APPROVATA DALLA CAMERA LA LEGGE “SALVA MARE”- UN TEMA CHE INTERESSA TUTTI I COMUNI COSTIERI

Plastic water bottles pollution in ocean (Environment concept) (Plastic water bottles pollution in ocean

L’Assemblea della Camera, nella seduta del 24 ottobre 2019, ha approvato il disegno di legge del Governo A.C. 1939-A e abb., recante “Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell’economia circolare («legge salva mare»)”, che ora passa all’esame del Senato.

Il disegno di legge, composto da 14 articoli, detta disposizioni che comportano, tra l’altro, un parziale ed anticipato recepimento della nuova direttiva 2019/883/UE sugli impianti portuali di raccolta per il conferimento dei rifiuti delle navi (pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’UE del 7 giugno 2019 e che dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il 28 giugno 2021, il cui art. 2, in particolare, prevede l’inclusione, tra i rifiuti delle navi assoggettati alle disposizioni della direttiva, anche dei “rifiuti accidentalmente pescati”).

Nel corso dell’esame in sede referente, caratterizzato dallo svolgimento di un ciclo di audizioni informali, l’ambito di applicazione del disegno di legge è stato, inoltre, esteso al recupero di rifiuti anche nei fiumi, nei laghi e nelle lagune. Più in particolare, l’articolo 1 indica finalità e definizioni. Il comma 1 enuncia le finalità perseguite dal disegno di legge, consistenti nel contribuire al risanamento dell’ecosistema marino e alla promozione dell’economia circolare, nonché alla sensibilizzazione della collettività per la diffusione di modelli comportamentali virtuosi rivolti alla prevenzione del fenomeno dell’abbandono dei rifiuti in mare, nei laghi, nei fiumi e nelle lagune e alla corretta gestione degli stessi.

Il comma 2, oltre a richiamare l’applicabilità delle definizioni previste dal D.Lgs. 152/2006 (c.d. Codice dell’ambiente), dal D.Lgs. 182/2003 (di recepimento della direttiva 2000/59/CE relativa agli impianti portuali di raccolta per i rifiuti prodotti dalle navi ed i residui del carico) e dal D.Lgs. 4/2012 (recante “Misure per il riassetto della normativa in materia di pesca e acquacoltura”), introduce una serie di nuove definizioni. In particolare viene introdotta (dalla lettera a) dell’art. 1) la definizione di “rifiuti accidentalmente pescati” (d’ora in avanti, per comodità, indicati con l’acronimo RAP) che fa riferimento ai “rifiuti raccolti in mare, nei laghi, nei fiumi e nelle lagune dalle reti durante le operazioni di pesca e quelli raccolti occasionalmente in mare, nei laghi, nei fiumi e nelle lagune con qualunque mezzo”.

Viene inoltre introdotta (dalla lettera b) dell’articolo 1) la definizione di “rifiuti volontariamente raccolti” (d’ora in avanti indicati con l’acronimo RVR), da intendersi come i “rifiuti raccolti nel corso delle campagne di pulizia del mare, dei laghi, dei fiumi e delle lagune”.

L’audizione della Corte dei conti sulla nota di aggiornamento al DEF

La Corte dei conti è stata audita presso le Commissioni bilancio riunite di Camera dei deputati e Senato della Repubblica nell’ambito sulla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza.
La delegazione era composta dal Presidente della Corte dei conti, Angelo Buscema, dal Presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo Ermanno Granelli, dai Consiglieri Enrico Flaccadoro, Massimo Romano e Vincenzo Chiorazzo e dal Presidente di Sezione onorario Maurizio Pala.

https://www.corteconti.it/Download?id=454b9792-2afb-46a8-b965-1ce0eb452b06

Il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge contenente una serie di disposizioni per l’accelerazione e il completamento delle ricostruzioni in corso nei territori colpiti da eventi sismici (decreto-

Il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 22 ottobre, su proposta del Presidente Giuseppe Conte e del Ministro dell’economia e delle finanze Roberto Gualtieri, ha approvato un decreto-legge che introduce ulteriori interventi urgenti per l’accelerazione e il completamento delle ricostruzioni in corso nei territori colpiti da eventi sismici.

