Transparency International ha pubblicato in questi giorni il nuovo rapporto con la graduatoria mondiale dell’indice di percezione della corruzione nei vari Paesi del mondo.
L’indice di Percezione della Corruzione (CPI) di Transparency International misura la percezione della corruzione nel settore pubblico e nella politica in numerosi Paesi di tutto il mondo. Lo fa basandosi sull’opinione di esperti e assegnando una valutazione che va da 0, per i Paesi ritenuti molto corrotti, a 100, per quelli “puliti”. La metodologia cambia ogni anno per riuscire a dare uno spaccato sempre più attendibile delle realtà locali.
Come si può vedere dal grafico dall’entrata in vigore della legge 190/2012 ad oggi l’Italia ha scalato numerose posizioni ma in questi ultimi due anni la situazione si è stabilizzata e non abbiano più fatto progressi.
Nel ranking mondiale su 180 Paesi siamo al 52° posto dopo l’Oman, il Rwanda e il Grenada, lontanissimi dal 1° posto della Danimarca con 88 punti.
Il motivo, a mio avviso deve essere ricercato nello smantellamento del Codice dei contratti e nella guerra che è stata portata avanti contro l’ANAC e il suo presidente Raffaele Cantone, che è stato poi costretto a dimettersi per tornare a fare il magistrato.
Mi auguro che il nuovo Governo possa fare dei passi vanti anche nella lotta per la legalità in questo Paese.