IL NUOVO RAPPORTO DELL’ISTAT SULLA SITUAZIONE DEL MERCATO DEL LAVORO

Una delle missioni dei Comuni è denominata: “Politiche per il lavoro e la formazione professionale”, ma in molti bilanci anche i più recenti, non si trova questa voce, come se ai Sindaci e agli amministratori locali non interessasse il problema del lavoro dei loro cittadini ed elettori, ma la cosa più grave è che neanche le cosiddette opposizioni dicono nulla.

L’ISTAT ha pubblicato il nuovo rapporto annuale sul mercato del lavoro 2020 che è frutto della collaborazione sviluppata nell’ambito dell’Accordo quadro tra Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Istat, Inps, Inail e Anpal, finalizzato a produrre informazioni armonizzate, complementari e coerenti sulla struttura e sulla dinamica del mercato del lavoro in Italia. L’obiettivo è valorizzare la ricchezza delle diverse fonti d’informazione sull’occupazione – amministrative e statistiche – per rispondere alla crescente domanda di una lettura integrata dei dati sul mercato del lavoro.

Gli approfondimenti presentati nel rapporto affrontano più tematiche, intrecciando gli aspetti congiunturali e ciclici con l’evoluzione del quadro strutturale – segnato dal progressivo rallentamento della crescita economica – in un contesto di una maggiore incertezza globale dovuta alle guerre commerciali, attenuate ma non scomparse in seguito al recente accordo Usa-Cina, e alle accresciute tensioni geopolitiche. La comparsa del coronavirus Covid-19 a gennaio 2020 e la sua rapida diffusione in Cina e nel resto del mondo stanno inoltre indebolendo ulteriormente le prospettive di crescita economica con un prevedibile impatto sfavorevole anche sul mercato del lavoro.

Il quadro che emerge dal rapporto presenta diversi aspetti positivi insieme alle criticità che la ripresa economica degli ultimi anni ha solo in parte attenuato. Se, infatti, da un lato emergono evidenze di un miglioramento del mercato del lavoro in cui fattori di fondo – demografici e sociali, di selezione interna e risposte ai mutamenti tecnologici delle imprese – e di più breve periodo hanno contribuito a una prolungata ripresa che ha portato i livelli occupazionali ai massimi storici; dall’altro permane un’ampia area di inoccupazione e sottoccupazione dove spicca l’utilizzo del part time involontario, accanto all’aumento dei divari con l’Ue e l’acuirsi degli squilibri territoriali.

Complessivamente, il rapporto intende fornire una base empirica e analitica utile a favorire lo sviluppo del dibattito pubblico sul tema del lavoro.

A questo link trovate il Rapporto:

https://www.istat.it/it/archivio/239380