Tra le principali disposizioni previste, il testo dispone la proroga fino al 31 dicembre 2020 dello stato d’emergenza dichiarato in conseguenza del sisma che ha colpito i territori delle regioni Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo.

Inoltre, accogliendo le richieste manifestate dai territori interessati, il decreto prevede:

  • la riduzione del 60% degli importi da restituire in relazione alla c.d. “busta paga pesante”, ovvero il taglio degli oneri fiscali, previdenziali e assistenziali che erano stati sospesi dall’agosto del 2016 a tutto il 2017 e che non dovranno più essere restituiti in misura integrale ma limitata al 40%;
  • per la ricostruzione privata, una procedura accelerata per l’avvio dei lavori basata sulla certificazione redatta dai professionisti. Il controllo non verrà realizzato più a monte sul 100 % dei richiedenti, come avviene oggi, ma solo a campione sul 20 %. Restano fermi i controlli a campione a valle già oggi previsti dalla legge;
  • misure per agevolare l’approvazione dei progetti per la ricostruzione, regolando le modalità e le procedure per la copertura delle anticipazioni ai tecnici e ai professionisti del 50% dei loro onorari alla presentazione del progetto, con la previsione che per tali anticipazioni non possa essere richiesta alcuna garanzia;
  • per la ricostruzione degli edifici pubblici, l’attribuzione della priorità agli edifici scolastici che, se siti nel centro storico, dovranno essere ricostruiti nel luogo nel quale si trovavano, salvo impedimenti oggettivi; in ogni caso, la destinazione d’uso dell’area in cui sorgevano non potrà essere modificata;
  • per favorire lo smaltimento delle macerie, l’obbligo di aggiornamento da parte delle Regioni del piano per la gestione delle macerie e dei rifiuti, da effettuarsi entro il 31 dicembre 2019, al fine di individuare nuovi siti di stoccaggio temporaneo; in caso di inadempienza, l’aggiornamento sarà realizzato dal Commissario straordinario.

Sono previste, inoltre, misure anti-spopolamento volte a incentivare gli imprenditori a non abbandonare i territori, come l’estensione al territorio dei Comuni del Cratere della misura prevista a favore dei giovani imprenditori nel Mezzogiorno, denominata “Resto al Sud” e interventi finanziari a favore delle imprese agricole del territorio.

IL PARERE DEL CONSIGLIO DI STATO SULLE PROPOSTE DEL MINISTERO DELL’INTERNO PER ALCUNE MODIFICHE AL REGOLAMENTO PER LA SCELTA DEI REVISORI DEI CONTI DEGLI ENTI LOCALI

Il Consiglio di Stato, richiesto di parere dal Ministero dell’Interno in merito alla modifica del decreto in data 15 febbraio 2012, n. 23 («Regolamento adottato in attuazione dell’articolo 16, comma 25, del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, recante: «Istituzione dell’elenco dei revisori dei conti degli
enti locali e modalità di scelta dell’organo di revisione economico-finanziario»), nell’adunanza della Sezione Consultiva per gli atti normativi del 10 ottobre 2019 ha formulato un parere (2636) molto articolato sia sul potere del Ministero a modificare ulteriormente il regolamento, sia sotto l’aspetto procedurale (dato che non è stata sentita la Conferenza Stato Regioni ma solamente informata) che sui contenuti.

In particolare la sezione ha condiviso la creazione di una nuova fascia per i Comuni pari o superiori a 50.000 abitanti; al limite di acquisizione di incarichi (otto che comunque appaiono molti), anche se a parere della Sezione questa modifica esonderebbe dalla delega.

La Sezione ha ritenuto accettabile inoltre l’innalzamento dei requisiti per l’inserimento nell’albo ed ha condiviso l’inserimento di un algoritmo per l’estrazione a sorte.

La sezione infine ha ritenuto non pertinente l’inserimento nel nuovo regolamento di norme relative alla copertura finanziaria dei maggiori oneri derivanti dallo stesso.

Attività conoscitiva preliminare all’esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2019

Le Commissioni congiunte: 5a Commissione “Programmazione economica, bilancio” del Senato della Repubblica e V Commissione “Bilancio, tesoro e programmazione” della Camera dei Deputati si sono riunite il giorno 8 ottobre 2019 per l’audizione del Presidente dell’Istituto nazionale di statistica
Gian Carlo Blangiardo sulla nota di aggiornamento del DEF 2019.

