NELLA SEDUTA DEL PARLAMENTO EUROPEO DEL 15 MAGGIO E’ STATA CHIESTA L’ISTITUZIONE DI UN FONDO DI 2000 MILIARDI PER RAFFORZARE ANCHE IL NOSTRO SSN E L’ECONOMIA

Johan Van Overtveldt, presidente della commissione parlamentare Bilanci 

Il 15 maggio i deputati del Parlamento europeo hanno chiesto un fondo da 2mila miliardi che faccia parte del bilancio a lungo termine e che metta i cittadini europei al centro della ripresa

La pandemia del coronavirus sta mettendo alla prova l’UE come mai prima. Non solo i paesi membri stanno affrontando la perdita di moltissime vite umane, ma devono anche far fronte a una grave crisi economica. In vista del voto sulla revisione del bilancio della UE dopo il 2020 il Presidente della commissione parlamentare Bilanci Johan Van Overtveldt ha avvertito che la ripresa dell’UE sarà “lenta e graduale” e che la stima di una contrazione dell’economia del 7,5% per il 2020 è una “previsione mite”.

La risposta UE al coronavirus

“La vita economica non ha mai subito uno stop così improvviso, nemmeno in tempo di guerra,” ha detto il presidente Van Overtveldt in un’intervista in diretta sulla pagina Facebook del Parlamento europeo. Il deputato dei Conservatori e riformisti europei ha poi aggiunto: “Ci sono così tante incertezze: avremo una ricaduta? Ci sarà una seconda fase di confinamento? Come si comporteranno gli investitori e i consumatori?”

Fin dall’inizio l’UE ha mobilitato tutti gli strumenti a disposizione per aiutare gli stati membri a rafforzare i Sistemi sanitari nazionali  e mitigare l’impatto socio-economico della crisi. Il Parlamento europeo ha anche chiesto un massiccio pacchetto di investimenti per sostenere la ripresa dell’economia europea. “Il fondo per la ripresa deve essere consistente,” ha spiegato il presidente Van Overtveldt aggiungendo che il fondo “dovrebbe essere parte del prossimo QFP [Quadro finanziario pluriennale, cioè il bilancio a lungo termine dell’UE] per il periodo 2021-2027 e non una cosa a parte.”

Occorre un piano d’emergenza

Il presidente Van Overtveldt ha sottolineato l’importanza di un piando d’emergenza nel caso in cui non si riesca a raggiungere un accordo sul bilancio post 2020  prima di dicembre, mese in cui termina l’attuale bilancio a lungo termine. “Quando si arriva a giugno il tempo stringe per riuscire ad approvare e rendere operativo il QFP senza ritardi. Una discontinuità degli attuali programmi dell’UE avrebbe conseguenze negative per i cittadini e per la reputazione e la coerenza politica dell’UE.”

Il presidente della Commissione Bilanci  ha esortato le altre istituzioni europee a prendere atto della posizione del Parlamento europeo: “Bisogna ottenere il consenso del Parlamento e sicuramente adesso è meno certo rispetto a quello per il QFP uscente, quindi la Commissione e il Consiglio dovrebbero prendere nota di ciò che il Parlamento vuole ottenere.” Van Overtveldt ha poi detto che “nell’interesse dei cittadini il Parlamento assicurerà che il QFP e il fondo per la ripresa siano le migliori risposte possibili alla grave crisi che bisogna affrontare oggi e che avrà conseguenze per molti anni.”

