Programma LIFE: l’UE investe 121 milioni di € in progetti a favore dell’ambiente, della natura e dell’azione per il clima

Ieri 17 febbraio 201 la Commissione europea ha annunciato investimenti per 121 milioni di € in nuovi progetti integrati nell’ambito del programma LIFE per l’ambiente e l’azione per il clima.

Come si legge sul Comunicato della Commissione questa somma – aumentata del 20 % rispetto allo scorso anno – stimolerà la ripresa verde e aiuterà Belgio, Germania, Irlanda, Francia, Ungheria, Italia, Lettonia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo e Slovacchia a raggiungere i loro obiettivi ambientali. Si prevede che nei progetti integrati confluiranno ingenti fondi supplementari: gli Stati membri potranno quindi contare anche su altre fonti di finanziamento dell’UE, compresi i fondi agricoli, strutturali, regionali e per la ricerca, oltre ai fondi nazionali e agli investimenti del settore privato.

A questo proposito Frans Timmermans, Vicepresidente esecutivo della Commissione europea, ha dichiarato:

“Per realizzare il Green Deal europeo dobbiamo iniziare a mobilitare le risorse senza precedenti messe a disposizione per la transizione verde in Europa dal bilancio a lungo termine dell’UE e dal fondo per la ripresa. I progetti integrati LIFE promuovono interventi concreti che contribuiscono a proteggere l’ambiente, ripristinare la natura e rafforzare la biodiversità. Con questi investimenti aiutiamo paesi e regioni a reagire alle crisi sul fronte del clima e della biodiversità e a costruire un futuro giusto e sostenibile.”

A sua volta il Commissario responsabile per l’Ambiente, gli oceani e la pesca, Virginijus Sinkevičius, ha aggiunto:

“Sono impaziente di vedere come questo nuovo investimento contribuirà a rendere più verde l’economia, a dare nuovo vigore alla natura e alla biodiversità e a migliorare la resilienza di questi 11 paesi di fronte ai cambiamenti climatici. I progetti integrati LIFE permettono agli Stati membri di introdurre veri cambiamenti a favore dell’ambiente e della vita delle persone: rispetto ai progetti LIFE tradizionali rendono infatti disponibili ben più fondi e capacità da destinare a strategie a lungo termine.”

I nuovi finanziamenti LIFE, più cospicui, sosterranno 12 progetti su larga scala connessi all’ambiente e al clima in 11 Stati membri.

progetti integrati migliorano la qualità della vita dei cittadini aiutando gli Stati membri a conformarsi alla normativa dell’UE in sei settori: natura, acqua, aria, rifiuti, mitigazione dei cambiamenti climatici e adattamento ai cambiamenti climatici. Sostengono i piani necessari per attuare la legislazione in materia di ambiente e clima in modo coordinato e su vasta scala territoriale. Gli investimenti annunciati oggi nel quadro del programma LIFE saranno in grado di mobilitare importanti finanziamenti complementari provenienti da altre fonti UE, compresi i fondi agricoli, regionali e strutturali e Orizzonte 2020, oltre ai contributi di attori nazionali e regionali e di investitori privati.

Ecco una breve panoramica dei progetti:

Conservazione della natura: cinque progetti naturalistici in Lettonia, Slovacchia, Italia, Paesi Bassi e Germania favoriranno il ripristino degli ecosistemi naturali, in linea con la strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030, migliorando la gestione della rete Natura 2000 e i collegamenti fra aree protette. Ne beneficeranno vari habitat e specie, tra cui foreste, fiumi, terreni agricoli, pascoli, torbiere, specie acquatiche e avicole.

Acqua: un progetto introdurrà misure per migliorare la qualità dell’acqua nella regione francese dei Paesi della Loira, mentre un altro contribuirà a ripulire il bacino idrografico del fiume Pilica, in Polonia, attraverso azioni pilota incentrare sulle infrastrutture blu e verdi e altre iniziative, il tutto a sostegno della direttiva quadro dell’UE sulle acque.

Gestione dei rifiuti: un progetto belga ridurrà i rifiuti di plastica promuovendo la sostenibilità – dal miglioramento della durata di vita dei prodotti alla prevenzione, al riutilizzo e al riciclaggio dei rifiuti – nell’intento di sostenere il piano d’azione dell’UE per l’economia circolare.