Al riguardo il presidente dell’Istat dopo aver illustrato il quadro macroeconomico e gli obiettivi di finanza pubblica si è soffermato sulla vulnerabilità del mercato del lavoro.

Le maggiori vulnerabilità presenti sul mercato del lavoro italiano sembrano riguardare prevalentemente le donne, i giovani e il Mezzogiorno. In dieci anni la quota di donne tra gli occupati è passata dal 40,1 al 42,1%. Le donne occupate sono aumentate di circa mezzo milione (+5,4%), valore che sintetizza una dinamica stagnante negli anni della crisi (6 mila; +0,1% tra il 2008 e il 2013) e un deciso aumento tra il 2013 e il 2018 (492 mila; +5,3%). Ciononostante, nel nostro Paese ancora solo il 56,2% delle donne partecipa al mercato del lavoro e il tasso di occupazione non supera il 50%. Si tratta dei valori tra i più bassi, insieme a quelli della Grecia, tra i paesi dell’Unione europea dove il tasso di attività è pari al 68,3% e quello di occupazione al 63,4%. Il ruolo ricoperto in famiglia, in assenza di un adeguato sistema di sostegno, appare come uno dei fattori discriminante (insieme alla regione di residenza e al titolo di studio). Il rapporto tra il tasso di occupazione delle donne tra i 25 e i 49 senza figli e quello delle donne nella stessa fascia di età con figli non supera il 74%, valore tra l’altro in discesa negli ultimi 3 anni dopo il picco di quasi il 78% raggiunto nel 2015. Inoltre, tra il 2013 e il 2018 per le donne con figli tra 0 e 2 anni si è stimato un sostanziale arretramento nel tasso di occupazione (-5,1 punti per le donne in un nucleo monogenitore e -1,3 per le madri in coppia).
Per quanto riguarda i giovani, prosegue la diminuzione della loro incidenza sul totale degli occupati, riconducibile a diversi fattori, tra i quali il calo della popolazione giovane, l’allungamento dei percorsi di studio, le difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro dei più giovani, il progressivo invecchiamento di coorti numerose di popolazione, l’aumento dell’età al pensionamento. Il decennio ha visto aumentare la distanza fra giovani e adulti in termini di stabilità del lavoro: la quota di dipendenti a tempo indeterminato tra i giovani è scesa dal 61,4% del 2008 al 52,7% del 2018, mentre quella degli over 35 è aumentata di 1,1 punti attestandosi al 67,1%. Inoltre circa un terzo
dei 15-34enni occupati nel 2018 ha un lavoro a tempo determinato.
Nel decennio si sono ulteriormente ampliati i divari territoriali. Nel 2018 nel Centro-nord il recupero dell’occupazione, iniziato nel 2013, ha portato a un
aumento del numero di occupati rispetto al 2008 (384 mila, +2,3%), mentre nel Mezzogiorno il saldo è ancora ampiamente negativo (-260 mila; -4,0%).
Oltre al più forte aumento del lavoro a termine, la differenza nei livelli di crescita del Centro-nord è dovuta alla dinamica del lavoro permanente:
complessivamente nel Centro-nord vi sono 195 mila dipendenti a tempo indeterminato in più rispetto al 2008 (+1,8%) mentre nel Mezzogiorno ve ne
sono 273 mila in meno (-7,0%). Contestualmente è stato più forte nel Mezzogiorno il calo del lavoro a tempo pieno, la cui incidenza sul totale occupati è scesa dall’87,4 all’82,0%. Tale dinamica ha prodotto una ricomposizione del lavoro permanente nelle due ripartizioni per cui meno della metà degli occupati nel Mezzogiorno può contare su un lavoro stabile e a tempo pieno (48,8%, in calo di 5,5 punti percentuali), contro il 54% del Centro-nord (-2,6 punti percentuali). Benché in diminuzione, resta inoltre
molto più elevato nel Mezzogiorno il tasso di lavoro irregolare.

Il principio di rotazione si applica non solo agli affidamenti ma anche agli inviti nei contratti sotto soglia.

