al processo di formazione dei codici – in cui risulta fondamentale la partecipazione dell’intera struttura- alle tecniche di redazione consigliate e alla formazione che si auspica venga rivolta ai dipendenti.
Al riguardo l’Autorità ha avviato una consultazione al fine di acquisire da parte di tutti i soggetti interessati osservazioni e proposte di integrazioni per meglio predisporre le indicazioni operative necessarie per la elaborazione della versione definitiva delle Linee Guida.
Considerata l’importanza del tema, l’Autorità ha ritenuto utile sollecitare, all’interno della bozza del documento, osservazioni specifiche sui seguenti argomenti: esemplificazioni di integrazioni/specificazioni dei contenuti dei codici; coinvolgimento degli stakeholders nel processo di formazione del codice; coordinamento del codice con il PTPCT e il Piano della performance; tecniche di redazione dei codici.

Ecco il documento:

http://www.anticorruzione.it/portal/rest/jcr/repository/collaboration/Digital%20Assets/anacdocs/Attivita/ConsultazioniOnline/LLGG%20Codici%20di%20Comportamento.pdf

I contributi possono essere inviati entro il 15 gennaio 2020 mediante compilazione dell’apposito modulo. http://www.anticorruzione.it/portal/rest/jcr/repository/collaboration/Digital%20Assets/anacdocs/Attivita/ConsultazioniOnline/UR181_LLGG_Codici_coportamento_distributed.pdf

LAVORARE INSIEME PER CREARE UN FUTURO SOSTENIBILE PER TUTTI

Caroline Costongs, direttrice di EuroHealthNet (il partenariato europeo per l'equità e il benessere della salute), sostiene il collegamento di una migliore salute e ridotte disparità con le iniziative per il clima, in quello che lei definisce un approccio a "tripla vittoria". 
Occorre individuare modi di vivere, muoversi e consumare che proteggano l'ambiente e promuovano la salute e l'equità sanitaria.
Per questo motivo la UE ha fondato INHERIT (ricerca intersettoriale sulla salute e l'ambiente per l'innovazione) riguarda lo stimolo di politiche, pratiche e innovazioni efficaci che affrontano i principali fattori di stress ambientale della salute e le cause sottostanti della disuguaglianza sanitaria. 
Questo progetto di ricerca di Orizzonte 2020 mira a incoraggiarci a modificare i nostri stili di vita attuali, caratterizzati da modelli di crescita "prendi, crea, consuma, elimina", per formulare scenari per un futuro più sostenibile e per progettare, implementare e testare intersettoriali iniziative per ottenere il cambiamento desiderato. 
Perché collegare l'ambiente e l'equità con la salute?
Il clima e le crisi ecologiche rappresentano una grave minaccia per la salute pubblica. Affrontarli è urgente e richiederà ai governi, alle imprese, alle comunità e agli individui di apportare modifiche. Anche il settore sanitario ha un ruolo chiave da svolgere, non solo rendendo più ecologici i sistemi sanitari, ma anche cogliendo l'occasione per lavorare insieme per consentire e incoraggiare cambiamenti di comportamento sostenibili e sani.
Dobbiamo anche riconoscere che le persone che affrontano svantaggi socioeconomici saranno le più colpite dai cambiamenti climatici e trarre il minimo beneficio dalle misure adottate per affrontarlo. L'iniziativa INHERIT ha trascorso quattro anni ad analizzare i legami tra salute, ambiente ed equità e ora chiede un approccio integrato a "tripla vittoria" per affrontare le sfide ambientali e sociali interconnesse: ridurre gli impatti ambientali, migliorare la salute e aumentare l'equità della salute.
Come possono davvero essere istigati questi cambiamenti?
Le cose cambieranno solo quando tutti saranno a bordo. Dobbiamo incoraggiare le comunità ad agire, ad esempio, fornendo loro finanziamenti di base e sostegno politico.
Prendiamo ad esempio il Food Garden di Rotterdam, un orto comunitario che fornisce alimenti biologici per le famiglie a basso reddito. Gestito da volontari, utilizza un modello di business ibrido (con finanziamenti da fonti private, collettive e pubbliche). Ha un impatto positivo in molti modi: fornisce formazione professionale e aiuta i disoccupati a rientrare nel mercato del lavoro, produce alimenti sani e sostenibili e inverte le aree urbane. Questo approccio dal basso verso l'alto è vitale per il cambiamento e dovrebbe essere incoraggiato e sostenuto con urgenza e su larga scala, dal livello locale a quello dell'UE.
Il Food Garden è solo un'iniziativa che INHERIT ha esaminato: ha condotto analisi approfondite di 15 casi di studio "tripli vincitori" in 12 paesi, esaminando una vita sostenibile e sana (spazio verde, efficienza energetica), spostandosi (trasporto attivo) e consumo (produzione e consumo di cibo). 
Le lezioni che abbiamo appreso possono aiutare i responsabili politici ad adottare un approccio integrato, collegare i budget e allineare la legislazione per innescare azioni. Le persone possono fare qualcosa? Assolutamente!  
Le scelte individuali che le persone fanno possono aiutarci a passare a società più sostenibili. Ma è fondamentale non incolpare le persone per il loro comportamento attuale. Sappiamo tutti che è difficile cambiare: dobbiamo avere la motivazione, la capacità e l'opportunità di farlo. Decidere di fare le cose in modo diverso può essere più difficile per le persone meno abbienti e vulnerabili, che sono spesso "bloccate" nelle loro circostanze quotidiane. I responsabili politici possono aiutare creando ambienti sociali e fisici che facilitano l'adozione da parte delle persone di cambiamenti positivi. Dobbiamo anche renderlo attraente e conveniente per godere di cibo sano, sostenibile, spazi verdi e trasporto attivo. I principali responsabili politici, ricercatori ed economisti nazionali e locali hanno discusso questi argomenti durante la conferenza finale di INHERIT. Ora è tempo di appoggiare quelle parole con un'azione urgente e creare un mondo sostenibile che può davvero ereditare dalle generazioni future. 