Mitigazione dei cambiamenti climatici: un progetto affronterà la dipendenza dell’Ungheria dalla lignite, sfruttando i finanziamenti LIFE per aiutare le autorità a decarbonizzare progressivamente la centrale elettrica di Mátra mediante la sostituzione dei generatori alimentati a lignite con soluzioni tecnologiche a basse emissioni di carbonio. Il programma LIFE favorirà anche l’attuazione del piano d’azione regionale per il clima e l’energia nella regione polacca di Małopolska al fine di garantire una transizione giusta. Infine, un progetto in Irlanda ripristinerà circa 10 000 ettari di torbiere, che vantano grandi capacità di stoccaggio del carbonio: si tratta di una superficie equivalente all’incirca a quella della città di Dublino.

Adattamento ai cambiamenti climatici: i fondi del programma LIFE aiuteranno l’arcipelago portoghese delle Azzorre a diventare più resiliente ai cambiamenti climatici. Il gruppo responsabile del progetto contribuirà infatti ad attuare il programma regionale di adattamento ai cambiamenti climatici sulle nove isole.

Come molti sanno il programma LIFE è lo strumento finanziario dell’UE per l’ambiente e l’azione per il clima. Attivo dal 1992, ha cofinanziato più di 5 500 progetti nell’UE e oltre; il numero di progetti in corso si attesta costantemente sui 1 100. La dotazione per il periodo 2014-2020 era pari a 3,4 miliardi di € a prezzi correnti, mentre l’accordo politico sul bilancio a lungo termine dell’UE per il periodo 2021-2027 prevede una dotazione di 5,4 miliardi di € a prezzi correnti, con un aumento di quasi il 60 %.

progetti integrati LIFE sono stati introdotti per consentire alle autorità degli Stati membri di attuare nella massima misura possibile la normativa in materia di ambiente e di clima. Offrono finanziamenti a piani, programmi e strategie sviluppati a livello regionale, multiregionale o nazionale e aiutano gli Stati membri a rispettare le norme fondamentali dell’UE in sei settori: natura, acqua, aria, rifiuti, mitigazione dei cambiamenti climatici e adattamento ai cambiamenti climatici.

La peculiarità dei progetti integrati consiste nel permettere agli Stati membri di attingere anche da altre fonti di finanziamento dell’UE, compresi i fondi agricoli, strutturali, regionali e per la ricerca, nonché dai fondi nazionali e dagli investimenti del settore privato.

LA GIORNATA NAZIONALE DEGLI ALBERI IGNORATA DA MOLTE AMMINISTRAZIONI COMUNALI

Il Ministro dell’ambiente del territorio e del mare ritiene che dli alberi svolgano un ruolo fondamentale per migliorare la qualità della vita, in particolare nelle grandi città. È indubbia infatti la loro importanza nello stoccaggio di anidride carbonica e nella riduzione della concentrazione dei principali inquinanti nell’aria.

Gli alberi svolgono una naturale funzione di contrasto agli eventi estremi derivanti dal dissesto idrogeologico, e contribuiscono ad abbassare la temperatura in città grazie alle loro chiome ombrose.

Continuare a piantarne vuol dire quindi migliorare il paesaggio, contribuire alla tutela dell’ambiente, coltivare l’amore per la natura.

L’invito a piantare un albero nella giornata nazionale ad essi dedicata, istituita dal ministero dell’Ambiente con la Legge 10 del 2013 e che ricorre ogni anno il 21 novembre, arriva dal ministro Sergio Costa: “Dobbiamo essere in grado di dare qualcosa alla Terra se vogliamo che la Terra continui a darci la vita – afferma – . Gli alberi sono nostri grandi alleati nelle azioni di contrasto che abbiamo il dovere e l’urgenza di intraprendere se vogliamo arrestare il cambiamento climatico”.

IL RAPPORTO DI LEGAMBIENTE 2020 SULL’ECOSISTEMA URBANO

Legambiente ha pubblicato il 6 novembre scorso il nuovo “Rapporto Ecosistema urbano 2020” in collaborazione con “Ambiente Italia” e Il Sole 24 ore dal quale emerge un’Italia a due velocità: la prima più dinamica e attenta alle nuove scelte urbanistiche, ai servizi di mobilità, alle fonti rinnovabili, alla progressiva restituzione di vie e piazze ai cittadini, alla crescita degli spazi naturali. La seconda, più statica con un andamento troppo “lento” nelle performance ambientali delle metropoli soprattutto sul fronte smog, trasporti, raccolta differenziata e gestione idrica.

