LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO AVVIA LA RIQUALIFICAZIONE DEI PICCOLI COMUNI

Ai sensi dell’art. 3, comma 2, della legge 6 ottobre 2017, n.158, con il d.p.c.m. 16 maggio 2022 (G.U. 167 del 19 luglio 2022) è stata disciplina la predisposizione del «Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni», di seguito denominato «Piano», finalizzato alla tutela dell’ambiente e dei beni culturali, alla mitigazione del rischio idrogeologico, alla salvaguardia e alla riqualificazione urbana dei centri storici, alla messa in sicurezza delle infrastrutture stradali e degli istituti scolastici nonché alla promozione dello sviluppo economico e sociale e all’insediamento di nuove attività produttive, ai fini dell’utilizzo delle risorse del Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni di cui all’art. 3, comma 1, della legge 6 ottobre 2017, n. 158.

Ai sensi dell’art. 3, commi 4 e 5, della legge 6 ottobre 2017, n. 158, il Piano dovrà definire le modalità per la «presentazione» dei progetti da parte delle amministrazioni comunali, nonché quelle per la «selezione» dei progetti medesimi, mediante bandi pubblici e sarà aggiornato ogni tre anni sulla base delle risorse disponibili nell’ambito del Fondo di cui all’art. 3, comma 1, della citata legge 6 ottobre 2017, n. 158.

COME FAR RIPARTIRE L’ ECONOMIA LOCALE

Mantova

La gravissima crisi economica mondiale che seguirà inevitabilmente alla pandemia colpirà il nostro Paese come e più degli altri a causa della cronica fragilità delle nostre strutture ma anche a causa del già elevatissimo debito pubblico.

Come avvenuto negli Stati Uniti in occasione della crisi del 1929 e in parte anche in Italia negli anni successivi la risposta corretta è quella di una maggiore presenza dello Stato nell’economia con importanti investimenti.

Fino a questo punto tutti i nostri politici sembrano essere d’accordo.

Il problema sorge su come fare e che ruolo possono avere gli enti locali.

Personalmente ritengo che, conoscendo i problemi del nostro Paese per ottenere dei risultati che possano avere un effetto duraturo sullo sviluppo sia necessario avere una visione del futuro investendo su tre elementi:
-Territorio: facendo opere per mettere in sicurezza una volta per tutte le nostre montagne, le colline, i corsi d’acqua, ecc. per evitare le alluvioni e altri disastri ricorrenti;
-Ambiente: risanando la nostra aria, l’acqua e il suolo dall’inquinamento;
-Infrastrutture: dotando la nazione delle opere ancora mancanti o completandole(TAV) e per mettere in sicurezza le tante esistenti (ponti ammalorati, scuole, ecc.), valorizzare monumenti, e beni culturali, ecc.

Anche i Comuni potranno fare molto per il paesaggio, per il verde urbano e per risanare gli immobili pubblici e privati inutilizzati da anni, spesso al centro delle nostre città per dare nuovi servizi alle comunità o per fini sociali.

A questo scopo serviranno anche interventi coraggiosi come ad esempio quello di acquisire al patrimonio comunale gli edifici privati abbandonati ai sensi dell’art. 42 della Costituzione secondo cui «La proprietà è pubblica o privata» e che la legge ne «determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti» poiché la tutela giuridica prevista per la proprietà privata è giustificata soltanto se si persegue una funzione sociale, venendo meno questa, sarebbe già venuto meno il diritto del privato; per cui le aree in questione potrebbero essere iscritte al patrimonio comunale senza possibilità di indennizzo per il privato in quanto questo è dovuto solo ai beni che hanno una tutela giuridica, mentre quelli abbandonati l’hanno persa[1].

Questa strada è stata già percorsa con esito positivo da alcuni Comuni[2] che avevano immobili abbandonati in pieno centro storico a rischio di crollo e da altri che avevano molte terre abbandonate e che volevano dare una possibilità di lavoro ai tanti disoccupati.

Servirà anche una visione più solidaristica nella gestione della cosa pubblica evitando di tutelare sempre le solite categorie.

Quando queste opere saranno state completate ne beneficeranno le nuove generazioni e potranno attrarre i turisti richiamati dalla ritrovata bellezza della natura dei luoghi e dallo splendore delle città.

[1]Se ne parla nel mio volume “Cittadini protagonisti in Comune per attuare la Costituzione” APS, Roma 2018

[2]Ad esempio quello di Napoli che in proposito ha adottato la deliberazione n. 253 in data 24 aprile 2014, quello di Caggiano (SA) con deliberazione n. 5 del 27 gennaio 2015 e quello di Terre Roveresche (PU) che ha adottato un apposito regolamento con deliberazione n. 59 del 15 settembre 2017

LA SPESA PRO CAPITE DEI COMUNI ITALIANI NEL 2018

il Sole24ore del 17 febbraio pubblica un interessante studio con la spesa pro capite dei comuni elaborato da “ContrattiPubblici.org,“, un progetto di Synapta che si occupa appunto di raccogliere i dati relativi alle spese della pubblica amministrazione. Numeri che l’azienda ha condiviso con Infodata, che ha realizzato questa mappa.