LAVORARE INSIEME PER CREARE UN FUTURO SOSTENIBILE PER TUTTI

Caroline Costongs, direttrice di EuroHealthNet (il partenariato europeo per l'equità e il benessere della salute), sostiene il collegamento di una migliore salute e ridotte disparità con le iniziative per il clima, in quello che lei definisce un approccio a "tripla vittoria". 
Occorre individuare modi di vivere, muoversi e consumare che proteggano l'ambiente e promuovano la salute e l'equità sanitaria.
Per questo motivo la UE ha fondato INHERIT (ricerca intersettoriale sulla salute e l'ambiente per l'innovazione) riguarda lo stimolo di politiche, pratiche e innovazioni efficaci che affrontano i principali fattori di stress ambientale della salute e le cause sottostanti della disuguaglianza sanitaria. 
Questo progetto di ricerca di Orizzonte 2020 mira a incoraggiarci a modificare i nostri stili di vita attuali, caratterizzati da modelli di crescita "prendi, crea, consuma, elimina", per formulare scenari per un futuro più sostenibile e per progettare, implementare e testare intersettoriali iniziative per ottenere il cambiamento desiderato. 
Perché collegare l'ambiente e l'equità con la salute?
Il clima e le crisi ecologiche rappresentano una grave minaccia per la salute pubblica. Affrontarli è urgente e richiederà ai governi, alle imprese, alle comunità e agli individui di apportare modifiche. Anche il settore sanitario ha un ruolo chiave da svolgere, non solo rendendo più ecologici i sistemi sanitari, ma anche cogliendo l'occasione per lavorare insieme per consentire e incoraggiare cambiamenti di comportamento sostenibili e sani.
Dobbiamo anche riconoscere che le persone che affrontano svantaggi socioeconomici saranno le più colpite dai cambiamenti climatici e trarre il minimo beneficio dalle misure adottate per affrontarlo. L'iniziativa INHERIT ha trascorso quattro anni ad analizzare i legami tra salute, ambiente ed equità e ora chiede un approccio integrato a "tripla vittoria" per affrontare le sfide ambientali e sociali interconnesse: ridurre gli impatti ambientali, migliorare la salute e aumentare l'equità della salute.
Come possono davvero essere istigati questi cambiamenti?
Le cose cambieranno solo quando tutti saranno a bordo. Dobbiamo incoraggiare le comunità ad agire, ad esempio, fornendo loro finanziamenti di base e sostegno politico.
Prendiamo ad esempio il Food Garden di Rotterdam, un orto comunitario che fornisce alimenti biologici per le famiglie a basso reddito. Gestito da volontari, utilizza un modello di business ibrido (con finanziamenti da fonti private, collettive e pubbliche). Ha un impatto positivo in molti modi: fornisce formazione professionale e aiuta i disoccupati a rientrare nel mercato del lavoro, produce alimenti sani e sostenibili e inverte le aree urbane. Questo approccio dal basso verso l'alto è vitale per il cambiamento e dovrebbe essere incoraggiato e sostenuto con urgenza e su larga scala, dal livello locale a quello dell'UE.
Il Food Garden è solo un'iniziativa che INHERIT ha esaminato: ha condotto analisi approfondite di 15 casi di studio "tripli vincitori" in 12 paesi, esaminando una vita sostenibile e sana (spazio verde, efficienza energetica), spostandosi (trasporto attivo) e consumo (produzione e consumo di cibo). 
Le lezioni che abbiamo appreso possono aiutare i responsabili politici ad adottare un approccio integrato, collegare i budget e allineare la legislazione per innescare azioni. Le persone possono fare qualcosa? Assolutamente!  
Le scelte individuali che le persone fanno possono aiutarci a passare a società più sostenibili. Ma è fondamentale non incolpare le persone per il loro comportamento attuale. Sappiamo tutti che è difficile cambiare: dobbiamo avere la motivazione, la capacità e l'opportunità di farlo. Decidere di fare le cose in modo diverso può essere più difficile per le persone meno abbienti e vulnerabili, che sono spesso "bloccate" nelle loro circostanze quotidiane. I responsabili politici possono aiutare creando ambienti sociali e fisici che facilitano l'adozione da parte delle persone di cambiamenti positivi. Dobbiamo anche renderlo attraente e conveniente per godere di cibo sano, sostenibile, spazi verdi e trasporto attivo. I principali responsabili politici, ricercatori ed economisti nazionali e locali hanno discusso questi argomenti durante la conferenza finale di INHERIT. Ora è tempo di appoggiare quelle parole con un'azione urgente e creare un mondo sostenibile che può davvero ereditare dalle generazioni future. 

L’AUDIZIONE DEL PRESIDENTE DELL’UPB NELL’AMBITO DELL’ESAME DELLA LEGGE DI BILANCIO 2020

Il Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), Giuseppe Pisauro, è stato ascoltato il 12 novembre in audizione dalle Commissioni bilancio di Camera e Senato nell’ambito dell’esame preliminare della manovra economica per il triennio 2020-22.

Nel suo intervento il presidente Pisauro ha analizzato i contenuti della manovra – decreto 124/19 e DDL di bilancio – illustrando le valutazioni dell’UPB sul suo impianto complessivo e sugli andamenti delle principali grandezze di finanza pubblica, passando in rassegna i principali interventi ipotizzati e i loro effetti, sottolineandone aspetti condivisibili e elementi di criticità.

In estrema sintesi alcuni dei punti salienti evidenziati nel corso dell’audizione.

La crescita resta debole  Successivamente alla pubblicazione della NADEF gli indicatori congiunturali sono marginalmente migliorati, in un contesto economico che però resta debole. Come anticipato dall’UPB nella sua Nota sulla congiuntura di ottobre, nel terzo trimestre dell’anno il PIL è aumentato in termini congiunturali dello 0,1 per cento. La previsione, sulla base dei modelli di breve termine, dell’UPB indica per lo scorcio finale dell’anno una variazione del PIL appena positiva. Nel complesso del 2019 il PIL aumenterebbe dello 0,2 per cento, marginalmente al di sopra delle attese della NADEF 2019.

L’UPB ha effettuato un’analisi sugli effetti della manovra di bilancio sull’attività economica nel prossimo triennio. Secondo le simulazioni effettuate, la manovra di bilancio avrebbe un effetto espansivo sul PIL reale nel complesso del triennio 2020-22 di 0,3 punti percentuali, appena al di sotto di quello stimato dal MEF nel DPB (0,4 punti).

Le grandi cifre della manovra e la zavorra delle clausole – Dopo un deficit nel 2020 al livello degli ultimi due anni (2,2 per cento del PIL), la manovra prevede una riduzione del disavanzo pubblico programmatico a partire dal 2021. Il miglioramento previsto per il 2021 e il 2022 è peraltro unicamente attribuibile alla presenza di una parte ancora rilevante delle clausole di salvaguardia. Queste ultime vengono infatti disattivate solo per un terzo e un decimo e restano presenti nei conti per importi pari rispettivamente a 19 miliardi nel 2021 e a 25,8 miliardi nel 2022 (1,0 e all’1,3 per cento del PIL) senza che nessuna indicazione programmatica circa il loro trattamento futuro venga fornita nella NADEF o nel DPB. Senza il contributo delle clausole, il deficit – in un esercizio puramente meccanico – risulterebbe pari al 2,8 per cento del PIL nel 2021 e al 2,7 per cento nel 2022. Inoltre, sempre In termini puramente meccanici, le clausole garantirebbero oltre la metà della riduzione programmatica del rapporto debito PIL nel biennio 2021-22.