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MINISTRO COSTA ANNUNCIA INTERVENTI SUI SUSSIDI AMBIENTALMENTE DANNOSI GRADUALI E A SALDO ZERO

Da quanto si apprende dal sito web del Ministero dell’ambiente, del territorio e del mare il ministro Sergio Costa ha presieduto nei giorni scorsi, in videoconferenza, la seconda riunione della commissione interministeriale per lo studio e l’elaborazione di proposte per la transizione ecologica e per la riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi, istituita dalla legge di bilancio per il 2020.

Il ministro ha precisato che l’intervento sui cosiddetti SAD “dovrà essere graduale e progressivo, con l’obiettivo di guidare a partire da quest’anno la transizione ecologica dei settori interessati, agendo a saldo zero. I sussidi dannosi per l’ambiente dovranno essere sostituiti da misure economiche di supporto verdi, di pari entità, che andranno a compensare i precedenti aiuti riconosciuti sia alle imprese sia alle famiglie, già provate dall’emergenza Covid”.

Nel corso della riunione, coordinata dal capo di gabinetto, prof. avv. Pier Luigi Petrillo, è stata avviata la valutazione di circa quattordici differenti sussidi ambientalmente dannosi, individuati all’interno del catalogo annualmente elaborato dal ministero dell’Ambiente. Inoltre, sono state analizzate dal punto di vista tecnico e politico alcune ipotesi per riorientare le risorse allocate su ciascun sussidio, in maniera tale da riconoscere nuovi incentivi verdi di pari importo ai settori su cui ricadono. L’obiettivo è migliorare la performance ambientale delle filiere di produzione e consumo, mantenendo tuttavia invariato il supporto dello Stato ai settori coinvolti, anche facendo ricorso all’innovazione tecnologica, in una prospettiva integrata rispetto all’aggiornamento delle principali infrastrutture energetiche e di trasporto del Paese.

Hanno partecipato, in videoconferenza, i referenti dei ministeri dell’Economia e delle Finanze, Sviluppo economico, Infrastrutture e Trasporti e Politiche agricole alimentari e forestali.

La commissione avvierà nelle prossime settimane il coinvolgimento degli stakeholders, al fine di condividere la natura e la portata degli interventi di riconversione dei sussidi ambientalmente dannosi per arrivare entro il più breve termine a una loro riprogrammazione pluriennale con obiettivo 2030.

COME FAR RIPARTIRE L’ ECONOMIA LOCALE

Mantova

La gravissima crisi economica mondiale che seguirà inevitabilmente alla pandemia colpirà il nostro Paese come e più degli altri a causa della cronica fragilità delle nostre strutture ma anche a causa del già elevatissimo debito pubblico.

Come avvenuto negli Stati Uniti in occasione della crisi del 1929 e in parte anche in Italia negli anni successivi la risposta corretta è quella di una maggiore presenza dello Stato nell’economia con importanti investimenti.

Fino a questo punto tutti i nostri politici sembrano essere d’accordo.

Il problema sorge su come fare e che ruolo possono avere gli enti locali.

Personalmente ritengo che, conoscendo i problemi del nostro Paese per ottenere dei risultati che possano avere un effetto duraturo sullo sviluppo sia necessario avere una visione del futuro investendo su tre elementi:
-Territorio: facendo opere per mettere in sicurezza una volta per tutte le nostre montagne, le colline, i corsi d’acqua, ecc. per evitare le alluvioni e altri disastri ricorrenti;
-Ambiente: risanando la nostra aria, l’acqua e il suolo dall’inquinamento;
-Infrastrutture: dotando la nazione delle opere ancora mancanti o completandole(TAV) e per mettere in sicurezza le tante esistenti (ponti ammalorati, scuole, ecc.), valorizzare monumenti, e beni culturali, ecc.

Anche i Comuni potranno fare molto per il paesaggio, per il verde urbano e per risanare gli immobili pubblici e privati inutilizzati da anni, spesso al centro delle nostre città per dare nuovi servizi alle comunità o per fini sociali.

