PROVINCE E COMUNI SONO CHIAMATI A GESTIRE UNA GROSSA FETTA DEL PNRR

ANCI e UPI seguono con attenzione il processo per l’attuazione del Piano di Ripresa e Resilienza che coinvolge la responsabilità diretta delle strutture operative coinvolte di Province e Comuni per la realizzazione degli investimenti e delle riforme entro i tempi concordati la gestione regolare, corretta ed efficace delle risorse.

Secondo l’ANCI si tratta complessivamente di 43 miliardi di euro.

L’UPI, in occasione della propria audizione in Parlamento, con un proprio documento ha sottolineato sin dal gennaio scorso come il PNRR abbia l’ambizione di affrontare dei nodi strutturali per lo sviluppo del Paese, recuperando i ritardi accumulati nel tempo, ma per raggiungere i suoi obiettivi deve essere accompagnato da azioni trasversali tra le quali è prioritaria la riforma amministrativa.

Sempre secondo l’UPI c’è bisogno di una semplificazione dell’organizzazione e delle procedure amministrative che metta in condizione tutta la pubblica amministrazione di migliorare la capacità di progettazione e realizzazione degli investimenti.

In questa prospettiva, dopo anni di destrutturazione del sistema amministrativo locale, per l’UPI è necessaria e urgente una revisione del TUEL che restituisca forza alle Province e le valorizzi come istituzioni di semplificazione del governo del territorio, ricostruendo un sistema di governo locale funzionale e rispondente ai bisogni delle comunità.

I tempi stringono e da più parti sono stati manifesti dubbi sulla capacità di molti enti locali, pecie i più piccoli, ma anche quelli di medie dimensioni, a gestire questa massa di progetti a causa dei tagli subiti in questi anni sul fronte delle risorse umane, ma talora anche per una loro scarsa qualificazione e inadeguatezza ad affrontare la complessità delle richieste previste per la gestione dei fondi europei, ma anche quelli del fondo complementare finanziato dallo Stato italiano.

Su questi temi sono al lavoro Palazzo Chigi e il Ministro Brunetta.

Per la formazione e/o l’aggiornamento del personale è stata prevista addirittura la creazione di una apposita struttura, mentre esiste da anni la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione che è specializzata in questo campo anche se potrà essere rinforzata con docenti per materie specifiche.

La Corte dei conti preoccupata di possibili problemi che potrebbero sorgere nella gestione di questa massa di denaro ha pubblicato un proprio quaderno che allego.

LA CORTE DEI CONTI NON CONDIVIDE LE SANATORIE DISPOSTE DAL GOVERNO PER CANCELLARE IMPOSTE E TASSE NON PAGATE

Corte dei conti, prima sede a Torino dal 1859 al 1862

Le Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei conti hanno inviato una Memoria alle Commissioni riunite 5^ (Programmazione economica e bilancio) e 6^ (Finanze e tesoro) del Senato della Repubblica, nell’ambito delle audizioni previste in sede di conversione in legge del d.l. 22 marzo 2021, n. 41, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizio territoriali connesse all’emergenza da Covid-19 (A.S. 2144).

Il decreto interviene a favore degli operatori economici con ulteriori slittamenti nei tempi di pagamento di debiti fiscali e l’annullamento di quelli di importo limitato, risalenti al decennio 2000-2010.

Questa scelta, per la Corte, seppur giustificabile, “non appare condivisibile” sia perché incide in modo significativo sulla futura azione di riscossione dei crediti pubblici ritardando attività operative fortemente condizionate dal requisito della tempestività, sia perché, si risolve “in un beneficio erogato a un vastissimo numero di soggetti, molti dei quali presumibilmente non colpiti sul piano economico dalla crisi”, generando “disorientamento e amarezza per coloro che tempestivamente adempiono e può rappresentare una spinta ulteriore a sottrarsi al pagamento spontaneo per molti altri”.