Un secondo aspetto problematico della manovra è relativo agli andamenti fortemente divergenti previsti per le spese e le entrate complessive. Al netto delle clausole di salvaguardia, le maggiori entrate nette – pari a 7,5 miliardi nel 2020 – si riducono progressivamente (a 5,3 e a 3,9 miliardi nel 2021 e nel 2022); le maggiori spese nette, molto inferiori nel primo anno (0,7 miliardi), crescono invece sensibilmente, raggiungendo gli 8,5 miliardi nel 2021 e gli 11,3 miliardi nel 2022, con una componente preponderante di quelle di natura corrente. La manovra determina spese nette di conto capitale negative nel 2020, positive di 2 e 4 miliardi nel biennio successivo, gli aumenti previsti nell’articolato vengono infatti limitati dalla riduzione di altri stanziamenti di bilancio.

Meno incertezze ma restano i rischi – Rispetto a quanto ipotizzato nella NADEF, la manovra fuga alcuni elementi di incertezza. In particolare, ridimensiona, rispetto agli originari 7 miliardi previsti per il 2020, l’apporto delle misure di contrasto all’evasione fiscale, ora oggetto di quantificazioni più prudenti e realistiche.

Le grandezze di finanza pubblica appaiono in ogni caso soggette a rischi e incertezze derivanti dall’andamento del quadro macroeconomico. Un forte peggioramento del contesto internazionale potrebbe influire negativamente sulla domanda estera rivolta al nostro Paese e quindi sulla crescita del PIL, che potrebbe risultare inferiore a quella dello scenario programmatico prospettato nella NADEF. Inoltre, sul fronte dei tassi di interesse, la situazione favorevole dovuta alla loro recente riduzione è soggetta a incertezza, con rischi sulla spesa per l’onere del servizio del debito.

Dal contrasto all’evasione agli incentivi ai pagamenti tracciabili – Nell’ambito della manovra risorse per 3 miliardi nel 2020, 3,7 nel 2021 e 3,5 nel 2022 provengono dalle misure di contrasto dell’evasione fiscale e di incentivo all’utilizzo di mezzi di pagamento tracciabili introdotte con il decreto fiscale. Queste misure appaiono condivisibili dal punto di vista del merito e la loro valutazione finanziaria risulta sufficientemente prudenziale. A queste norme si aggiungono gli interventi, sempre finalizzati al contrasto dell’evasione, previsti nel DDL di bilancio.

Le misure, che non includono forme di condono fiscale, possono essere suddivise in quattro diverse tipologie le quali rispondono a quattro finalità differenti: 1) contrastare frodi in materia di IVA e accisa in ambiti specifici; 2) ostacolare le indebite compensazioni di imposta; 3) ampliare e a rendere più tempestive le informazioni a disposizione dell’Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza; 4) incentivare l’uso di forme di pagamento alternative al contante.

Tra le nuove misure previste rientra la norma del DDL di bilancio che prevede la possibilità per l’Agenzia delle entrate di integrare, previa pseudonimizzazione dei dati personali, le banche dati di cui già dispone con i dati dell’archivio dei rapporti finanziari per definire profili di rischio utili a far emergere posizioni da sottoporre a controllo o per incentivare l’adempimento spontaneo del contribuente. La portata innovativa della norma, risiede nella possibilità per l’Agenzia delle entrate di passare da logiche deduttive a logiche induttive nella propria attività di controllo, grazie al trattamento automatico di grandi masse di dati a monte della determinazione dei criteri di rischio. L’efficacia della norma, dipende tuttavia in modo cruciale: 1) dalla capacità dell’Agenzia di sfruttare il potenziale informativo che avrà a disposizione e cioè di poter disporre delle adeguate competenze statistico-informatiche e di risorse umane professionalmente idonee a questo scopo; 2) dall’effettivo superamento delle problematiche connesse con il trattamento dei dati personali. In merito a quest’ultimo aspetto la norma del DDL di bilancio prevede l’inclusione dell’attività di prevenzione e contrasto dell’evasione fiscale tra quelle per le quali è prevista la limitazione dei diritti dell’interessato con riferimento ai dati utilizzati. Andrebbe approfondito se la norma così come proposta nel DDL di bilancio sia effettivamente sufficiente a consentire la limitazione dei diritti, ossia se siano previsti tutti gli elementi necessari richiesti dall’articolo 23 del Regolamento generale sulla protezione dei dati.

Quanto alle misure per favorire il ricorso a pagamenti tracciabili, tutti gli strumenti che ampliano la disponibilità di informazioni e ne aumentano la tempestività, possono contribuire a migliorare la capacità di analisi e di controllo preventivo dell’Amministrazione e accrescere l’adempimento spontaneo. Le misure previste potrebbero tuttavia incentivare forme di evasione con consenso (quelle in cui esiste un accordo tra acquirente e venditore), ampliando anziché riducendo l’evasione nelle cessioni con il consumatore finale. Questo tipo di evasione, sicuramente più difficile da contrastare, non è ancora stata affrontata con determinazione.