Il TAR della Regione Friuli Venezia Giulia in data 16 settembre 2019 ha emesso la sentenza n. 376 relativo al famoso principio della rotazione per gli affidamenti sottosoglia. ribadendone la validità non solo per quanto riguarda l’aggiudicazione ma anche per quanto concerne l’invito a partecipare.

Anzitutto il Collegio ha affermato che il caso all’esame appare sovrapponibile a quello, deciso con la pronuncia del Consiglio di Stato, sez. V, n. 3831 del 2019.

Al riguardo nella sentenza citata leggiamo che:

Giova anzitutto richiamare la norma di cui all’art. 36 del D.Lgs. n. 50 del 2016, secondo la quale “l’affidamento e l’esecuzione di lavori, servizi e forniture di importo inferiore alle soglie di cui all’articolo 35 avvengono nel rispetto dei principi di cui agli articoli 30, comma 1, 34 e 42, nonché del rispetto del principio di rotazione degli inviti e degli affidamenti e in modo da assicurare l’effettiva possibilità di partecipazione delle microimprese, piccole e medie imprese”.

Ebbene, nella citata pronuncia del Consiglio di Stato si osserva che “il principio ivi affermato mira ad evitare il crearsi di posizioni di rendita anticoncorrenziali in capo al contraente uscente (la cui posizione di vantaggio deriva soprattutto dalle informazioni acquisite durante il precedente affidamento) e di rapporti esclusivi con determinati operatori economici, favorendo, per converso, l’apertura al mercato più ampia possibile sì da riequilibrarne (e implementarne) le dinamiche competitive”.

Conseguentemente “il principio di rotazione si riferisce propriamente non solo agli affidamenti ma anche agli inviti, orientando le stazioni appaltanti nella fase di consultazione degli operatori economici da interpellare e da invitare per presentare le offerte ed assumendo quindi nelle procedure negoziate il valore di una sorta di contropartita al carattere “fiduciario” della scelta del contraente allo scopo di evitare che il carattere discrezionale della scelta si traduca in uno strumento di favoritismo.”

Inoltre, “risultano condivisibili i rilievi mossi all’operato dell’Amministrazione comunale, nella misura in cui non ha palesato le ragioni che l’hanno indotta a derogare a tale principio: ciò in linea con i principi giurisprudenziali per cui, ove la stazione appaltante intenda comunque procedere all’invito di quest’ultimo (il gestore uscente), dovrà puntualmente motivare tale decisione, facendo in particolare riferimento al numero (eventualmente) ridotto di operatori presenti sul mercato, al grado di soddisfazione maturato a conclusione del precedente rapporto contrattuale ovvero all’oggetto e alle caratteristiche del mercato di riferimento (ex multis: Cons. Stato, Sez. V, 13 dicembre 2017, n. 5854; id., Sez. V, 3 aprile 2018, n. 2079; id., Sez. VI, 31 agosto 2017, n. 4125)”.

Quanto al secondo motivo, la controinteressata stessa ammette (pag. 7 della memoria difensiva 6.9.2019) che il servizio di gestione dei combinatori telefonici con l’installazione della relativa SIM “risulta di fatto offerto e viene comunque già reso ed espletato nell’ambito del contratto attualmente in essere tra Comune di Pordenone e AMG. Seppur non conteggiato espressamente nell’offerta inoltre, questo costo risulta di minima e marginale e incidenza rispetto al costo complessivo del servizio”.

Anche la relativa censura è dunque fondata, perché l’offerta era dunque carente rispetto a questa, seppur marginale, prescrizione della lex specialis.

Quest’ultimo aspetto della presente vicenda – osserva il Collegio – in cui è emersa una vischiosità o “incrostazione” con l’appalto precedente, convince sull’opportunità del principio legislativo di rotazione volto ad evitare posizioni consuetudinarie e dominanti nei rapporti degli operatori economici con le amministrazioni.

Il ricorso è stato pertanto accolto.

LE STAZIONI APPALTANTI DEVONO VERIFICARE SE IL CCNL CHE LE IMPRESE APPLICHERANNO AL PERSONALE UTILIZZATO NELL’APPALTO OGGETTO DELLA GARA SIA COERENTE CON L’OGGETTO DELL’APPALTO STESSO.