LE IDEE DI DRAGHI PER LA RIPRESA DELL’ECONOMIA INTERESSANO ANCHE I COMUNI

L’epidemia ha creato una serie di gravissimi problemi per la salute umana e per l’economia del nostro Paese; la scelta del Presidente Mattarella di affidare l’incarico al prof. Draghi è senza dubbio basata sulle sue capacità già dimostrate a livello nazionale ed europeo, ma per quanto riguarda la situazione emergenziale in cui ci troviamo è possibile leggere le sue proposte pubblicate il 25 marzo 2020 in un suo articolo apparso sul Financial Times che all’epoca sentì molti economisti per dare un contributo a risolvere la crisi mondiale:

  • Per evitare una depressione prolungata e danni irreparabili, bisogna aumentare in maniera significativa il debito pubblico.
  • La perdita di reddito nel settore privato, e tutti i debiti che saranno contratti per compensarla, devono essere assorbiti, totalmente o in parte, dai bilanci del governo;
  • E’ compito dello Stato usare il proprio bilancio per proteggere cittadini ed economia dallo shock di cui il il settore privato non è responsabile né in grado di assorbirlo;
  • Gli Stati hanno sempre fatto fronte in tempi di emergenza ai problemi finanziari: si pensi alle guerre mondiali, quando lo sforzo bellico fu finanziato da un aumento del debito;
  • La priorità non deve essere solamente fornire un reddito di base a chi perde il lavoro, ma si devono innanzitutto proteggere le persone dal rischio di perdere il lavoro; se questo non sarà fatto sarà indebolito tutto il sistema;
  • I sussidi all’occupazione e alla disoccupazione e il rinvio delle scadenze delle tasse sono una buona cosa, ma serve sostegno immediato alle imprese in termini di liquidità, di modo che le aziende possano coprire le proprie spese e proseguire la loro attività;
  • Bisogna mobilitare la totalità del sistema finanziario: i mercati obbligazionari, principalmente per le grandi società, i sistemi bancari e, in alcuni Paesi, anche i sistemi postali;
  • Tutto questo va fatto subito evitando ritardi burocratici;
  • Le banche devono prestare rapidamente fondi costo zero alle aziende disposte a salvare posti di lavoro, diventando in questo modo un veicolo per la politica pubblica; il capitale di cui hanno bisogno per svolgere questo compito deve essere fornito dal governo sotto forma di garanzie statali su tutti gli scoperti o prestiti aggiuntivi;
  • Per evitare il fallimento delle aziende, o i governi compenseranno direttamente le spese di chi si indebita, oppure dovranno compensare le garanzie degli insolventi.

Secondo Draghi l’alternativa – una distruzione permanente della capacità produttiva e quindi della base fiscale – sarebbe molto più dannosa per l’economia e alla fine per il credito pubblico.

Sono tutte idee più che condivisibili che se messe in pratica con decisione potranno salvare il nostro Paese e accompagnarlo verso una ripresa stabile.

Qui il link con l’articolo del Financial Times:

https://www.ft.com/content/c6d2de3a-6ec5-11ea-89df-41bea055720b

SECONDO LA CORTE DEI CONTI L’ITALIA E’ IN QUARTO PAESE CONTRIBUTORE DELLA UE, MA NON E’ IN GRADO DI UTILIZZARE I FONDI

La Sezione di Controllo per gli affari Comunitari e internazionali della Corte dei conti nell’adunanza del 15 gennaio scorso ha adottato la delibera n. 15 con cui ha approvato la Relazione annuale 2020.

Dal Comunicato dell’Ufficio Stampa della Corte si apprende che il differenziale che si riscontra tra versamenti da parte dell’Italia, a titolo di risorse proprie, al bilancio europeo per l’anno 2019 (16,8 miliardi di euro, -1,4 miliardi rispetto al 2018) e risorse assegnate all’Italia (11,2 miliardi, in aumento di circa 1 miliardo, +10,3%, rispetto al 2018), ancorché in diminuzione rispetto al dato del 2018, conferma che il livello totale dei flussi verso l’UE nel 2019 è uno dei più alti degli ultimi sette anni.

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L’INDICE DI AUTONOMIA FINANZIARIA DEI COMUNI

In questi giorni si stanno insediando i Consigli comunali eletti nella tornata elettorale del 20 e 21 settembre.

Purtroppo molti candidati, pur essendo stati eletti sono finiti all’opposizione.

Non è un problema, si tratta solo di lavorare sodo per mettere a nudo tutti gli errori della maggioranza facendosi conoscere dai cittadini che dovranno capire chi è competente e chi no.