In presenza di un’emersione dei costi favorita dall’obbligatorietà della fatturazione elettronica e della trasmissione telematica dei corrispettivi, l’aumento dell’evasione con consenso potrebbe portare anche a una perdita di gettito. Questo fenomeno andrebbe contrastato dalla previsione di adeguati controlli sulla stabilità e credibilità dei margini di ricavo.

Le misure sulla tassazione delle imprese. – La manovra di bilancio determina complessivamente, in termini di cassa, un maggiore prelievo nel 2020 sulle società di capitali pari a 1,9 miliardi; negli anni successivi, gli effetti delle diverse misure sostanzialmente si compensano e dal 2023 producono una riduzione del gettito di 1,2 miliardi. In generale, si ripropone uno schema di intervento simile a quello utilizzato negli ultimi anni: il maggiore gettito del primo anno è determinato da misure di natura straordinaria; vengono prorogati ed estesi a sostegno delle imprese gli incentivi agli investimenti (super e iper ammortamento e il credito d’imposta); infine, per la terza volta in un anno, viene modificato il regime di tassazione Ires. Infatti, il DDL di bilancio reintroduce dal 2019 il regime ACE e contestualmente prevede l’abrogazione dell’aliquota agevolata per la quota di utili di esercizio accantonata a riserva disponibile introdotta con il DL 34/2019. Sebbene la normativa per il 2019 sia stata modificata per tre volte, sul piano sostanziale il regime dell’ACE rimane in vigore senza soluzione di continuità. L’unica differenza è che l’aliquota nozionale utilizzata per quantificare il rendimento figurativo viene ridotta dall’1,5 all’1,3 per cento

L’UPB, utilizzando il proprio modello di microsimulazione, ha quantificato gli effetti redistributivi sia sulle società non finanziarie sia su quelle finanziarie delle modifiche apportate al regime Ires e della proroga del super e dell’iper ammortamento. Dalle simulazioni emerge che nel 2020 il complesso delle società non finanziarie registrerebbe un aggravio di imposta pari allo 0,7 per cento del prelievo. In particolare, l’aggravio derivante dall’abolizione dell’aliquota agevolata, amplificato dalla riduzione della aliquota nozionale dell’ACE, è solo in parte compensato dai benefici della proroga del super e dell’iper ammortamento. Saranno le società non finanziarie medio-grandi a subire l’aggravio maggiore (intorno all’1,3 per cento del gettito), nonostante siano quelle che ricevono anche maggiori benefici dalla proroga del super e dell’iper ammortamento (tra lo 0,6 e lo 0,8 per cento del gettito). Simmetricamente, le società di minori dimensioni godono del beneficio maggiore (tra lo 0,4 e l’1,4 per cento del gettito) essenzialmente per effetto dell’impatto positivo dell’ACE (dell’ordine del 3-4 per cento del gettito). Infine, le società del settore finanziario, che sono escluse dal regime agevolato sugli utili non distribuiti, beneficiano integralmente della reintroduzione dell’ACE sebbene mitigata dalla minore aliquota nozionale sul capitale (6,7 per cento del gettito).

La stretta sul regime sostitutivo per le partite IVA – Il DDL di bilancio introduce alcune modifiche ai regimi sostitutivi previsti per le imprese individuali e i lavoratori autonomi dalla legge di bilancio per il 2019. Da un lato, abroga il regime sostitutivo per i lavoratori autonomi e le imprese individuali con ricavi compresi tra 65.000 e 100.000 euro che sarebbe entrato in vigore dal 2020; dall’altro introduce alcuni limiti miranti a ridurre i margini per comportamenti elusivi con riferimento al regime forfettario previsto per lavoratori autonomi e le imprese individuali con ricavi inferiori a 65.000 euro. Nonostante gli interventi adottati, resta molto ampio, a parità di reddito, il differenziale fiscale tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti. Persiste inoltre il contrasto con lo spirito originario sottostante l’introduzione dei primi regimi forfettari, che puntava a semplificare la gestione amministrativa e a ridurre il carico fiscale esclusivamente per le micro imprese.

Misure sulle tax expenditures. – Le spese fiscali sono da tempo oggetto di particolare attenzione sia nella legislazione (iniziative di analisi e monitoraggio al fine di un loro riassetto e una loro razionalizzazione) sia nel dibattito politico (come possibile fonte di copertura finanziaria di nuovi provvedimenti). Come nelle manovre di bilancio degli scorsi anni, anche nella manovra per il triennio 2020-22 non vi è traccia di un riassetto o di una razionalizzazione delle spese fiscali. Al contrario, la manovra prevede il rinnovo mediante proroga di diverse spese fiscali (si pensi, a titolo esemplificativo, a quelle sulle ristrutturazioni edilizie e sulla riqualificazione energetica), aumenta l’entità di certe altre rispetto alla legislazione vigente (ad esempio nel caso della cedolare secca agevolata sulla locazione nei comuni ad alta densità abitativa), ne introduce di nuove (come nel caso del bonus facciate). La manovra contiene tuttavia un timido e iniziale tentativo di ridurre le spese fiscali connesse con l’Irpef limitando le detrazioni di alcune spese al 19 per cento oltre un certo livello di reddito con effetti di recupero di gettito limitatissimi.

Cedolare secca sugli affitti a canone concordato. –  Il DDL di bilancio rende permanente la misura dell’aliquota della cedolare secca sugli affitti a canone concordato nei Comuni ad alta densità abitativa e nei capoluoghi di provincia e nei comuni limitrofi.