L’art. 30, comma 4, del d.lgs. n. 50/2016, come modificato dal cd. correttivo di cui al d.lgs. n. 56/2017, stabilisce che “al personale impiegato nei lavori, servizi e forniture oggetto di appalti pubblici e concessioni è applicato il contratto collettivo nazionale e territoriale in vigore per il settore e per la zona nella quale si eseguono le prestazioni di lavoro stipulato dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e quelli il cui ambito di applicazione sia strettamente connesso con l’attività oggetto dell’appalto o della concessione svolta dall’impresa anche in maniera prevalente

Una impresa esclusa da una gara ha impugnato avanti al TAR della Lombardia, Milano gli atti di una gara indetta dal Comune di Milano ritenendo che la scelta del contratto collettivo da applicare non possa essere precostituita nel capitolato di gara ma che rientri nelle prerogative di organizzazione dell’imprenditore e nella libertà negoziale delle parti, con il limite però che esso risulti coerente con l’oggetto dell’appalto.

Per cui  l’omessa verifica dell’idoneità della tipologia di CCNL contenuto nell’offerta dell’impresa risultata aggiudicataria sarebbe in contrasto con il D.lgs 50/2015 ed anche con l’art. 36 della legge n. 300 del 1970, in quanto, se è vero che tale scelta rientra nelle prerogative imprenditoriali, è altrettanto vero che debba avvenire nel rispetto della coerenza del contratto con l’oggetto dell’appalto.

In altri termini, la scelta del contratto collettivo da applicare rientra nelle prerogative di organizzazione dell’imprenditore e nella libertà negoziale delle parti, con il limite però che esso risulti coerente con l’oggetto dell’appalto (in termini C.d.S., Sez. V, n. 932/2017; id., n. 1901/2016; C.d.S., Sez. III, n. 589/2016).

Pertanto il TAR ha accolto il ricorso dell’impresa ricorrente ritenendo che la stazione appaltante ha illegittimamente omesso di rilevare l’inidoneità del CCNL citato dalle imprese controinteressate, come efficacemente evidenziato da parte ricorrente.

Qui trovate la sentenza del TAR Lombardiam, Milano, Sez. IV, n. 207572019:

LA COMMISSIONE TRASPORTI DELLA U.E. INVESTIRA’ 117 MILIONI DI EURO IN INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITA’ SOSTENIBILE

L'UE sta investendo oltre 117 milioni di euro in 39 progetti di trasporto chiave che aiuteranno a costruire collegamenti mancanti in tutto il continente, concentrandosi su modalità di trasporto sostenibili. I progetti ridurranno il rumore generato dai treni merci, svilupperanno e miglioreranno i collegamenti ferroviari transfrontalieri e aggiorneranno le infrastrutture cruciali nei porti. Saranno sostenuti attraverso il meccanismo per collegare l'Europa (CEF), il meccanismo finanziario dell'UE a sostegno delle infrastrutture di trasporto.

Il commissario europeo per i trasporti Violeta Bulc ha dichiarato: "Stiamo mantenendo i nostri impegni per rendere i trasporti più sostenibili, più sicuri e più intelligenti. La decisione odierna dà un ulteriore impulso alla transizione verso la mobilità a basse emissioni in tutta Europa, a partire dalle nostre ferrovie e dai nostri porti. ”

Otto progetti contribuiscono a ridurre il rumore del trasporto ferroviario di merci nell'UE potenziando i sistemi di frenatura dei vagoni ferroviari. I freni più silenziosi ed efficienti comportano migliori prestazioni energetiche dei treni, ma anche migliori condizioni di vita per coloro che vivono nelle vicinanze dei binari ferroviari. Nell'ambito di questi otto progetti verranno potenziati quasi 75.000 vagoni ferroviari merci.

Inoltre, l'invito sostiene anche progetti di infrastrutture ferroviarie finalizzati al potenziamento delle linee ferroviarie esistenti, come l'elettrificazione della linea dall'Austria al confine ungherese (2,9 milioni di € per gli studi) o la sezione transfrontaliera della linea tra Brema (Germania) e Groeningen (Paesi Bassi) per un sostegno dell'UE pari a 12,7 milioni di euro.