Una delle prime cose da fare è studiare a fondo il rendiconto dell’anno 2019 e verificare il dato dell’autonomia finanziaria del Comune.

Si tratta di un dato che serve a misurare fino a che punto il Comune è in grado di fare fronte autonomamente alle proprie necessità senza ricorrere ai trasferimenti dello Stato, della Regione e altri enti pubblici. L’indicatore considera la quota di entrate proprie sul totale delle entrate correnti del Comune.

Viene calcolato in percentuale: maggiore è la percentuale, più elevata è l’autonomia di cui gode il Comune nelle sue scelte di bilancio.

Criterio contabile: competenza calcolato nel bilancio consuntivo.

La Formula è la seguente: [Entrate tributarie (Titolo I) + Entrate extratributarie (Titolo III) / Totale entrate correnti (Titolo I + Titolo II + Titolo III)] * 100.

Ad esempio il Comune di Trieste ha un bilancio di esercizio 2019 di € 465.963.346.

Il totale di entrate tributarie ed extratributarie è stato di € 168.358.138, mentre il totale delle entrate dei titoli I,II (i trasferimenti da Stato, Regione, Europa ed altri enti sono stati di € 151.977.758) e III è stato di € 320.335.896 per cui la percentuale è di 52,55.

DDL BILANCIO 2021 E DOCUMENTO PROGRAMMATICO DI BILANCIO (DPB)

Il Consiglio dei Ministri si è riunito domenica 18 ottobre 2020, alle ore 1.05 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente Giuseppe Conte. Segretario il Sottosegretario alla Presidenza Riccardo Fraccaro.

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze Roberto Gualtieri, ha approvato il disegno di legge recante il Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2021 e il bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023.

Il provvedimento trova la sua traduzione sul piano contabile nel Documento programmatico di bilancio per il 2021 che viene quindi trasmesso alla Commissione europea.

Il disegno di legge prevede una significativa espansione fiscale e contiene importanti provvedimenti che rappresentano la prosecuzione delle misure intraprese sinora per proteggere la salute dei cittadini e garantire la sicurezza e la stabilità economica del Paese. Allo stesso tempo, vengono messe in campo le risorse necessarie per garantire il rilancio del sistema economico, attraverso interventi su fisco, investimenti, occupazione, scuola, università e cultura.

Di seguito, i punti principali del provvedimento:

  1. FAMIGLIE: viene finanziata a partire da luglio 2021 una grande riforma per le famiglie, con l’introduzione dell’assegno unico che viene esteso anche agli autonomi e agli incapienti. Viene inoltre prolungata la durata del congedo di paternità.
  2. MEZZOGIORNO: viene portata a regime la fiscalità di vantaggio per il Sud con uno stanziamento di 13,4 miliardi nel triennio 2021-2023 e prorogato per il 2021 il credito di imposta per gli investimenti nelle Regioni del Meridione.
  3. CUNEO FISCALE: con circa 1,8 miliardi di euro aggiuntivi, per uno stanziamento annuale complessivo di 7 miliardi, viene portato a regime il taglio del cuneo per i redditi sopra i 28.000 euro.
  4. RIFORMA FISCALE: vengono stanziati 8 miliardi di euro annui a regime per la riforma fiscale, che comprende l’assegno unico, ai quali si aggiungeranno le risorse derivanti dalle maggiori entrate fiscali che confluiranno nell’apposito fondo “per la fedeltà fiscale”.
  5. GIOVANI: vengono azzerati per tre anni i contributi per le assunzioni degli under-35 a carico delle imprese operanti su tutto il territorio nazionale.
  6. MISURE DI SOSTEGNO ALL’ECONOMIA: viene istituito un fondo da 4 miliardi di euro a sostegno dei settori maggiormente colpiti durante l’emergenza COVID. Viene prorogata la moratoria sui mutui e la possibilità di accedere alle garanzie pubbliche fornite dal Fondo Garanzia PMI e da SACE. Viene fornito un sostegno aggiuntivo alle attività di internazionalizzazione delle imprese, con uno stanziamento di 1,5 miliardi di euro. Vengono prorogate le misure a sostegno della ripatrimonializzazione delle piccole e medie imprese.
  7. LAVORO E PREVIDENZA: vengono finanziate ulteriori settimane di Cig COVID, con lo stesso meccanismo che prevede la gratuità della Cassa per chi ha registrato perdite oltre una certa soglia. Vengono prorogate le misure Ape Social e Opzione Donna.
  8. TRASPORTI PUBBLICI: con fondi aggiuntivi da utilizzare nei primi mesi del 2021, vengono incrementate le risorse per il trasporto pubblico locale, in particolare modo quello scolastico.
  9. SCUOLA, UNIVERSITÀ E CULTURA: viene finanziata con 1,2 miliardi di euro a regime l’assunzione di 25.000 insegnanti di sostegno e vengono stanziati 1,5 miliardi di euro per l’edilizia scolastica. È previsto un contributo di 500 milioni di euro l’anno per il diritto allo studio e sono stanziati 500 milioni di euro l’anno per il settore universitario. Sono destinati 2,4 miliardi all’edilizia universitaria e ai progetti di ricerca. Vengono inoltre destinati 600 milioni di euro all’anno per sostenere l’occupazione nei settori del cinema e della cultura.