Il numero di contribuenti con reddito sottoposto a cedolare secca (sia quella ordinaria sia quella agevolata) è progressivamente aumentato nel tempo con una dinamica che mostra segni di rallentamento, ma che non sembra ancora essersi esaurita. Dalle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2018 emerge che nei comuni ad alta tensione abitativa la quota dei contribuenti con cedolare ad aliquota ridotta sul totale dei contribuenti con cedolare secca è pari al 38,3 per cento. L’incidenza maggiore dell’agevolazione si riscontra nel Nord-Est (e, in particolare, nei comuni dell’Emilia-Romagna), in cui i contratti a canone concordato sono più della metà del totale. L’incidenza più bassa si osserva nel Nord-Ovest e nel Sud e in generale nei comuni non capoluogo, mentre tra i comuni capoluogo l’agevolazione sembra generalmente meno diffusa nei capoluoghi di regione, specialmente al Sud.

Il ricorso alla cedolare secca (sia ordinaria sia agevolata) è stato prevalentemente ad appannaggio dei contribuenti a reddito più elevato: oltre la metà dell’imponibile della cedolare secca infatti è percepito dal 10 per cento dei contribuenti più ricchi. La cedolare secca potrebbe risultare tuttavia meno regressiva qualora parte del risparmio di imposta si fosse riversato sui canoni di locazione come sembrerebbe apparire da alcune analisi preliminari.

Limitazione delle detrazioni Irpef al 19 per cento. – Si prevede la non detraibilità di tali spese per i contribuenti con reddito complessivo superiore a 240.000 euro e una detraibilità soltanto parziale – secondo un coefficiente che decresce linearmente rispetto al reddito – per i contribuenti con reddito tra i 120.000 e i 240.000 euro.

Per il complesso dei contribuenti le spese interessate dalla misura (ossia gli importi sui quali calcolare la detrazione del 19 per cento) ammontano a 23,5 miliardi; a queste corrispondono detrazioni (risparmi di imposta) di circa 4,5 miliardi, l’11,4 per cento del totale delle tax expenditures relative all’Irpef pari a 39,3 miliardi.

Il criterio di selettività adottato dalla norma coinvolge una platea di contribuenti a reddito elevato estremamente ridotta da cui consegue che l’intervento finisce per non incidere significativamente sull’entità complessiva delle detrazioni. Infatti, i soggetti con reddito superiore a 240.000 euro costituiscono soltanto lo 0,1 per cento del totale dei contribuenti, mentre quelli con reddito compreso tra 120.000 e 240.000 euro sono appena lo 0,6 per cento. Ne deriva che la quota complessiva delle detrazioni coinvolte nella riforma ammonta a solo il 2,9 per cento del totale e ciò nonostante che la quota di contribuenti in queste fasce di reddito che usufruiscono delle detrazioni sia quasi doppia rispetto a quella per redditi inferiori a 120.000 euro (oltre 80 per cento, contro il 48) e che l’importo medio della detrazione sia molto più elevato (doppio se non triplo rispetto a quello dei contribuenti con reddito inferiore a 120.000 euro).

Le misure per le famiglie – Il DDL di bilancio prevede diverse misure a sostegno delle famiglie, alcune delle quali di carattere temporaneo, altre di carattere strutturale, per un effetto complessivo di maggiore spesa corrente di 612,2 milioni per il 2020, 1.044 milioni per il 2021 e 1.244 milioni per il 2022.

Tra le misure temporanee rientrano la proroga e il potenziamento di due misure legate alle nascite, ovvero il bonus bebè e il congedo parentale obbligatorio per i padri. Tra le misure di carattere strutturale si figurano l’istituzione di un Fondo per l’assegno universale e i servizi alle famiglie nonché l’incremento per le famiglie con basso ISEE del contributo per il pagamento delle rette degli asili nido pubblici e privati. Indirettamente volto a sostenere le famiglie è anche lo stanziamento in conto capitale in favore dei Comuni destinato alla costruzione, ristrutturazione o messa in sicurezza degli asili nido. Va sottolineata la necessità di un adeguato coordinamento tra le politiche a sostegno della domanda e dell’offerta pubblica di asili nido, attraverso adeguate misure per ridurre i divari territoriali nella disponibilità di asili nido pubblici, al fine di evitare la concentrazione di un duplice beneficio, sia dal lato dell’offerta sia dal lato della domanda, a favore dei cittadini residenti nei territori coperti dal servizio a scapito di quelli residenti nei territori che ne sono sprovvisti.

Le risorse per gli investimenti e la “clausola del 34 per cento” per il Mezzogiorno – La manovra prevede una serie di interventi relativi alla spesa per investimenti e contributi agli investimenti, che riguardano anche gli stanziamenti relativi all’anno in corso. Complessivamente, in termini di indebitamento netto delle AP le risorse destinate a tali finalità vengono ridotte per oltre 500 milioni nel 2019 e per oltre 1,1 miliardi nel 2020, mentre vengono incrementate nel 2021 e 2022, rispettivamente di circa 0,9 e 2,7 miliardi.