Infine, un folto gruppo di progetti prevede il potenziamento delle infrastrutture all'interno dei porti dell'UE per favorire la multimodalità e ridurre le emissioni di inquinanti e gas a effetto serra. Nel porto di Oulu (Finlandia) l'UE sosterrà l'estensione e la costruzione di binari ferroviari e di una banchina per ospitare treni più lunghi (2,1 milioni di euro), mentre nel porto di Civitavecchia (Italia) l'ultimo miglio della ferrovia sarà potenziato e collegato direttamente alla rete transeuropea di trasporto (TEN-T) grazie a un sostegno del valore di 3,8 milioni di euro.

LA PREMESSA DEL MINISTRO GUALTIERI AL DEF

Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato la Nota di aggiornamento al DEF (detta anche “NADEF” per brevità). Il DEF, cioè il documento che contiene le intenzioni di spesa e le previsioni di crescita e di indebitamento del governo, insieme alla descrizione sommaria delle principali misure che il governo stesso intende introdurre, si presenta ad aprile, mentre la nota di aggiornamento al DEF si presenta dopo l’estate.

Il Ministro dell’Economia e delle Finanze Gualtieri ha scritto la seguente premessa:

Negli ultimi quindici mesi l’Italia ha attraversato una fase complessa, in cui forti turbolenze internazionali si sono assommate ad un’accentuata discontinuità nella politica nazionale e nelle scelte economiche più importanti. Il nuovo Governo
si è da poco insediato in un contesto di bassa crescita e persistente disagio sociale.
Nonostante le importanti misure adottate negli ultimi tempi, le disuguaglianze all’interno della nostra società restano acute e le sfide che dobbiamo affrontare sono difficili. Ciononostante, la resilienza che l’Italia ha mostrato anche nei
momenti più delicati a livello economico, finanziario ed istituzionale fornisce una
solida base di partenza. Le tensioni sui mercati finanziari interni sono rientrate e l’Unione Europea sembra aver recuperato una maggiore unità d’intenti per rispondere alle sfide interne ed esterne.
In questo contesto, l’Italia può e deve fornire un contributo determinante alla ripresa di un sentiero di sviluppo inclusivo e sostenibile a livello europeo. Il nuovo Governo è stato formato con rapidità e si è trovato a dover aggiornare il DEF e impostare l’imminente sessione di bilancio in tempi strettissimi.

Pertanto il presente Documento si concentra sui punti più importanti della strategia di politica
economica e di riforma del nuovo Governo. Pur rinviando al prossimo Programma Nazionale di Riforma una trattazione più completa di tutti gli aspetti di tale strategia, siamo convinti di poter imprimere un cambio di passo alla politica
economica già con la prossima Legge di Bilancio e che si sia aperta un’opportunità di disegnare riforme incisive e preparare un vero rilancio dell’economia italiana.
La bassa crescita dell’economia italiana è il portato di problemi strutturali oramai di lunga data, così come di fattori più recenti. Tra questi, i venti
protezionistici, che danneggiano in primis paesi aperti al commercio estero come l’Italia, le tensioni internazionali e il rallentamento di importanti economie emergenti. Le fibrillazioni del quadro politico interno hanno concorso all’indebolimento di consumi e investimenti, e quindi del tasso di crescita dell’economia.
Il peggioramento del quadro macroeconomico e alcune politiche di spesa particolarmente onerose hanno, infatti, messo pressione sul bilancio pubblico, per compensare la quale la scorsa Legge di bilancio ha incrementato ulteriormente le
clausole IVA per oltre 23 miliardi nel 2020 e quasi sei nell’anno successivo. Infine e di conseguenza, il peggioramento delle prospettive economiche e i ricorrenti dubbi sull’adesione alla moneta unica da parte di alcuni esponenti politici hanno contribuito a ridurre la fiducia degli investitori, portando a un significativo aumento del costo del debito pubblico, la componente più improduttiva della spesa.

