IL GOVERNO HA APPROVATO IL DISEGNO DI LEGGE DEL BILANCIO DI PREVISIONE DELLO STATO PER L’ANNO 2019 E QUELLO PLURIENNALE PER IL TRIENNIO 2019-2019

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Dopo una giornata febbrile ieri sera si è tenuta la seduta del Consiglio dei Ministri che ha approvato, tra l’altro, la proposta di legge di bilancio per l’anno 2019.

Di seguito le principali innovazioni introdotte dal provvedimento.

  1. Reddito di cittadinanza – Si introdurrà una misura universalistica di sostegno al reddito, con la previsione che nessun cittadino abbia un reddito mensile inferiore ai 780 euro, che crescono in base al numero dei componenti della famiglia.
  2. Pensione di cittadinanza – Le pensioni minime saranno aumentate fino a 780 euro, con una differenziazione tra chi è proprietario di un immobile e chi non lo è.
  3. Flat tax per partite Iva e piccole imprese – Si estendono le soglie minime del regime forfettario fino a 65 mila euro, prevedendo un’aliquota piatta al 15 per cento.
  4. Ires al 15 per cento – Si taglia dal 24 per cento al 15 per cento l’Ires sugli utili reinvestiti per ricerca e sviluppo, macchinari e per garantire assunzioni stabili, incentivando gli investimenti e l’occupazione stabile.
  5. Flat tax al 21 per cento sui nuovi contratti di affitto, anche commerciali – Si prevede una cedolare fissa al 21 per cento anche sui nuovi contratti di affitto degli immobili commerciali, come i capannoni.
  6. Superamento della legge Fornero – Si abrogano i limiti di età per i pensionamenti previsti dalla legge Fornero, introducendo la “quota 100”: si potrà andare in pensione con 62 anni di età e 38 anni di contributi versati, favorendo così chi ha iniziato a lavorare in età molto giovane e al contempo agevolando il necessario ricambio generazionale nella Pubblica Amministrazione e nel privato. Per le donne si proroga “Opzione Donna”, che permette alle lavoratrici con 58 anni, se dipendenti, o 59 anni, se autonome, e 35 anni di contributi, di andare in pensione.
  7. Ires verde – Si introducono incentivi fiscali per le imprese che riducono l’inquinamento, usando tecniche di produzione con minori emissioni.
  8. Risarcimento per le vittime delle crisi bancarie – Si stanzia un fondo da 1,5 miliardi per risarcire tutte le vittime delle crisi bancarie. Il fondo è così ampliato di 14 volte rispetto a prima.
  9. Rilancio degli investimenti pubblici – Si stanziano 15 miliardi aggiuntivi nei prossimi 3 anni per rilanciare gli investimenti pubblici, soprattutto nell’ambito infrastrutturale, dell’adeguamento antisismico, dell’efficientamento energetico, dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie. Si crea inoltre una task force per valutare, monitorare e attivare rapidamente i progetti d’investimento.
  10. Piano di assunzioni straordinario – Si stanziano 500 milioni per un grande piano di assunzioni per poliziotti, magistrati e personale amministrativo, in modo da assicurare ai cittadini maggiore sicurezza, processi civili e penali più rapidi e una Pubblica Amministrazione più efficiente.
  11. Task force per la qualità della spesa pubblica – Si crea una task force per la revisione di tutta la spesa pubblica. Il team analizzerà nel dettaglio ogni singola voce di spesa nel bilancio dello Stato per intervenire sugli sprechi ed efficientare la spesa, intervenendo, tra l’altro, su auto blu, voli di Stato e scorte.
  12. Editoria, stop al finanziamento pubblico – Si prevede l’azzeramento graduale del fondo pubblico per l’editoria.
  13. Pensioni d’oro – Si interviene sulle pensioni d’oro, sopra i 4.500 euro mensili, in modo da rimodulare i trattamenti pensionistici più elevati e renderli più equi in considerazione dei contributi versati.
  14. Riduzione delle spese militari – Si prevede una riduzione delle spese militari pari ai fondi necessari per la riforma dei Centri per l’impiego.
  15. Liste d’attesa sanitarie – Si interviene per ridurre drasticamente le liste d’attesa con lo stanziamento, tra l’altro, di un fondo da 50 milioni per le regioni per gli interventi di abbattimento delle liste d’attesa. Inoltre, con l’istituzione del Centro Unico di Prenotazione (CUP) digitale nazionale, si potrà monitorare quando effettivamente sono stati presi gli appuntamenti, in modo da evitare possibili episodi fraudolenti di indebito avanzamento nelle liste d’attesa.
  16. Più soldi per scuola e istituti tecnici e professionali – Si stanziano i fondi necessari a una profonda riforma della formazione tecnica e professionale, in modo da tornare a formare professionisti e tecnici sempre più richiesti nel settore dell’industria e della moda.
  17. Sgravi per chi assume manager innovativi – Si investe sull’innovazione tecnologica, con incentivi fiscali importanti per tutte le imprese che assumeranno un manager dell’innovazione altamente qualificato.
  18. Italia.it – Più fondi per rilanciare Italia.it e trasformarlo in sito per la promozione del made in Italy.
  19. Potenziamento del fondo per il microcredito alle imprese – Si raddoppia il fondo per le micro e piccole imprese.
  20. Taglio agli sprechi – Si recuperano fino a 2 miliardi di euro grazie alla riorganizzazione della spesa, prevedendo l’obbligo per le amministrazioni pubbliche di acquistare beni e servizi tramite Consip.
  21. Fondi per la salute – Si stanziano 284 milioni per i rinnovi contrattuali di tutto il personale del Servizio sanitario nazionale e altri 505 milioni saranno attribuiti alle regioni per le spese farmaceutiche.
  22. Abolizione del numero chiuso nelle Facoltà di Medicina – Si abolisce il numero chiuso nelle Facoltà di Medicina, permettendo così a tutti di poter accedere agli studi.
  23. Gestioni commissariali della Sanità – Si reintroduce l’incompatibilità tra la carica di commissario alla Sanità e ogni incarico istituzionale presso la regione soggetta a commissariamento.
  24. Si prevede l’incremento del Fondo per il servizio civile.