Per il 2020 si prevede inoltre, a garanzia per le regioni del Mezzogiorno e al fine di ridurre i divari territoriali, il rafforzamento della clausola di ripartizione in base alla popolazione delle risorse perla spesa ordinaria in conto capitale, passando dalla sola logica ex post al rispetto del principio del riequilibrio territoriale già in sede di riparto delle risorse. Tuttavia, l’esclusione dal perimetro applicativo della regola del 34 per cento degli stanziamenti previsti da leggi che fanno riferimento a “criteri o indicatori di attribuzione già individuati”, potrebbe, di fatto, ridurre l’efficacia della norma rispetto agli obiettivi dichiarati.

EMERSIONE DI DEBITI FUORI BILANCIO, PER LA COPERTURA DI PERDITE PREGRESSE NON RIPIANATE DEL SISTEMA SANITARIO, ATTRAVERSO ACCANTONAMENTO NEL RISULTATO D’AMMINISTRAZIONE (ART. 73 E 20 D.LGS. 118/2011)

ROMA – CORTE DEI CONTI – CORTILE INTERNO

La Sezione delle Autonomie della corte dei Conti in data 21 dicembre 2018 con deliberazine n. 24 ha enunciato il seguente principio:

“Nell’ipotesi in cui, a esercizio concluso, nelle more della redazione del rendiconto generale della Regione, emergano passività che sarebbero state riconducibili all’esercizio da rendicontare o precedenti, non è in contrasto con i fondamentali principi di veridicità, integrità e trasparenza del bilancio, l’iscrizione nel risultato d’amministrazione di una posta contabile di segno negativo corrispondente alle passività accertate. L’ente dovrà provvedere tempestivamente alle necessarie variazioni del bilancio dell’esercizio in corso per garantire la copertura del disavanzo con gli strumenti previsti dall’ordinamento contabile.”

IL GOVERNO ITALIANO CONFERMA LA SUA LINEA DURA CON BRUXELLES

Con un asciutto comunicato ieri sera Palazzo Chigi ha informato che il Consiglio dei Ministri si è riunito  alle ore 20.57, sotto la presidenza del Presidente Giuseppe Conte. Segretario il Sottosegretario alla Presidenza Giancarlo Giorgetti.

Il Consiglio dei Ministri, tenuto conto della lettera ricevuta dalla Commissione europea il 23 ottobre scorso, ha condiviso i contenuti della risposta predisposta dal Ministro dell’economia e delle finanze Giovanni Tria di cui si darà conto nel documento programmatico di bilancio 2019.

Qui il testo della nota inviata:  Lettera inviata alla commissione europea

Notevoli preoccupazioni dall’interno e dall’estero. La Commissione europea ha preannunciato la sua risposta per mercoledì stesso.

IL PARERE DELLA CORTE DEI CONTI SULLA MANOVRA TOCCA ANCHE GLI ENTI LOCALI

corteLa Corte dei conti è stata audita in merito alla manovra di bilancio che il Parlamento si appresta ad esaminare.

Nelle conclusioni del documento presentato si legge:

Con il disegno di legge di bilancio e il decreto-legge 119/2018 il Governo dà attuazione alla strategia preannunciata a fine settembre con la Nota di aggiornamento del DEF e delineata a metà di ottobre con il DPB. Una strategia che, pur prevedendo una riduzione del debito, opta, come si è osservato in precedenza, per una significativa deviazione dal percorso di miglioramento del saldo sia nominale che strutturale rispetto a quanto previsto nel DEF di aprile. Ciò con l’obiettivo di stimolare una maggiore crescita economica e un migliore quadro occupazionale, e di affrontare le principali aree di difficoltà che sono conseguenti alla crisi economica e, nella lettura del governo, ai provvedimenti assunti per arginarne gli effetti sui conti pubblici.

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IL GOVERNO HA APPROVATO IL DISEGNO DI LEGGE DEL BILANCIO DI PREVISIONE DELLO STATO PER L’ANNO 2019 E QUELLO PLURIENNALE PER IL TRIENNIO 2019-2019

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Dopo una giornata febbrile ieri sera si è tenuta la seduta del Consiglio dei Ministri che ha approvato, tra l’altro, la proposta di legge di bilancio per l’anno 2019.

Di seguito le principali innovazioni introdotte dal provvedimento.