IL DECRETO DEL MINISTERO DELL’INTERNO CON I PARAMETRI PER I PICCOLI COMUNI CHE POSSONO BENEFICIARE DEI FINANZIAMENTI (L. 158/2017)

Comune di Bassiano (LT) ab. 1477

Il Ministero dell’Interno in base alla legge 6 ottobre 2017, n. 158, recante «Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni», ha approvato in data 10 agosto un decreto per la definizione dei parametri per la determinazione delle tipologie dei piccoli comuni che possono beneficiare dei finanziamenti previsti dalla citata legge 158 del 2017 (g.u. 213 del 27 agosto 2020).

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LE NUOVE MISURE URGENTI PER IL SOSTEGNO E IL RILANCIO DELL’ECONOMIA E PER GLI ENTI TERRITORIALI

Il Consiglio dei Ministri, riunitosi il giorno 7 agosto, su proposta del Presidente Giuseppe Conte e del Ministro dell’economia e delle finanze Roberto Gualtieri, ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell’economia. Con il decreto, il Governo ha stanziato ulteriori 25 miliardi di euro, da utilizzare per proseguire e rafforzare l’azione di ripresa dalle conseguenze negative dell’epidemia da COVID-19 e sostenere lavoratori, famiglie e imprese, con particolare riguardo alle aree svantaggiate del Paese.
Con il decreto, le risorse complessive messe in campo per reagire all’emergenza arrivano a 100 miliardi di euro, pari a 6 punti percentuali di PIL.
Di seguito le principali misure previste nei vari ambiti di intervento.

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IL CIAE PER LA GESTIONE DEI FONDI EUROPEI SARA’ AFFIANCATO DA UNA TASK FORCE COMPOSTA DAL NUCLEO DI VALUTAZIONE E DA UNA CABINA DI REGIA

Si è riunito il 29 luglio a Palazzo Chigi il Comitato Interministeriale per gli Affari Europei.
I lavori sono stati presieduti dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e organizzati dal Ministro Vincenzo Amendola con la presenza dei ministri interessati. All’ordine del giorno: lo stato dei negoziati sul Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) e la proposta per il rilancio dell’economia post Covid 19, il Next Generation EU.

Per la gestione dei fondi europei il CIAE sarà affiancato da una task force tecnica composta dal Comitato tecnico di valutazione – già previsto dal decreto istitutivo del Ciae – e da una cabina di regia parallela, con membri scelti anche da Regioni ed enti locali.

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LE CONSIDERAZIONI FINALI DEL GOVERNATORE VISCO

Ieri 29 maggio si è tenuta, come di consueto, l’Assemblea annuale della Banca d’Italia, in occasione della quale il Governatore Visco ha letto la sua Relazione seguita da un pubblico, limitato numericamente, a causa dell’epidemia, ma di elevata qualità.
Riporto qui le conclusioni del Governatore Visco:

“Stiamo attraversando la più grande crisi sanitaria ed economica della storia recente. Da noi, come in molti altri paesi, medici e infermieri hanno dovuto sostenere una pressione senza precedenti. Grazie al loro impegno, prestato in condizioni difficilissime, si sono scongiurate conseguenze ancora peggiori. Ai molti che in questo sforzo sono stati colpiti, alle vittime tutte di questa tragedia, ai loro familiari va il nostro primo pensiero.
La risposta delle politiche economiche, in Italia come nel resto del mondo, ha anzitutto mirato a governare l’emergenza sanitaria e a contenere la diffusione del virus anche con drastici provvedimenti di chiusura. Interventi di bilancio di dimensioni straordinarie hanno portato sollievo a famiglie e imprese colpite nel lavoro, nella produzione, nel reddito. Se non frenata da tali misure, e da quelle, pure ingenti e tempestive, di politica monetaria, una crisi così profonda avrebbe avuto ripercussioni ancora più dolorose sul tessuto produttivo e sulla società tutta. Ma come il “distanziamento sociale” appiattisce la curva dei contagi senza eliminare il virus, così le misure di sostegno contribuiscono a diluire nel tempo e ad attutire le conseguenze della crisi senza eliminarne le cause.
L’incertezza oggi è forte; riguarda non solo l’evoluzione della pandemia ma anche gli effetti sui nostri comportamenti, sulle abitudini di consumo, sulle decisioni di risparmio. Ci si chiede quali nuovi bisogni si affermeranno e quali consuetudini saranno definitivamente superate. E ci si interroga sulle possibili conseguenze, oltre il breve periodo, per l’organizzazione della società e dell’attività produttiva.
Nei prossimi mesi il recupero della domanda avverrà con lentezza. Bisognerà evitare comportamenti imprudenti e mantenere alta l’attenzione per evitare che tornino a salire le probabilità di contagio. Il sistema produttivo dovrà garantire condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro e far fronte a cambiamenti nelle catene globali del valore; l’offerta sarà riqualificata per soddisfare le mutate esigenze della clientela; saranno rivisti i programmi di investimento. Durante questa transizione potrà ridursi l’occupazione e potranno protrarsi le situazioni di sospensione dal lavoro; ne saranno frenati i consumi, che risentiranno anche del possibile aumento del risparmio precauzionale dovuto ai timori sulle prospettive, non solo economiche. Potrà crescere il disagio sociale; le misure di bilancio mirano a contenerlo.
Con il dissiparsi della pandemia potremo ritrovarci in un mondo diverso.
Se intuiamo, in modo impreciso, e contrastiamo, con forza, la gravità delle conseguenze sociali ed economiche nel breve periodo, per quelle a più lungo termine possiamo solo riconoscere di “sapere di non sapere”. È molto difficile prefigurare quali saranno i nuovi “equilibri” o la nuova “normalità” che si andranno determinando, posto che sia possibile parlare di equilibri e normalità. Per affrontare tanta incertezza è però cruciale, oggi ancora più di prima, che siano rapidamente colmati i ritardi e superati i vincoli già identificati da tempo. Oggi più di prima, perché una cosa è sicura: finita la pandemia avremo livelli di debito pubblico e privato molto più alti e un aumento delle disuguaglianze, non solo di natura economica. Solo consolidando le basi da cui ripartire sarà possibile superare con successo le sfide che dovremo affrontare.
Lo sconvolgimento causato dalla pandemia ha natura diversa da quello di una guerra mondiale ed è arduo confrontarne gli effetti. Possiamo partire però da un pensiero maturato proprio immaginando come si sarebbe potuto gestire una grande guerra. Ottant’anni fa John Maynard Keynes scriveva: “… la migliore garanzia di una conclusione rapida è un piano che consenta di resistere a lungo … un piano concepito in uno spirito di giustizia sociale, un piano che utilizzi un periodo di sacrifici generali” – verrebbe da dire, come quelli di questi nostri giorni – “non come giustificazione per rinviare riforme desiderabili, ma come un’occasione per procedere più avanti di quanto si sia fatto finora verso una riduzione delle disuguaglianze”.
Sarà essenziale mettere bene a frutto le risorse mobilitate per superare le difficoltà più gravi, predisporre, da subito, le condizioni per il recupero di quanto si è perso, usare bene il progresso tecnologico per tornare a uno sviluppo più equilibrato e sostenibile, che generi occupazione e consenta anche di ridurre, con la necessaria gradualità ma senza timori, il peso del debito pubblico sull’economia.