STABILITO DAL MEF IL COSTO MASSIMO DELLE OPERAZIONI DI MUTUO DEGLI ENTI LOCALI

Il Ministro dell’economia e delle finanze Gualtieri ha firmato il 28 novembre scorso un decreto per la Determinazione del costo globale annuo massimo per le operazioni di mutuo effettuate dagli enti locali con il quale viene stabilito quanto segue.

I mutui contratti, ai sensi dell’art.  22  del  decreto-legge  2 marzo 1989, n. 66  convertito,  con  modificazioni,  dalla  legge  24 aprile 1989, n. 144, dagli enti locali di cui all’art. 2, comma 1 del decreto  legislativo  18   agosto   2000,   n.   267   (testo   unico sull’ordinamento degli enti locali), sono regolati a tasso fisso o  a tasso variabile.

Il costo globale annuo massimo applicabile alle  operazioni,  di cui all’art. 1, regolate a tasso fisso, e’ determinato nelle seguenti misure, in relazione alla durata delle operazioni medesime:
    a) fino a dieci anni Interest Rate Swap 7Y + 1,00%;
    b) fino a quindici anni Interest Rate Swap 10Y + 1,25 %;
    c) fino a venti anni Interest Rate Swap l 2Y + 1,50%;
    d) fino a venticinque anni Interest Rate Swap 15Y + 1,90%;
    e) oltre venticinque anni Interest Rate Swap 20Y + 1,90%.
Per Interest Rate Swap si intende il tasso verso EURIBOR  a  sei mesi fissato a Francoforte alle ore 11,00 del  giorno  precedente  la stipula del contratto.  I  tassi  Swap  sono  riportati  alla  pagina ICESWAP2 del circuito Reuters.
                              
