NEL DEF APPROVATO IERI DAL CONSIGLIO DEI MINISTRI SI PARLA ANCHE DI RIFORME COSTITUZIONALI E DELLE PROVINCE

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Grazie a QUOTIDIANO SANITA’ disponiamo della bozza del DEF con alcune considerazioni sulle riofrme costituzionali che ha in mente il Governo.

L’obiettivo di fondo delle riforme istituzionali in programma è il miglioramento della qualità delle decisioni, da realizzare rendendo più ampia ed effettiva la partecipazione dei cittadini alla vita politica e favorendo una maggiore efficacia dell’attività del Parlamento. Gli interventi di riforma si concentreranno in particolare su:
a) il potenziamento degli istituti di democrazia diretta, riconoscendo maggiori responsabilità decisionali ai cittadini, in particolare attraverso il rafforzamento
dell’iniziativa legislativa popolare (con l’introduzione del referendum propositivo), l’eliminazione del quorum strutturale nel referendum abrogativo e la rimozione degli ostacoli burocratici alla raccolta delle firme;
b) la riduzione del numero dei parlamentari, con la diminuzione del numero dei deputati da 630 a 400 e dei senatori da 315 a 200. L’Italia attualmente è il Paese europeo con il numero più alto di parlamentari direttamente eletti dal popolo e la riduzione prospettata, oltre a consentire apprezzabili risparmi di spesa, rappresenta uno strumento essenziale per migliorare i processi decisionali della Camere, che potranno operare in modo più efficiente, per rispondere meglio e più tempestivamente alle esigenze dei cittadini;
c) la soppressione del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL);
d) l’introduzione della possibilità di ricorrere alla Corte costituzionale rispetto alle deliberazioni assunte dalle Camere in materia di elezioni e cause di ineleggibilità e incompatibilità dei membri del Parlamento Inoltre, si procederà alla reingegnerizzazione del Sistema Informativo Elettorale (S.I.EL) per l’adeguamento delle infrastrutture tecnologiche al nuovo sistema di assegnazione dei seggi, anche in vista delle prossime elezioni europee.
Il Governo chiederà una delega al Parlamento per una revisione sistematica dell’ordinamento degli Enti Locali, che ridefinisca il complessivo assetto della
materia, armonizzando le disposizioni originarie sia con la riforma del Titolo V della Costituzione, sia con i numerosi interventi di settore succedutisi negli anni.
L’obiettivo è di arrivare anche ad un riordino che possa restituire alle province un quadro ordinamentale certo e uno stabile assetto funzionale.