Ricordiamo i punti di forza della nostra economia. Nonostante i ritardi e le difficoltà, in particolare sul piano territoriale, negli ultimi mesi le infrastrutture
di rete hanno tenuto, consentendo a centinaia di migliaia di lavoratori di continuare a operare da remoto; il settore manifatturiero è flessibile e, dopo la crisi dei debiti sovrani, ha rapidamente recuperato competitività, portando in avanzo la bilancia dei pagamenti; il debito netto con l’estero è pressoché nullo; la ricchezza reale e finanziaria delle famiglie è in complesso elevata e il loro debito è tra i più bassi nei paesi avanzati; quello delle imprese è inferiore alla media europea; il sistema finanziario, rafforzato nonostante la doppia recessione, è in condizioni decisamente migliori di quelle in cui si trovava alla
vigilia della crisi finanziaria globale.
Vi sono però investimenti dai quali non possiamo prescindere, in particolare quelli rivolti all’innovazione nelle attività produttive e al miglioramento dell’ambiente, investimenti che vanno sempre più tra loro integrati. Un contesto favorevole all’attività d’impresa richiede interventi risoluti, rapidi e ad ampio spettro per innalzare in modo sostanziale la qualità e l’efficienza dei servizi pubblici. E va ribadita, se possibile oggi ancora di più, l’importanza di quelli volti ad accrescere i livelli di cultura e di conoscenza, dalla scuola all’università così come nella ricerca. Un ambiente economico rinnovato potrà dare frutti se tutti i protagonisti che lo animano − le imprese e le famiglie, chi studia e chi lavora, gli intermediari finanziari e i risparmiatori − sapranno assumere la piena responsabilità del proprio ruolo. Ma non si tratta solo di economia. Se le trasformazioni che l’economia, la società, la politica, la cultura subiranno sono incerte, vi saranno certamente interazioni e reciproche influenze. Bisognerà riconoscere e essere aperti a molteplici punti di vista, interessi, esigenze; servirà un confronto ordinato e un dialogo costruttivo tra chi ha competenze diverse, così come tra coloro che hanno responsabilità distinte ma non per questo tra loro indipendenti e distanti.
Serve un nuovo rapporto tra Governo, imprese dell’economia reale e della finanza, istituzioni, società civile; possiamo non chiamarlo, come pure è stato suggerito, bisogno di un nuovo “contratto sociale”, ma anche in questa prospettiva serve procedere a un confronto ordinato e dar vita a un dialogo costruttivo.
Un nuovo rapporto è indispensabile anche in Europa. Ogni paese deve utilizzare le risorse messe a disposizione dalle istituzioni europee con pragmatismo, trasparenza e, soprattutto, in maniera efficiente. I fondi europei non potranno mai essere “gratuiti”: il debito europeo è debito di tutti e l’Italia contribuirà sempre in misura importante al finanziamento delle iniziative comunitarie, perché è la terza economia dell’Unione. Ma un’azione comune, forte e coordinata potrà proteggere e contribuire a rilanciare la capacità produttiva e l’occupazione in tutta l’economia europea.
L’importanza della recente proposta della Commissione non sta nella sostituzione di un prestito con un trasferimento, ma nell’assunzione collettiva di responsabilità per il finanziamento della ripresa: sarebbe il primo passo verso un’unione di bilancio e il completamento del disegno europeo.
Abbracciare con convinzione questa idea, per disegnarla compiutamente e pianificarne l’attuazione, è una necessità non derogabile. Un impegno unitario è nell’interesse di tutti: le drammatiche circostanze di oggi rafforzano le ragioni dello stare insieme, spingono a perseguire un progetto che mobiliti risorse a sostegno di una crescita inclusiva e sostenibile.
Oggi da più parti si dice: “insieme ce la faremo”. Lo diciamo anche noi: ma purché non sia detto solo con ottimismo retorico, bensì per assumere collettivamente un impegno concreto. Ce la faremo con scelte mature, consapevoli, guardando lontano. Ce la faremo partendo dai punti di forza di cui qualche volta ci scordiamo; affrontando finalmente le debolezze che qualche volta non vogliamo vedere. Molti hanno perso la vita, molti piangono i loro cari, molti temono per il proprio lavoro. Nessuno deve perdere la speranza”.

https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-governatore/integov2020/cf_2019.pdf