A questo scopo serviranno anche interventi coraggiosi come ad esempio quello di acquisire al patrimonio comunale gli edifici privati abbandonati ai sensi dell’art. 42 della Costituzione secondo cui «La proprietà è pubblica o privata» e che la legge ne «determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti» poiché la tutela giuridica prevista per la proprietà privata è giustificata soltanto se si persegue una funzione sociale, venendo meno questa, sarebbe già venuto meno il diritto del privato; per cui le aree in questione potrebbero essere iscritte al patrimonio comunale senza possibilità di indennizzo per il privato in quanto questo è dovuto solo ai beni che hanno una tutela giuridica, mentre quelli abbandonati l’hanno persa[1].

Questa strada è stata già percorsa con esito positivo da alcuni Comuni[2] che avevano immobili abbandonati in pieno centro storico a rischio di crollo e da altri che avevano molte terre abbandonate e che volevano dare una possibilità di lavoro ai tanti disoccupati.

Servirà anche una visione più solidaristica nella gestione della cosa pubblica evitando di tutelare sempre le solite categorie.

Quando queste opere saranno state completate ne beneficeranno le nuove generazioni e potranno attrarre i turisti richiamati dalla ritrovata bellezza della natura dei luoghi e dallo splendore delle città.

[1]Se ne parla nel mio volume “Cittadini protagonisti in Comune per attuare la Costituzione” APS, Roma 2018

[2]Ad esempio quello di Napoli che in proposito ha adottato la deliberazione n. 253 in data 24 aprile 2014, quello di Caggiano (SA) con deliberazione n. 5 del 27 gennaio 2015 e quello di Terre Roveresche (PU) che ha adottato un apposito regolamento con deliberazione n. 59 del 15 settembre 2017

LAVORARE INSIEME PER CREARE UN FUTURO SOSTENIBILE PER TUTTI

Caroline Costongs, direttrice di EuroHealthNet (il partenariato europeo per l'equità e il benessere della salute), sostiene il collegamento di una migliore salute e ridotte disparità con le iniziative per il clima, in quello che lei definisce un approccio a "tripla vittoria". 
Occorre individuare modi di vivere, muoversi e consumare che proteggano l'ambiente e promuovano la salute e l'equità sanitaria.
Per questo motivo la UE ha fondato INHERIT (ricerca intersettoriale sulla salute e l'ambiente per l'innovazione) riguarda lo stimolo di politiche, pratiche e innovazioni efficaci che affrontano i principali fattori di stress ambientale della salute e le cause sottostanti della disuguaglianza sanitaria. 
Questo progetto di ricerca di Orizzonte 2020 mira a incoraggiarci a modificare i nostri stili di vita attuali, caratterizzati da modelli di crescita "prendi, crea, consuma, elimina", per formulare scenari per un futuro più sostenibile e per progettare, implementare e testare intersettoriali iniziative per ottenere il cambiamento desiderato. 
Perché collegare l'ambiente e l'equità con la salute?
Il clima e le crisi ecologiche rappresentano una grave minaccia per la salute pubblica. Affrontarli è urgente e richiederà ai governi, alle imprese, alle comunità e agli individui di apportare modifiche. Anche il settore sanitario ha un ruolo chiave da svolgere, non solo rendendo più ecologici i sistemi sanitari, ma anche cogliendo l'occasione per lavorare insieme per consentire e incoraggiare cambiamenti di comportamento sostenibili e sani.
Dobbiamo anche riconoscere che le persone che affrontano svantaggi socioeconomici saranno le più colpite dai cambiamenti climatici e trarre il minimo beneficio dalle misure adottate per affrontarlo. L'iniziativa INHERIT ha trascorso quattro anni ad analizzare i legami tra salute, ambiente ed equità e ora chiede un approccio integrato a "tripla vittoria" per affrontare le sfide ambientali e sociali interconnesse: ridurre gli impatti ambientali, migliorare la salute e aumentare l'equità della salute.
Come possono davvero essere istigati questi cambiamenti?
Le cose cambieranno solo quando tutti saranno a bordo. Dobbiamo incoraggiare le comunità ad agire, ad esempio, fornendo loro finanziamenti di base e sostegno politico.
Prendiamo ad esempio il Food Garden di Rotterdam, un orto comunitario che fornisce alimenti biologici per le famiglie a basso reddito. Gestito da volontari, utilizza un modello di business ibrido (con finanziamenti da fonti private, collettive e pubbliche). Ha un impatto positivo in molti modi: fornisce formazione professionale e aiuta i disoccupati a rientrare nel mercato del lavoro, produce alimenti sani e sostenibili e inverte le aree urbane. Questo approccio dal basso verso l'alto è vitale per il cambiamento e dovrebbe essere incoraggiato e sostenuto con urgenza e su larga scala, dal livello locale a quello dell'UE.
Il Food Garden è solo un'iniziativa che INHERIT ha esaminato: ha condotto analisi approfondite di 15 casi di studio "tripli vincitori" in 12 paesi, esaminando una vita sostenibile e sana (spazio verde, efficienza energetica), spostandosi (trasporto attivo) e consumo (produzione e consumo di cibo). 
Le lezioni che abbiamo appreso possono aiutare i responsabili politici ad adottare un approccio integrato, collegare i budget e allineare la legislazione per innescare azioni. Le persone possono fare qualcosa? Assolutamente!  
Le scelte individuali che le persone fanno possono aiutarci a passare a società più sostenibili. Ma è fondamentale non incolpare le persone per il loro comportamento attuale. Sappiamo tutti che è difficile cambiare: dobbiamo avere la motivazione, la capacità e l'opportunità di farlo. Decidere di fare le cose in modo diverso può essere più difficile per le persone meno abbienti e vulnerabili, che sono spesso "bloccate" nelle loro circostanze quotidiane. I responsabili politici possono aiutare creando ambienti sociali e fisici che facilitano l'adozione da parte delle persone di cambiamenti positivi. Dobbiamo anche renderlo attraente e conveniente per godere di cibo sano, sostenibile, spazi verdi e trasporto attivo. I principali responsabili politici, ricercatori ed economisti nazionali e locali hanno discusso questi argomenti durante la conferenza finale di INHERIT. Ora è tempo di appoggiare quelle parole con un'azione urgente e creare un mondo sostenibile che può davvero ereditare dalle generazioni future. 