  1. Reddito di cittadinanza – Si introdurrà una misura universalistica di sostegno al reddito, con la previsione che nessun cittadino abbia un reddito mensile inferiore ai 780 euro, che crescono in base al numero dei componenti della famiglia.
  2. Pensione di cittadinanza – Le pensioni minime saranno aumentate fino a 780 euro, con una differenziazione tra chi è proprietario di un immobile e chi non lo è.
  3. Flat tax per partite Iva e piccole imprese – Si estendono le soglie minime del regime forfettario fino a 65 mila euro, prevedendo un’aliquota piatta al 15 per cento.
  4. Ires al 15 per cento – Si taglia dal 24 per cento al 15 per cento l’Ires sugli utili reinvestiti per ricerca e sviluppo, macchinari e per garantire assunzioni stabili, incentivando gli investimenti e l’occupazione stabile.
  5. Flat tax al 21 per cento sui nuovi contratti di affitto, anche commerciali – Si prevede una cedolare fissa al 21 per cento anche sui nuovi contratti di affitto degli immobili commerciali, come i capannoni.
  6. Superamento della legge Fornero – Si abrogano i limiti di età per i pensionamenti previsti dalla legge Fornero, introducendo la “quota 100”: si potrà andare in pensione con 62 anni di età e 38 anni di contributi versati, favorendo così chi ha iniziato a lavorare in età molto giovane e al contempo agevolando il necessario ricambio generazionale nella Pubblica Amministrazione e nel privato. Per le donne si proroga “Opzione Donna”, che permette alle lavoratrici con 58 anni, se dipendenti, o 59 anni, se autonome, e 35 anni di contributi, di andare in pensione.
  7. Ires verde – Si introducono incentivi fiscali per le imprese che riducono l’inquinamento, usando tecniche di produzione con minori emissioni.
  8. Risarcimento per le vittime delle crisi bancarie – Si stanzia un fondo da 1,5 miliardi per risarcire tutte le vittime delle crisi bancarie. Il fondo è così ampliato di 14 volte rispetto a prima.
  9. Rilancio degli investimenti pubblici – Si stanziano 15 miliardi aggiuntivi nei prossimi 3 anni per rilanciare gli investimenti pubblici, soprattutto nell’ambito infrastrutturale, dell’adeguamento antisismico, dell’efficientamento energetico, dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie. Si crea inoltre una task force per valutare, monitorare e attivare rapidamente i progetti d’investimento.
  10. Piano di assunzioni straordinario – Si stanziano 500 milioni per un grande piano di assunzioni per poliziotti, magistrati e personale amministrativo, in modo da assicurare ai cittadini maggiore sicurezza, processi civili e penali più rapidi e una Pubblica Amministrazione più efficiente.
  11. Task force per la qualità della spesa pubblica – Si crea una task force per la revisione di tutta la spesa pubblica. Il team analizzerà nel dettaglio ogni singola voce di spesa nel bilancio dello Stato per intervenire sugli sprechi ed efficientare la spesa, intervenendo, tra l’altro, su auto blu, voli di Stato e scorte.
  12. Editoria, stop al finanziamento pubblico – Si prevede l’azzeramento graduale del fondo pubblico per l’editoria.
  13. Pensioni d’oro – Si interviene sulle pensioni d’oro, sopra i 4.500 euro mensili, in modo da rimodulare i trattamenti pensionistici più elevati e renderli più equi in considerazione dei contributi versati.
  14. Riduzione delle spese militari – Si prevede una riduzione delle spese militari pari ai fondi necessari per la riforma dei Centri per l’impiego.
  15. Liste d’attesa sanitarie – Si interviene per ridurre drasticamente le liste d’attesa con lo stanziamento, tra l’altro, di un fondo da 50 milioni per le regioni per gli interventi di abbattimento delle liste d’attesa. Inoltre, con l’istituzione del Centro Unico di Prenotazione (CUP) digitale nazionale, si potrà monitorare quando effettivamente sono stati presi gli appuntamenti, in modo da evitare possibili episodi fraudolenti di indebito avanzamento nelle liste d’attesa.
  16. Più soldi per scuola e istituti tecnici e professionali – Si stanziano i fondi necessari a una profonda riforma della formazione tecnica e professionale, in modo da tornare a formare professionisti e tecnici sempre più richiesti nel settore dell’industria e della moda.
  17. Sgravi per chi assume manager innovativi – Si investe sull’innovazione tecnologica, con incentivi fiscali importanti per tutte le imprese che assumeranno un manager dell’innovazione altamente qualificato.
  18. Italia.it – Più fondi per rilanciare Italia.it e trasformarlo in sito per la promozione del made in Italy.
  19. Potenziamento del fondo per il microcredito alle imprese – Si raddoppia il fondo per le micro e piccole imprese.
  20. Taglio agli sprechi – Si recuperano fino a 2 miliardi di euro grazie alla riorganizzazione della spesa, prevedendo l’obbligo per le amministrazioni pubbliche di acquistare beni e servizi tramite Consip.
  21. Fondi per la salute – Si stanziano 284 milioni per i rinnovi contrattuali di tutto il personale del Servizio sanitario nazionale e altri 505 milioni saranno attribuiti alle regioni per le spese farmaceutiche.
  22. Abolizione del numero chiuso nelle Facoltà di Medicina – Si abolisce il numero chiuso nelle Facoltà di Medicina, permettendo così a tutti di poter accedere agli studi.
  23. Gestioni commissariali della Sanità – Si reintroduce l’incompatibilità tra la carica di commissario alla Sanità e ogni incarico istituzionale presso la regione soggetta a commissariamento.
  24. Si prevede l’incremento del Fondo per il servizio civile.

NOTA DI AGGIORNAMENTO AL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA 2018

governoIeri 27 settembre si è tenuto il tanto atteso consiglio dei Ministri dedicato alla nota di aggiornamento del DEF.

Dal comunicato stampa si apprende che il programma di politica economica e finanziaria del Governo illustrato nella NaDef è coerente con il contratto di Governo e con la risoluzione parlamentare sul Def 2018 approvata il 19 giugno scorso.