 Il costo globale annuo massimo applicabile alle  operazioni,  di cui all’art. 1, regolate a tasso variabile, e’ fissato nelle seguenti misure, in relazione alla durata delle operazioni medesime:
      a) fino a dieci anni: EURIBOR a sei mesi + 1,00%;
      b) fino a quindici anni: EURIBOR a sei mesi + 1,25%;
      c) fino a venti anni: EURIBOR a sei mesi + 1,50%;
      d) fino a venticinque anni: EURIBOR a sei mesi + 1,90%;
      e) oltre venticinque anni: EURIBOR a sei mesi + 2,00%.
Il tasso EURIBOR a sei mesi e’ rilevato  due  giorni  lavorativi antecedenti la data di decorrenza di  ciascun  periodo  di  interessi alla pagina EURIBOR 01 del circuito Reuters.

INIZIA LA MATTINA DEL 9 DICEMBRE L’ESAME DELLA LEGGE DI BILANCIO 2020-2022.

L’AULA DI PALAZZO MADAMA E’ ANCORA VUOTA…

Questa mattina ( 9 dicembre 2019) inizia nella assemblea del Senato l’esame del disegno di legge 1586 di approvazione del bilancio dello Stato per il triennio 2020-2022. Come si legge nella relazione di accompagno il bilancio è stato redatto in coerenza con le disposizioni della legge 31 dicembre 2009, n. 196, e successive modificazioni, considerate anche le recenti modifiche in materia di gestione contabile del bilancio dello Stato introdotte con il decreto legge 18 aprile 2019, n. 32.

Il disegno di legge si colloca in uno scenario di crescita modesta, in cui pesa la debolezza della domanda interna e l’evoluzione sfavorevole degli indicatori europei e internazionali. Pur in questo scenario, la politica di bilancio del Governo mira a preservare la sostenibilità della finanza pubblica e conseguire nel medio termine la riduzione del rapporto debito/PIL, avviando un percorso di crescita duratura, compatibile con le esigenze di sostenibilità ambientale e sociale.

Utilizzando appieno i margini di tolleranza previsti dal Patto di stabilità e crescita, il Governo ritiene occorra adottare una politica che garantisca da una parte la completa eliminazione dell’incremento dell’IVA previsto a legislazione vigente nel 2020 e, dall’altra, sia orientata alla riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, alle politiche per la famiglia, a sostenere investimenti per un crescita sostenibile, con particolare attenzione per la salvaguardia dell’ambiente, e al contrasto all’evasione fiscale.

Con la Relazione al Parlamento allegata alla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2019, il Governo ha chiesto l’autorizzazione a rimodulare il sentiero di avvicinamento all’obiettivo di medio termine (OMT). L’indebitamento netto nominale è pertanto fissato al -2,2 per cento del PIL nel 2020, al -1,8 per cento del PIL per il 2021 e al -1,4 per cento del PIL per il 2022. Il saldo netto da finanziare programmatico del bilancio dello Stato, in coerenza con il quadro delle compatibilità di finanza pubblica potrà aumentare fino a 79,5 miliardi di euro nel 2020, 56,5 miliardi nel 2021 e 37,5 miliardi nel 2022. Il corrispondente saldo netto da finanziare di cassa potrà aumentare fino a 129 miliardi di euro nel 2020, 109,5 miliardi nel 2021 e 87,5 miliardi nel 2022. Concorrono al conseguimento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica e al finanziamento degli interventi disposti con la presente manovra, oltre alle misure indicate in questo disegno di legge, le disposizioni del decreto legge del 26 ottobre 2019, n. 124 recentemente adottato dal Governo, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili.