SOPPRESSO IL SISTEMA DI CONTROLLO DELLA TRACCIABILITA’ DEI RIFIUTI “SISTRI” DAL 1° GENNAIO 2019

MINISTERO DELL’AMBIENTE
Sulla Gazzetta Ufficiale n. 29 in data 14 dicembre è stato pubblicato l'atteso decreto legge c.d. "Semplificazione" che all'art. 6 reca "Disposizioni in merito alla tracciabilità dei dati ambientali inerenti rifiuti".    
Il primo comma del decreto legge stabilisce che:
"Dal 1° gennaio 2019 e' soppresso il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI) di cui all'articolo 188-ter del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e, conseguentemente, non sono dovuti i contributi di cui all'articolo 14-bis del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, e all'articolo 7 del decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 30 marzo 2016,n. 78".
Il secondo comma prevede:
"Dal 1° gennaio 2019, sono abrogate, in particolare, le seguenti disposizioni:
a) gli articoli 16, 35, 36, 39 commi 1, 2, 2-bis, 2-ter e2-quater, 9, 10 e 15, del decreto legislativo 3 dicembre 2010, n.205; b) l'articolo 11, commi 1, 2, 3, 3-bis, 4, 5, 7, 8, 9, 9-bis,secondo periodo, 10, 11, 12-bis, 12-ter, 12-quater e 13 del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito, con modificazioni,dalla legge 30 ottobre 2013 n. 125;
c) l'articolo 14-bis del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78,convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102. I contributi relativi all'anno 2018, compresi quelli eventualmente versati oltre la data del 31 dicembre 2018, sono riassegnati, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, all'apposito capitolo dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare".
Infine il terzo comma stabilisce:
"Dal 1° gennaio 2019, e fino alla definizione e alla piena operatività di un nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti organizzato e gestito direttamente dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, i soggetti di cui agli articoli 188-bis e 188-ter del decreto legislativo n. 152 del 2006 garantiscono la tracciabilità dei rifiuti effettuando gli adempimenti di cui agli articoli 188, 189, 190 e 193 del medesimo decreto, nel testo previgente alle modifiche apportate dal decreto legislativo 3 dicembre 2010, n. 205, anche mediante le modalità di cui all'articolo 194-bis, del decreto stesso; si applicano, altresì, le disposizioni di cui all'articolo 258 del decreto legislativo n.152 del 2006, nel testo previgente alle modifiche apportate dal decreto legislativo n. 205 del 2010".

I CRITERI PER LA CESSAZIONE DELLA QUALIFICA DI RIFIUTO

Uno dei problemi maggiori dei Comuni è rappresentato dalla raccolta e dallo smaltimento dei rifiuti.