Anche sotto questo punto di vista è stato importante evitare la procedura per disavanzo eccessivo.
In questo contesto, il nuovo Governo si pone l’obiettivo di rilanciare la crescita assicurando allo stesso tempo l’equilibrio dei conti pubblici e una partecipazione propositiva al progetto europeo. Le linee di politica economica saranno volte a rafforzare la congiuntura così come ad aumentare il potenziale di crescita dell’economia italiana, che da almeno due decenni soffre di una bassa dinamica della produttività e di una altrettanto insoddisfacente crescita demografica.
Un Green New Deal italiano ed europeo, orientato al contrasto ai cambiamenti climatici, alla riconversione energetica, all’economia circolare, alla protezione dell’ambiente e alla coesione sociale e territoriale, sarà il perno della strategia di
sviluppo del Governo. Esso si inserirà nell’approccio di promozione del benessere
equo e sostenibile, la cui programmazione è stata introdotta in Italia in anticipo sugli altri paesi europei e che il Governo intende rafforzare in tutte le sue dimensioni.
Strumentali a tali obiettivi sono (i) l’aumento degli investimenti pubblici e privati, con particolare enfasi su quelli volti a favorire l’innovazione, la
sostenibilità ambientale e a potenziare le infrastrutture materiali, immateriali e sociali, a partire dagli asili nido; (ii) la riduzione del carico fiscale sul lavoro; (iii) un piano organico di riforme volte ad accrescere la produttività del sistema
economico e a migliorare il funzionamento della pubblica amministrazione e della giustizia; iv) il contrasto all’evasione fiscale e contributiva e la digitalizzazione dei sistemi di pagamento, così da assicurare maggiore equità tra i contribuenti, ma
anche un migliore funzionamento dei mercati dei prodotti e dei servizi e (v) politiche per ridurre la disoccupazione, a partire da quella giovanile e femminile, e le diseguaglianze sociali, territoriali e di genere, anche attraverso un miglioramento della qualità dei servizi pubblici.
In questa prospettiva, nella prossima Legge di bilancio saranno aumentati gli investimenti pubblici e il Governo si impegnerà per accelerarne l’attuazione.
Inoltre, verranno introdotti due nuovi fondi di investimento, assegnati a Stato e Enti territoriali, per un ammontare complessivo di almeno 50 miliardi su un orizzonte pluriennale, che si affiancheranno e daranno continuità ai fondi costituiti con le ultime tre Leggi di bilancio. Le risorse saranno assegnate per attivare progetti di rigenerazione urbana, di riconversione energetica e di incentivo all’utilizzo di fonti rinnovabili.
Gli investimenti pubblici verranno destinati anche alla riduzione del divario tra il Sud e il Nord del paese, che è questione centrale della strategia di politica economica del Governo. Senza un recupero del Mezzogiorno e senza la sua integrazione nelle dinamiche più vivaci del tessuto produttivo e sociale del Paese l’economia italiana non potrà raggiungere il suo potenziale di crescita sostenibile.
Come si è detto, la strategia di lungo termine punta ad accrescere la produttività dell’intero sistema economico, rendere più facile e attraente investire
in Italia per le imprese nazionali ed estere, e far sì che i giovani trovino adeguate opportunità di lavoro e che le loro esperienze all’estero, di per sé positive, non diventino una scelta permanente e quindi una perdita per l’economia e la società
italiana.
Un’economia avanzata si basa anche su un sistema finanziario moderno, efficiente e trasparente. Negli ultimi anni sono state affrontate le crisi bancarie
più acute salvaguardando gli interessi dei piccoli risparmiatori. Le banche hanno dismesso una quota rilevante dei crediti in sofferenza e il tasso di deterioramento del credito è sceso ai livelli pre-crisi. La sfida è ora quella di promuovere un
ulteriore rafforzamento del settore bancario e ampliare gli altri canali di accesso al credito e al mercato dei capitali per le piccole e medie imprese,
accompagnandole nel processo di crescita e di internazionalizzazione. Il Governo si impegnerà in tal senso seguendo una strategia coerente con le regole europee e con un deciso sostegno al completamento dell’Unione del mercato dei capitali
La politica economica del Governo si svilupperà lungo un orizzonte pluriennale, anche alla luce dell’esigenza di porre il debito pubblico in rapporto al PIL lungo un sentiero di chiara riduzione. Il calo del rapporto debito/PIL verrà perseguito in primo luogo grazie alla graduale convergenza del deficit verso l’obiettivo di medio termine, alla ripresa economica, alla riduzione del costo di finanziamento del debito e a un realistico programma di privatizzazioni.