Il rosso più scuro indica una spesa superiore ai 5mila euro per residente.

Come si può notare dalla mappa, i comuni con una spesa pro capite più alta si concentrano in Valle d’Aosta, nella provincia autonoma di Bolzano, ma anche in Sardegna. Questo deriva dal fatto che i piccoli Comuni (considerati tali quelli con pochi abitanti hanno comunque una serie di spese fisse per la gestione delle missioni che sono le stesse dei comuni più grandi per cui può avvenire che la spesa pro capite sia più elevata.

I dati raccolti riguardano non solo la spesa corrente ma anche quella per investimenti per cui l’indicazione della quantità di soldi spesi non deve essere inteso come un indice negativo di qualità dell’attività di un’amministrazione comunale. Ridurre al minimo le spese e, soprattutto, gli investimenti potrebbe essere anch’esso un segnale negativo. Un valore elevato, specialmente in Comuni delle categorie minori può essere dovuto ad un importante opera pubblica.

Solamente una analisi ravvicinata dei dati può consentire di fare le valutazioni del caso.

Forse chi ha fatto il lavoro, comunque senza dubbio utile, avrebbe potuto separare la spesa per investimenti elaborando solo i dati della spesa corrente così sarebbe stato più facile fare una valutazione e un confronto tra i vari Comuni.

L’AGGIORNAMENTO DEL PIANO NAZIONALE ANTICORRUZIONE CONTIENE NOVITA’ PER I COMUNI

Il Consiglio del’Autorità anti corruzione con la deliberazione n.1074 ha approvato l’aggiornamento del Piano Nazionale Anticorruzione.

http://www.anticorruzione.it/portal/rest/jcr/repository/collaboration/Digital%20Assets/anacdocs/Attivita/Atti/Delibere/2018/PNA_2018.pdf  

In conformità a quanto previsto dalla legge 6 novembre 2012, n. 190 «Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione»,l’Autorità ha adottato il presente Aggiornamento 2018 al Piano Nazionale Anticorruzione 2016(PNA). Esso costituisce atto di indirizzo per le pubbliche amministrazioni e per gli altri soggetti tenuti all’applicazione della normativa, ha durata triennale e viene aggiornato annualmente.In continuità con il PNA e con i precedenti Aggiornamenti, sono stati scelti alcuni settori di attività e tipologie di amministrazioni che, per la peculiarità e la rilevanza degli interessi pubblici trattati, sono stati ritenuti meritevoli di un approfondimento, al fine di esaminare i principali rischi di corruzione e i relativi rimedi e di fornire supporto nella predisposizione dei PTPC alle amministrazioni coinvolte.In particolare l’Autorità ha valutato opportuno, anche in esito alla vigilanza svolta e sulla base delle richieste pervenute dalle amministrazioni, dedicare specifiche sezioni ai temi connessi alla gestione dei fondi strutturali, alla gestione dei rifiuti e alle Agenzie fiscali, tenuto conto della complessità e della delicatezza che caratterizzano tali ambiti di competenze.Un’ulteriore analisi ha riguardato l’individuazione di modalità semplificate di attuazione degli obblighi in materia di pubblicità, trasparenza e prevenzione della corruzione per i Comuni di piccole dimensione, in attuazione di quanto previsto all’art. 3, co. 1-ter, del d.lgs. 33/2013,introdotto dal d.lgs. 97/2016, secondo cui l’Autorità può, con il PNA, prevedere misure di semplificazione per i comuni con popolazione inferiore a 15.000 abitanti.È stata inoltre riservata una Parte generale, che precede gli approfondimenti tematici, ad alcune questioni, oggetto anche di delibere dell’Autorità, allo scopo di fornire a tutti i soggetti destinatari del PNA chiarimenti in merito ai dubbi interpretativi sorti per la corretta applicazione della disciplina in materia di prevenzione della corruzione.

Molto utili gli allegati che trovate qui:

http://www.anticorruzione.it/portal/rest/jcr/repository/collaboration/Digital%20Assets/anacdocs/Attivita/Atti/Delibere/2018/Allegato_1_%20Delibera_840_2_10_2018.pdf

http://www.anticorruzione.it/portal/rest/jcr/repository/collaboration/Digital%20Assets/anacdocs/Attivita/Atti/Delibere/2018/Allegato_2_PNA_quadronormativo2.pdf