OGGI 24 GENNAIO IN UDIENZA PUBBLICA LA CORTE ESAMINERA’ I RICORSI PROMOSSI CONTRO LA L.52/2015 RELATIVA AL SISTEMA ELETTORALE DELLA CAMERA

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Il nostro sistema bicamerale risponde all’esigenza di assicurare una posizione di assoluta parità tra le due assemblee. Le differenze della loro composizione (elettorato attivo e passivo) si sono andate attenuando negli anni rimanendo solo la presenza come senatori a vita di non più di cinque personalità che abbiano illustrato la Patria per altissimi meriti e  di coloro che hanno ricoperto la carica di Presidente della Repubblica.

Ma la differenza maggiore originariamente era data da sistema elettorale che differenziava le due camere che per il Senato era più legato al territorio e che prevedeva anche una durata differente (5 anni per la Camera e 6 per il Senato).

La legge 5 febbraio 1948 n 26 con cui furono eletti i deputati della prima legislatura consentiva l’espressione di tre o quattro preferenze (a seconda dell’ampiezza dei collegi collegati a base nazionale); mentre per il Senato esisteva una normativa diversa: la legge 6 febbraio 1948, n 28 che prevedeva un sistema elettorale a base regionale assicurando un minimo di sei senatori per regione.

Evito qui di addentarmi nei complessi sistemi elettorali ed ho semplificato le procedure solo per dire che all’epoca i cui i legislatori sentivano forti i principi della Costituzione si era voluto differenziare il sistema elettorale delle due Camere proprio per garantire quel sistema di pesi e contrappesi che deve essere fatto risalire a Montesquieu ma che trovò la sua applicazione concreta nella Costituzione degli Stati Uniti d’America (checks and balances).

Domani la Corte Costituzionale si pronuncerà su alcune questioni riguardanti la legge 6 maggio 2015, n. 52 (c.d. Italicum) che, com’è noto tratta solamente del sistema elettorale della camera dei deputati, dato che per il Senato la maggioranza dell’epoca riteneva che il referendum costituzionale avrebbe consentito di modificare la Costituzione eliminando l’elezione diretta del Senato.

L’esito del referendum ha chiaramente detto che gli elettori nonostante le affermazioni di alcuni sono sempre più attenti a come si comportano i loro rappresentanti e che non accettano questi sistemi di elezioni di secondo grado come già fatto, con esito molto negativo, per le province.

Il richiamo da parte di alcuni di armonizzare il sistema elettorale delle due Camere, favorendo una maggioranza omogenea, verrebbe a cancellare proprio uno dei cardini previsti dalla Costituzione che  invece era ispirata sul principio della condivisione delle scelte e del dialogo tra maggioranza ed opposizione che è alla base di ogni democrazia che possa definire tale.

Ma una delle cose che personalmente mi irritano di più è rappresentata dai Capilista plurimi. Infatti secondo la legge voluta dal giovane ex premier è possibile che un candidato sia capolista in più collegi. E che, una volta eletto in più collegi, scelga quello in cui dichiararsi “eletto”. In tal modo sceglie, o meglio determina, allo stesso tempo, i numeri due nelle altre liste bloccate. Questo accade indipendentemente dai voti ottenuti, in modo del tutto arbitrario.

A questo si aggiunge il fatto che attualmente chiunque si possa candidare in ogni parte del Paese senza essere residente in quel Collegio e quindi senza aver alcun rapporto con le popolazioni locali.

Volendo potrebbe essere anche introdotto uno strumento ancora più importante, come esiste negli USA differenziando i tempi di elezione dei due rami del Parlamento e assicurando una programmazione trasparente degli anni per le elezioni delle Camere nonché delle Regioni ecc. in modo da evitare i soliti giochi nelle segrete stanze.

Mi auguro che i giudici della Corte, sempre più chiamati a svolgere un ruolo importante di custodi della Costituzione sappiano dare un indirizzo chiaro ed inequivocabile alla politica.