Su questo tema il 29 novembre  l’Avvocato Generale Juliane Kokott, ha presentato le proprie conclusioni nel corso della causa  n. C-60/18 avanti alla Curia Europea.  
Secondo l’avv. Kokott nel rispetto dell’articolo 6, paragrafo 4, della direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti, taluni rifiuti specifici cessano di essere tali ai sensi dell’articolo 3, punto 1, quando siano sottoposti a un’operazione di recupero, incluso il riciclaggio, e soddisfino criteri specifici da elaborare conformemente alle seguenti condizioni:
a) la sostanza o l’oggetto è comunemente utilizzata/o per scopi specifici;
b) esiste un mercato o una domanda per tale sostanza od oggetto;
c) la sostanza o l’oggetto soddisfa i requisiti tecnici per gli scopi specifici e rispetta la normativa e gli standard esistenti applicabili ai prodotti;
d) l’utilizzo della sostanza o dell’oggetto non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o sulla salute umana.

Se non sono stati stabiliti criteri a livello comunitario in conformità della procedura di cui ai paragrafi 1 e 2, gli Stati membri possono decidere, caso per caso, se un determinato rifiuto abbia cessato di essere tale tenendo conto della giurisprudenza applicabile. Essi notificano tali decisioni alla Commissione in conformità della direttiva 98/34/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 giugno 1998 che prevede una procedura d’informazione nel settore delle norme e delle regolamentazioni tecniche e delle regole relative ai servizi della società dell’informazione, ove quest’ultima lo imponga».

IL PARERE DELLA SEZIONE CONSULTIVA DEL CONSIGLIO DI STATO SULLO SCHEMA DI DPR PER LA CONSERVAZIONE DEGLI HABITAT NATURALI NONCHE’ DELLA FLORA E DELLA FAUNA SELVATICHE

VERDESCA

A seguito di una richiesta della Presidenza del consiglio dei ministri – Ministro per gli affari europei, la Sezione consultiva per gli atti normativi del Consiglio di Stato nell’adunanza del 20 settembre 2018 (n.2280) ha esaminato lo Schema di decreto del Presidente della Repubblica recante ulteriori modifiche all’articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e semi naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche.

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LA RAGIONERIA GENERALE DELLO STATO HA PUBBLICATO L’ECORENDICONTO…E I COMUNI ?

Immagine.jpgLa legge di riforma della contabilità e finanza pubblica n. 196 del 31 dicembre 2009, all’a rticolo 36, comma 6, stabilisce che in apposito allegato al Rendiconto generale dello Stato siano illustrate le “risultanze delle spese relative ai Programmi aventi natura o contenuti ambientali”.

Le disposizioni di cui al citato articolo 36, comma 6, prevedono che le amministrazioni trasmettano le informazioni sulle risultanze delle spese ambientali al Ministero dell’economia e delle finanze secondo schemi contabili e modalità di rappresentazione individuate con Determina del Ragioniere generale dello Stato in coerenza con gli indirizzi e i regolamenti comunitari in materia.

Le definizioni e le classificazioni di riferimento sono quelle adottate per i conti del Sistema europeo per la raccolta dell’informazione economica sull’ambiente, SERIEE (Système Européen de Rassemblement de l’Information Economique sur l’Environnement): il sistema dedicato alla contabilità satellite delle spese ambientali, definito in sede Eurostat e basato su definizioni e classificazioni coerenti con le classificazioni economica e funzionale adottate nell’ambito dei regolamenti comunitari in materia di contabilità nazionale.

Il riferimento a definizioni e classificazioni comunitarie amplia l’ambito della spesa ambientale rispetto alle rilevazioni effettuate dalla Ragioneria con l’ecobilancio dello Stato antecedentemente al 2010 che fanno riferimento alle sole Missioni “Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente” (Missione 018) e “Ricerca e Innovazione” (Missione 017), rilevando anche spese classificate in Programmi afferenti ad altre Missioni.

A partire dal Rendiconto generale dello Stato relativo all’esercizio finanziario 2010, viene data attuazione alle disposizioni del citato articolo 36, comma 6, con la predisposizione di una relazione illustrativa delle risorse impiegate per finalità di protezione dell’ambiente e di uso e gestione delle risorse naturali da parte delle amministrazioni centrali dello Stato.

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