Il consolidamento di bilancio del prossimo triennio avrà come obiettivo prioritario evitare l’inasprimento della pressione fiscale prevista dalla legislazione vigente. In questo primo esercizio, oltre ad evitare l’aggravio di 23 miliardi di IVA
sui consumi e da ultimo sulla crescita e l’occupazione, l’esecutivo intende iniziare
ad alleggerire il carico fiscale sul lavoro, rifinanziare gli investimenti pubblici e
facilitare l’accesso delle famiglie all’istruzione prescolare.
La composizione della prossima legge di bilancio e di quelle successive sarà improntata al rilancio della crescita e dell’occupazione, all’equità ed inclusione sociale e alla sostenibilità ambientale. Per raggiungere questi obiettivi si agirà sulla revisione della spesa, sulle agevolazioni fiscali e sulla lotta all’evasione. Si tratta di un compito impegnativo dato l’elevato onere a cui sono sottoposte le famiglie e le imprese che non evadono il fisco e data la difficoltà di attuare un’efficace revisione e riqualificazione della spesa in tempi limitati.
La strategia di politica economica dell’Italia avrà una forte proiezione europea. Il Governo intende sostenere lo sviluppo e il rilancio del processo di
integrazione nella direzione della crescita, della sostenibilità e dell’inclusione. La partecipazione dell’Italia all’Unione economica e monetaria è essenziale per la stabilità e il benessere del paese. La resilienza dell’area euro durante la crisi,
grazie in particolare al ruolo cruciale svolto dalla Banca centrale europea nel preservarne l’integrità, è stato un fattore decisivo per la tenuta dell’Italia. Al tempo stesso, l’incompiutezza dell’Unione economica e monetaria e i limiti e l’asimmetria delle regole fiscali hanno concorso a prolungare l’impatto della crisi e a inasprire il percorso di aggiustamento per paesi come l’Italia.
Nell’attuale fase economica è particolarmente importante che l’Unione Europea si doti di strumenti adeguati ad affrontare non solo l’indebolimento ciclico dell’economia, ma anche le sfide della crescita inclusiva e sostenibile. In
particolare, un’intonazione espansiva della politica di bilancio aggregata dell’area euro, che appare un necessario complemento alla politica monetaria accomodante perseguita dalla Banca Centrale Europea, dovrebbe accompagnarsi alle necessarie
riforme volte all’approfondimento dell’Unione economica e monetaria: l’introduzione di una capacità di bilancio dell’area euro a sostegno degli
investimenti e della stabilizzazione macroeconomica; il miglioramento e la
semplificazione del Patto di stabilità e crescita per favorire gli investimenti e assicurarne la funzione anticiclica; il completamento dell’Unione bancaria a
partire dall’introduzione di una garanzia europea dei depositi; il contrasto all’elusione e all’evasione fiscale e alla concorrenza sleale fra sistemi impositivi nazionali all’interno del mercato unico. Lungo queste linee l’Italia intende esprimere un nuovo protagonismo e una capacità di proposta e di iniziativa.
Abbiamo dunque di fronte a noi delle sfide impegnative e un programma ambizioso, che vogliamo realizzare attraverso un coinvolgimento attivo dei cittadini e delle forze sociali, produttive e intellettuali del paese. Ci sostiene la convinzione che l’Italia disponga di un grande capitale umano e di un tessuto industriale che negli ultimi anni ha ripreso a crescere e ad investire, nonché di una
situazione finanziaria che, pur caratterizzata da un elevato debito pubblico, è notevolmente migliorata negli ultimi anni, particolarmente in termini di posizione netta sull’estero.

LA CARTA DI AGRIGENTO “LA CULTURA COME VINCOLO DI COESIONE”

Agrigento – La Valle dei Templi

La Commissione Politica sociale, istruzione, occupazione, ricerca e cultura del Comitato delle Regioni della U.E. ha deciso proporre la “Carta di Agrigento”  come nuova agenda europea per la Cultura.

Lo ha annunciarlo il presidente del Consiglio nazionale Anci e capo della delegazione italiana al Comitato delle Regioni.

La Carta di Agrigento, sottoscritta da centinaia di sindaci, dai presidenti delle regioni italiane, sarà presentata nelle prossime settimane a Roma in un evento organizzato dall’ Anci.

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