I punti principali sono:

  • la cancellazione degli aumenti dell’Iva previsti per il 2019;
  • l’introduzione del reddito di cittadinanza, con la contestuale riforma e il potenziamento dei Centri per l’impiego;
  • l’introduzione della pensione di cittadinanza;
  • l’introduzione di modalità di pensionamento anticipato per favorire l’assunzione di lavoratori giovani (superamento della legge Fornero);
  • la prima fase dell’introduzione della flat tax tramite l’innalzamento delle soglie minime per il regime semplificato di imposizione su piccole imprese, professionisti e artigiani;
  • il taglio dell’imposta sugli utili d’impresa (Ires) per le aziende che reinvestono i profitti e assumono lavoratori aggiuntivi;
  • il rilancio degli investimenti pubblici attraverso l’incremento delle risorse finanziarie, il rafforzamento delle capacità tecniche delle amministrazioni centrali e locali nella fase di progettazione e valutazione dei progetti, nonché una maggiore efficienza dei processi decisionali a tutti i livelli della pubblica amministrazione, delle modifiche al Codice degli appalti e la standardizzazione dei contratti di partenariato pubblico-privato;
  • un programma di manutenzione straordinaria della rete viaria e di collegamenti italiana a seguito del crollo del ponte Morandi a Genova, per il quale, in considerazione delle caratteristiche di eccezionalità e urgenza degli interventi programmati, si intende chiedere alla Commissione europea il riconoscimento della flessibilità di bilancio;
  • politiche di rilancio dei settori chiave dell’economia, in primis il manifatturiero avanzato, le infrastrutture e le costruzioni;
  • lo stanziamento di risorse per il ristoro dei risparmiatori danneggiati dalle crisi bancarie.

I SINDACI DOVREBBERO PENSARE DI PIU’ AGLI ANZIANI

0286d360f4a4adfb17de55e49700242f.pngDa anni seguo con grande interesse il sistema socio-sanitario della Danimarca che in relativo silenzio ha raggiunto una cura della persona veramente ammirevole che si prende in cura sin dalla nascita dei cittadini e li accompagna lungo tutta la vita con servizi e strutture appropriati con costi contenuti e nel pieno rispetto delle esigenze di ciascuno.

Una attenzione particolare è prevista per le persone anziane con una vasta scelta di strutture residenziali e no adeguate allo stato di salute, alle esigenze e alla disponibilità economica di ognuno.

Al momento i Comuni italiani, tranne rare eccezioni,  non offrono molte possibilità e il rischio per molti anziani è quello di finire in Residenza sanitarie assistenziali o in case di riposo  lontane dal luogo di residenza, perdendo così i contatti con parenti ed amici per non parlare del rischio di finire in strutture lager che proliferano a causa della carenza di controlli da parte dei servizi sociali dei Comuni e dei servizi ispettivi delle ASL.

La novità, raccontata da QUI FINANZA è rappresentata da un modello residenziale realizzato in Danimarca, fondato sulla vicinanza con i propri amici e il vivere in comunità.

Il modello è costituito da villaggi privati (senior villages) dove ogni abitante ha la propria casa, conservando così la propria intimità, ma condivide gli spazi comuni con gli altri membri della comunità. L’obiettivo è quello di unire la comodità dello spazio privato, con la possibilità di socializzare con i propri amici e conoscenti.

Quelli che scelgono questa soluzione, progettano insieme la comunità, scelgono gli abitanti coinvolti, cooperano per la manutenzione e la gestione del villaggio. Le attività interne al villaggio non devono generare reddito, ma servire soltanto agli abitanti; questa soluzione, che si sta rivelando molto valida per gli anziani, è utilizzata anche per madri single e giovani a rischio di esclusione.

Anche il costo di una casa o di un appartamento in questi villaggi è modulare ed adatto a chi percepisce una pensione.

Molto diffuso è anche il co-housing tra anziani.

Purtroppo in Italia non esistono ancora soluzioni del genere e, a mia conoscenza esiste solo vicino a Frascati una struttura realizzata dall’ex ENPAS che è una casa albergo per anziani (dipendenti dello Stato) dove pagando una retta mensile si ha diritto a tutti i servizi generali e si è liberi di entrare ed uscire liberamente. Le stanze possono essere singole o matrimoniali. Sarebbe un esempio da riprendere, magari utilizzando strutture abbandonate nel centro delle città (ex ospedali, ex IPAB, ecc.).

IL RAPPORTO 2017 DELL’ISTAT METTE A NUDO I GRAVI PROBLEMI DEL PAESE

zxc.jpgOggi alle ore 11.00, presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio, il presidente dell’ISTAT Giorgio Alleva ha illustrato il Rapporto annuale 2017 – La situazione del Paese.

Il Rapporto annuale dell’Istat, giunto alla venticinquesima edizione, sviluppa una riflessione documentata sul presente e al tempo stesso cerca di individuare le prospettive per il futuro dell’Italia.

L’edizione di quest’anno affronta in modo non convenzionale il tema della struttura socioeconomica, letta attraverso le caratteristiche dei gruppi sociali: i fenomeni vengono descritti e interpretati da una pluralità di punti di vista, prospettando diverse e originali chiavi di lettura.

Per l’Istat «la crescente complessità del mondo del lavoro attuale ha fatto aumentare le diversità non solo tra le professioni ma anche all’interno degli stessi ruoli professionali, acuendo le diseguaglianze tra classi sociali e all’interno di esse»

L’Italia è prima in Europa per invecchiamento della popolazione: al primo gennaio 2017 le persone over 65 erano il 22% del totale, cioè 13,5 milioni, il valore più alto dell’UE.

A questo punto il presidente dell’Istat Giorgio Alleva pensa che sia opportuno aumentare il limite convenzionale e statistico di età di invecchiamento: cioè non più 65 anni. E questo perché è stato calcolato che negli ultimi sette anni e aumentato il numero di anni vissuti senza limitazioni nelle attività quotidiani dopo i 65: da 9,0 a 9,99 per gli uomini, da 8,9 a 9,6 per le donne.