La determinazione degli stanziamenti di bilancio a legislazione vigente tiene conto dal 2019 dei correttivi approvati, da ultimo, nel corso del 2018 alla riforma del bilancio che prevedono, in particolare, l’applicazione del nuovo meccanismo di registrazione contabile degli impegni di spesa, e la redazione del piano finanziario dei pagamenti in fase di previsione, volti a potenziare la fase di cassa del bilancio, nonché della revisione dei termini di conservazione dei residui passivi disposti con il decreto legge n. 32 del 2019. Le previsioni a legislazione vigente scontano inoltre il completamento del percorso di soppressione delle gestioni a contabilità speciali e la riformulazione dei principi contabili generali effettuata tramite il decreto correttivo n. 116 del 2018.

La manovra disposta con il disegno di legge di bilancio si compone delle modifiche e delle innovazioni normative della prima sezione e dei rifinanziamenti, definanziamenti e delle riprogrammazioni contenute nella seconda sezione. In termini di competenza, le disposizioni previste con la manovra di finanza pubblica comportano un peggioramento del saldo tendenziale del bilancio dello Stato di circa 20,1 miliardi nel 2020, 15,3 miliardi nel 2021 e 14,3 miliardi nel 2022. Per effetto delle disposizioni adottate è attesa una riduzione delle entrate per un importo pari a circa 15,4 miliardi nel 2020, circa 0,5 miliardi nel 2021 e un incremento di circa 5 miliardi nel 2022. Le spese aumentano di circa 4,7 miliardi nel 2020, 14,8 miliardi nel 2021 e 19,4 miliardi nel 2022. Le spese finali di competenza nel 2020 ammontano a circa 662,1 miliardi.

Le spese correnti sono pari a 529,6 miliardi (+0,4 per cento rispetto alla legislazione vigente), mentre quelle in conto capitale si attestano a 55,7 miliardi (+4,7 per cento rispetto alla legislazione vigente).

Tra i tanti provvedimenti è previsto il ritorno ai Comuni i 564 milioni tagliati nel 2014 e fino ad ora mai restituiti. L’ANCI ha espresso soddisfazione per questa decisione.

L’art. 8 del disegno di legge prevede anche contributi per gli investimenti degli enti territoriali.

Tra i principali interventi nell’ambito della spesa corrente assumono rilievo la previsione di nuovi stanziamenti da destinare alla riduzione del cuneo fiscale sui lavoratori dipendenti (per 3 miliardi nel 2020 e 5 miliardi dal 2021), all’attribuzione di rimborsi e premi a beneficio di soggetti che effettuano acquisti mediante l’utilizzo degli strumenti di pagamento elettronici (3 miliardi annui nel 2021 e nel 2022) e agli interventi per la famiglia e alle politiche di welfare. Tra questi ultimi è prevista la proroga di un anno per l’assegno di natalità (c.d. bonus bebè) con un finanziamento di 0,3 miliardi nel 2020 e 0,4 miliardi nel 2021.

È stabilizzato e contestualmente incrementato il contributo economico per il pagamento di rette degli asili nido pubblici e privati in favore delle famiglie con figli affetti da gravi patologie croniche (circa 0,2 miliardi di euro annui). Dal 2021 con l’istituzione di un apposito Fondo assegno universale e servizi alla famiglia, con una dotazione di circa 1 miliardo nel 2021 e 1,2 miliardi a decorrere dal 2022 si prevede la riorganizzazione degli istituti di sostegno e valorizzazione della famiglia mediante l’adozione di appositi provvedimenti normativi.

In ambito sociale viene istituito il Fondo per la disabilità e la non autosufficienza diretto a finanziare interventi di riordino delle politiche di sostegno alla disabilità e sono previste nuove risorse per i lavoratori disabili, il trasporto degli alunni con disabilità e il sostegno dei caregiver e degli audiolesi (complessivamente circa 838 milioni di euro nel triennio).Viene inoltre rifinanziato il Fondo per l’occupazione e la formazione (300 milioni annui) per sostenere i livelli occupazionali e per assicurare gli ammortizzatori sociali in deroga.

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